La camera chiara
- Autore: Roland Barthes
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Einaudi
"La camera chiara. Nota sulla fotografia" di Roland Barthes (Einaudi, 2003) è un piccolo gioiello della saggistica europea contemporanea, probabilmente l’opera più vera e sentita sull’arte della Fotografia, soprattutto perché la Fotografia di cui si parla qui è qualcosa di molto lontano dall’universo del digitale, manipolabile, seriale, accessibile.
Ed è proprio l’accessibilità a mancare all’immagine analogica che, in quanto tale, si caratterizza per la sua ineffabilità, la sua contingenza. La Foto è, dice Barthes, Particolare assoluto, ed è molto difficile riuscire a definirla.
Nella dichiarazione di intenti con la quale si apre questo saggio, Roland Barthes afferma il suo desiderio ontologico rispetto alla foto, la necessità di afferrarne la verità, il suo proprio «genio», ed è un compito piuttosto arduo, giacché la Fotografia tende a sfuggire a qualunque classificazione.
Ciò che Roland Barthes vuole fare è tracciare una scienza della Fotografia, e il percorso da seguire non può che essere un percorso affettivo, soggettivo, intimo.
L’ordine fondatore della Fotografia è la referenza. La foto è la diretta emanazione della realtà cui fa riferimento, per cui possiamo affermare che ciò che noi osserviamo non è la foto in sé, ma il suo referente. La foto è quindi certificazione di presenza. Mentre l’opera pittorica è arbitraria, facoltativa, tende a modificare la verità che riproduce sulla tela, la Fotografia dimostra inconfutabilmente che qualcosa è stato, ha avuto luogo.
La foto è perturbante e pericolosa. È sovversiva non quando sconvolge, indigna o spaventa, ma quando è pensosa.
Perché una foto interessa?
Vi sono due elementi copresenti che fondano l’interesse per una particolare foto. Il primo elemento determina un tipo di interesse piano, posato, formale, educato, è lo studium, il piacere distaccato, quasi formale. Il secondo elemento infrange il primo, crea un’interferenza, è il punctum, come una freccia, una puntura, trafigge la sensibilità di chi guarda, ed è quel quid non codificabile che aggiunge qualcosa alla foto pur essendo già in essa, un dettaglio, una sfumatura.
In ultima istanza, qual è l’atteggiamento della società verso la fotografia? La società tende a non sopportare l’ambiguità della foto, perciò reagisce moltiplicandola, poiché moltiplicare un oggetto è come annullarlo in quanto lo si banalizza, e in tal modo la portata eversiva della foto è inibita.
La Fotografia (analogica, è bene ribadirlo) è tutto questo e molte altre cose che è necessario scoprire centellinando questo breve capolavoro.
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