La cultura nei media. Dalla carta stampata alla frammentazione digitale
- Autore: Giorgio Zanchini
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Carocci
- Anno di pubblicazione: 2024
Dalla terza pagina dei quotidiani alle webzine para-culturali ci passano dentro le trasformazioni sociali di un mondo che gira e rigira comunque a ritmi serrati.
Dalla fine del Novecento agli anni Zero la fisionomia mediatica è cambiata al passo con l’imporsi massivo delle tecnologie e l’informazione culturale è stata porzione di un cambiamento che si misura con l’estendersi comunicativo: dalle firme autorevoli delle terze pagine ai velinari dei siti internet. Con il rischio conseguente di trasformare i prodotti culturali in merce usa-e-getta al pari dei comuni prodotti soggetti a obsolescenza programmata. Giorgio Zanchini è una delle voci più attendibili della comunicazione radiofonica e televisiva. Conduttore inamovibile di Rai Radio 1 (Radio anch’io) e intelligente divulgatore culturale per Rai 3 (Quante storie), ritorna per Carocci sullo stato delle cose mediatico-culturali in un volume minuzioso La cultura nei media. Dalla carta stampata alla frammentazione digitale (2024) che muovendo dalla descrizione degli ambiti culturali di una volta (le geografie giornalistiche nettamente definite, la scala gerarchica all’interno delle redazioni, i percorsi informativi verificabili, garantiti dalla presenza di intellettuali, giornalisti, critici) approda alle attuali fisionomie (ambiti frammentati, indirizzati da algoritmi e piattaforme), per restituire il piano diacronico di un microcosmo di cui individua continuità e fratture.
L’indagine saggistica è articolata, si parte dalle prime riviste specializzate del XVII secolo, al piano ravvicinato sulle espressioni delle storia contemporanea (la corposa pubblicistica antagonista degli anni Sessanta/Settanta, la parziale marcia indietro negli Ottanta per via del cosiddetto riflusso), fino alle pagine online di riviste e quotidiani, e all’immanenza inquietante (l’aggettivo è mio) degli opinion makers. Per tacere di influencer e di book-toker.
Solo un breve passaggio a firma dell’autore, dall’introduzione di un testo meritevole di letture attente e approfondimenti:
Studiosi di giornalismo, storici dei media, futurologi, ma anche i semplici appassionati di tecnologia o le persone più attente alla realtà angloamericana, avevano in realtà messo sull’avviso da ben prima del passaggio di millennio: il cambiamento è inesorabile, inaggirabile, la rivoluzione digitale e le innovazioni tecnologiche sono destinate a travolgere gli assetti esistenti, nulla sarà come prima. Così è stato. Credo inutile elencare i consumi culturali e le diete mediatiche degli anni Ottanta e compararli con quelli attuali, sono confronti spesso stupefacenti (…) ma ormai pacifici, ciò che va messo in chiaro è che se si scrive su media e cultura l’impostazione adottata solo pochi anni fa va ribaltata. Oggi il cuore del sistema è la rete, i percorsi dell’informazione vedono come fiume principale la rete e come affluenti gli altri media, che a loro volta traggono e portano acqua alla rete stessa.
La sudditanza informativa al digitale è del resto apodittica, e per quanto mi riguarda preoccupante. Tra teoria (cosa si è inteso e cosa si intende per cultura, come e in base a quali regole è cambiato il mestiere di informatore culturale, ecc.) e prassi, il lavoro di Zanchini è quanto di più compiuto potrà capitarvi di leggere sull’argomento, e in virtù di ciò tra i più dotati di carattere meta-significativo. Se è vero com’è vero che la cultura e la sua divulgazione sono specchio fedele di tempora e mores, tempi e costumi sociali.
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La cultura dei media (pagg. 211, Carocci editore, 2024) è un saggio del popolare giornalista, conduttore radiofonico e televisivo, Giorgio Zanchini.
Ha come sottotitolo Dalla carta stampata alla frammentazione digitale.
Infatti tutto il saggio è un’attenta e precisa analisi della evoluzione del giornalismo c.d. “culturale” dalla, oserei dire, invenzione della stampa ai nostri giorni.
Giorgio Zanchini, in uno stile molto fluido, ci accompagna attraverso questo viaggio che parte dalle riviste del secolo XVII, quindi ci spiega la nascita della c.d.
“Terza Pagina” dei quotidiani, in cui, negli anni vi anno scritto fior fiore di saggisti, scrittori, storici, uomini di teatro e di musica, politici, il tutto in un affresco che permette di leggere continuità e fratture nel lungo arco preso in esame.
La “Terza Pagina” era il fiore all’occhiello dei quotidiani italiani dall’Unità fino a quasi i giorni nostri, ma purtroppo l’avvento della rete, di internet ha pressocché svilito questa particolarità.
Attualmente si tende a non leggere più il quotidiano in quanto si ha premura, c’è poco tempo.
Ed ecco che la maggior parte dei giornali sono divenuti online, come anche i libri sulle varie applicazioni che circolano.
Quindi questo paesaggio mediatico e l’offerta giornalistica hanno dovuto conoscere cambiamenti radicali e l’informazione culturale si è dovuta adeguare, e, a mio parere, svilendola un po’.
Attualmente molti, soprattutto la nuova generazione, leggono le notizie sui social media e li commentano.
Le notizie vengono trasmesse con WhatsApp anche tra i componenti la redazione di una rivista e/o un giornale.
Quindi Zanchini in questa evoluzione analizza anche l’adeguamento di certi quotidiani storici al web.
Un discorso a parte va fatto per il periodo del COVID-19, ove ciascuno di noi viveva, sia per lavoro, sia per studio, sia anche per diletto dinanzi ad un video che poteva essere dello smartphone o del pc.
Quindi riunioni, conferenze, incontri tutti online.
È un saggio, questo di Giorgio Zanchini, che si legge praticamente tutto di un fiato.
Saggio ricco di dati, di statistiche, di analisi, di prospettive, che solo il Zanchini, inserito, e da anni, nell’ambito culturale e dei media (conduce giornalmente su Rai 3 “Quante storie” ove vengono sempre commentati varii argomenti attraverso un saggio, un romanzo con presente l’autore in trasmissione), ma soprattutto veramente appassionato di questi temi, poteva dare alle stampe.
Un grazie va anche a Giulia Marziali, dottoranda in italianistica, che ha collaborato con l’Autore alla stesura dei capitoli 5 e 6 del saggio stesso.
Concludo con le parole profetiche prese dall’Introduzione:
Parole tratte da un saggio di Zanchini del 2009.
E quindi attualmente è così.
Sarà bene?