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Recensioni di libri

La guerra dei papi. Un grande thriller storico di Roberto Ciai con Marco Lazzeri

Newton Compton, 2020 – Nel maggio 1555, presagi infausti ricorrono durante il funerale di Marcello II, un uomo semplice, un religioso pio, un papa umile… una scelta sbagliata dei cardinali ventidue giorni prima.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 25-03-2020

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La guerra dei papi. Un grande thriller storico

La guerra dei papi. Un grande thriller storico

  • Autore: Roberto Ciai con Marco Lazzeri
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione: 2020

Scheda e prezzo libro:

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1555, un’epoca affascinante e instabile, tre protagonisti straordinari, in saio o eleganti abiti talari, due autori ispirati e un romanzo storico che, pur spingendosi come altri nelle vicende sempre generose di intrighi della Roma rinascimentale, sembra non avere precedenti né paragoni, tanto vive di energia propria. Parliamo di un nuovo prodotto dell’attiva fucina Newton Compton. Nei primi del 2020, la casa editrice romana ha regalato agli appassionati di forti trame in costume un thriller storico a 5 stelle e a quattro mani: La guerra dei papi. Un grande thriller storico di Roberto Ciai e Marco Lazzeri, per la collana Nuova Narrativa Newton.

La stesura ha richiesto tre anni di ricerca storica e documentaria, con sopralluoghi, frequentazioni di archivi, incontri con esperti. Un lavoro serio, quello di Roberto e Marco, impegnati a garantire la necessaria validità di contenuti storici a un giallo esoterico che non risparmia fasi drammatiche e momenti anche brutali, ma che ha le carte in regola per conquistare i lettori e far chiedere insistentemente il bis.

Tra i due, lo scrittore già noto è Ciai, legale ostiense con diversi romanzi alle spalle. Lazzeri è un ingegnere di Castel Gandolfo, dimora estiva dei pontefici. Qualcosa dovrà pur significare, visto che si è tanto impegnato a raccontare con Roberto il prima, durante e dopo un conclave di mezzo millennio fa. Nella capitale del mondo cristiano, sulla quale convergevano interessi e appetiti di tante corti, diocesi e signori, la scelta del nuovo successore di Pietro scatenava sempre un turbamento collettivo, altro che le manifestazioni di interesse mediatico odierno.

Nel maggio 1555, presagi infausti si verificano nel corso del funerale di Marcello II, un uomo semplice, un religioso pio, un papa umile… una scelta sbagliata, compiuta dai cardinali appena tre settimane prima. Voleva convertirli alla moderazione totale, costringerli a consumare i pasti nelle stoviglie di rame, come dei pezzenti. Ne avevano decretato la morte, ordinando a qualche servo di propinargli un veleno, la cantarella.

"Ventidue giorni soltanto. Breve è il tempo di un santo in Vaticano".

In questo spietato contesto, si colloca al meglio la figura del cardinale Pietro Carafa, che aspira al Soglio Pontificio da vent’anni, come del resto tutti gli altri diciotto porporati ancora presenti a Roma dei quarantacinque conciliari complessivi.
Il vecchio Carafa è duro, inflessibile, spietato. Crede in una Chiesa potente, severa regolatrice del mondo ed è convinto che gli uomini (e figurarsi le donne) siano “asini da battere”, finché da miserabili animali non vogliano finalmente capire:

"In principio era il nulla, poi la Chiesa fu ed era cosa buona, finché il Signore non ha rovinato la creazione dando vita all’uomo".

Controllo è potere, secondo il settantanovenne cardinale. Il potere è quello che già detiene e che aspira a rendere assoluto, succedendo all’inadeguato pontefice defunto. Il controllo lo esercita attraverso il più crudele e malefico degli esseri, il nano Mezzacapo, un omuncolo che veste un saio domenicano e indossa un cappuccio solo per nascondere i lampi di ferocia distruttiva lanciati dai suoi occhi. È spinto da pura perversione e comanda sgherri pronti a commettere la più abietta infamia.

Carafa gli ordina di recarsi a Montecassino e pretendere con ogni mezzo d’essere seguito a Roma da un monaco che si nasconde al mondo nel monastero isolato nel Basso Lazio. Da capo del Sant’Uffizio, Carafa conosce bene Brenno Corrino, il giovane che lo aveva contrastato sette anni prima in un processo inquisitorio ai danni della bellissima e giovanissima Agnese Pucci, una delle tante finite sotto i ferri dei torturatori in nome di una fede dalla quale quelle donne non volevano essere condizionate.

Corrino, dice Carafa, sarebbe capace di tenere testa al demonio. Serve al porporato per le sue ambizioni pontificali, che devono scontrarsi con non pochi rivali. Non tutti i diciotto, però, vantano sostegni importanti come i cardinali Ascanio Sforza, che piace all’imperatore e soprattutto Alessandro Farnese, che vanta un alleato temibile, il potente sovrano di Francia. I giochi possibili sono tanti, se è vero che le due famiglie potrebbero intendersi per convergere sul quarto incomodo, il cardinale Morone.

Cosa rappresenti davvero Brenno Corrino negli intenti del Carafa e chi sia questo monaco leale come un cavaliere, ma turbato per chissà quale colpa commessa, lo si apprenderà con grande soddisfazione nelle pagine di un romanzo rapido come una freccia, magari con la punta avvelenata.
Facciamo il tifo per lui, però il particolare del veleno non è casuale e poi c’è un bambino, Giordano, tanto più intelligente di tanti adulti...


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La guerra dei papi. Un grande thriller storico

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