La Bohème, ambientata nella Parigi del 1830, è una delle più celebri opere di Giacomo Puccini. Sapete che la trama è ispirata a un libro? Si tratta di Scene della vita di Bohème (Scènes de la vie de bohème, Ndr), scritto da Henri Murger, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1851.
Pur rispondendo al genere di “romanzo”, l’opera di Murger era in realtà più una raccolta di storie volte a narrare la vita bohémienne che si svolgeva nel Quartiere latino di Parigi negli anni Quaranta dell’Ottocento.
L’immediato successo del libro, spinse Murger ad adattarlo in una pièce teatrale dal titolo La vie de Bohème che andò in scena nel cuore di Montmartre; fu proprio sul palcoscenico che lo vide per la prima volta Puccini scoprendovi il soggetto ideale per la sua Bohème, un’opera in quattro atti con libretto di Giacosa-Illica, che sarebbe andata in scena nel 1896 al Teatro Regio di Torino.
Vediamo più nel dettaglio la trama della Bohème, le sue arie più famose e le differenze con l’opera di Murger.
“La Bohème”: trama dell’opera di Puccini
In origine La Bohème nacque da una sfida tra Puccini e Ruggero Leoncavallo: i due compositori si sfidarono a chi riusciva a ricavare l’opera migliore dal medesimo soggetto, in questo caso il romanzo di Murger. Come andarono le cose? La risposta va da sé. L’opera di Leoncavallo, andata in scena al Teatro La Fenice di Venezia nel 1897, non ebbe lo stesso successo di quella di Puccini.
Il tema era lo stesso: venivano narrate le vicende di quattro giovani bohémienne nella Parigi di metà Ottocento. I protagonisti erano i medesimi: i giovani Marcello e Rodolfo, due artisti squattrinati che condividevano una soffitta nella Ville Lumière e le loro vicissitudini.
A fare la differenza fu il libretto, ma soprattutto le arie create da Puccini. Tra i pezzi musicali più celebri della Bohème pucciniana troviamo infatti Che gelida manina e Mi chiamano Mimì che recita Mi chiamano Mimì/ ma il mio nome è Lucia/La storia mia è breve e poi:
Mi piaccion quelle cose
che han sì dolce malia,
che parlano d’amor, di primavere;
che parlano di sogni e di chimere,
quelle cose che han nome poesia.
Lei m’intende?
Mimì è il personaggio più memorabile (e drammatico) dell’intera opera, colei che rende La Bohéme un vero melodramma e non la vicenda vaga e indefinita di un gruppo di artisti che sognano la propria realizzazione personale. Fu proprio il personaggio di Mimì - cui Puccini riuscì a donare l’esatta dimensione tragica, con una melodia simile al pianto - a fare la differenza tra la Bohéme di Puccini e quella di Leoncavallo.
Mimì fa il suo ingresso all’improvviso, bussando alla porta della soffitta dove il poeta Rodolfo, la vigilia di Natale, si è attardato per concludere uno scritto per il giornale.
La giovane chiede gentilmente a Rodolfo una fiammella per riaccendere il lume che si è spento; proprio in quel momento Mimì ha un primo attacco di tosse, si sente male, rivelando la malattia che la sta consumando. Il giovane la rinfranca dandole un po’ di vino. Rodolfo e Mimì si raccontano a vicenda la propria storia e, inevitabilmente, si innamorano; allora il giovane convince la ragazza ad accompagnarlo a una festa dove si trovano i suoi amici, il pittore Marcello, il filosofo Colline e il musicista Schaunard.
Nel secondo atto, intitolato Al caffè Momus, appare invece il personaggio di Musetta, che è accompagnata da un vecchio e ricco amante, ma non perde occasione per civettare con Marcello, di cui è innamorata. Infine Musetta si unisce al gruppo spensierato dei giovani amici, tra cui ci sono Rodolfo e Mimì, e tutti si divertono godendosi la serata al caffè Momus e dimenticando la pena delle loro povere vite. Infine se ne vanno di filata, lasciando il conto da pagare a chi rimane.
La felicità amorosa delle due coppie, Rodolfo-Mimì e Marcello-Musetta, si spegne nel terzo atto quando i giovani devono fare i conti con la fatica e le ristrettezze della quotidianità. Rodolfo in particolare teme per la salute di Mimì che si sta aggravando; il giovane poeta intuisce che la vita nella soffitta non faciliterà la sua guarigione e cerca di allontanarla.
Nell’ultimo atto, infine, ritroviamo la soffitta iniziale e Marcello e Rodolfo di nuovo soli, che riflettono sulle reciproche pene d’amore. Presto li raggiungono anche gli inseparabili Colline e Schaunard; ma gli amici si accorgono che i giochi e gli scherzi tra loro non sono più spensierati come un tempo. All’improvviso sopraggiunge Musetta che confida ai quattro di aver visto l’amica Mimì molto sofferente. Gli amici cercano di curare e assistere in ogni modo Mimì che, malgrado ogni sforzo, esala il suo ultimo respiro tra le braccia innamorate di Rodolfo.
L’ultimo canto di Mimì prima della morte Sono andati? Fingevo di dormire è un bellissimo duetto tra lei e Rodolfo in cui converge tutto il pathos della Bohème. I due innamorati ricordano i bei tempi perduti e il loro primo incontro nella soffitta, lei richiama le prime parole che Rodolfo le ha rivolto:
Che gelida manina...
Se la lasci riscaldar!.
E infine soccombe a un attacco di tosse, sfinita. Grazie a questa tragica conclusione Mimì è considerata una delle grandi eroine dell’opera lirica: la sua morte precoce, in giovane età, la rende una figura pura e un simbolo dell’amore tragico.
CLICCA QUI PER I PROSSIMI APPUNTAMENTI DELLA BOHÈME: BIGLIETTI
“La Bohème”: il libro che l’ha ispirata
Il romanzo di Henri Murger era costituito, in origine, da una serie di racconti a puntate pubblicati sul giornale “Corsaire-Satan” tra il 1847 e il 1849. Ciascun racconto era un quadro a sé in cui lo scrittore narrava la vita bohémienne vissuta dagli artisti parigini in quel periodo. Incoraggiato dal successo ottenuto, Murger decise di raccogliere i racconti in un libro, aggiungendovi un capitolo iniziale dal titolo Come nacque la compagnia della Bohème e un epilogo che ne condensava la morale: La giovinezza non ha che una stagione. Il romanzo di Henri Murger intercettò la morale del tempo ed ebbe un grandissimo successo e larga diffusione. Arrivò in Italia nel 1859 con il titolo Scene della vita d’artista e in seguito fu riedito da Sonzogno nel 1872 come La Bohème: Scene della Scapigliatura parigina. L’edizione italiana più recente risale al 2015, per opera della casa editrice Elliot che ha affidato al romanzo il titolo più appropriato de La Bohème.
L’opera di Henri Murger, a differenza di quella di Puccini, poneva al centro della trama la vita vagabonda e disordinata dei giovani artisti di quel periodo: pittori e poeti maledetti che bazzicavano la zona del Quartiere latino vivendo storie passionali con donne belle e fragili destinate ad appassire presto, come fiori. Nel racconto lo scrittore traspose sé stesso e la propria vita: era lui il vero Rodolfo, mentre nella figura di Marcello troviamo celato il pittore francese François Germain Leopold Tabar. Il libro di Henri Murger era un elogio all’arte e alla figura dell’artista che sacrifica tutto sé stesso, ogni cosa, per vivere della propria vocazione. La vita bohèmienne, secondo Murger, era una vita di “pazienza e coraggio”.
Puccini invece estrasse dal testo di Murger la storia d’amore tra Rodolfo e Mimì facendone il vero fulcro della sua opera e una delle ragioni per le quali, ancora oggi, La Bohème è ricordata insieme alle arie romantiche e tragiche che l’hanno resa celebre in tutto il mondo.
“La bohème” cantata da Maria Callas
CLICCA QUI PER SCOPRIRE I PROSSIMI APPUNTAMENTI DELLA BOHÈME: BIGLIETTI
Articolo sponsorizzato con link affiliato
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “La Bohème”: trama e libro che ha ispirato l’opera di Puccini
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Arte, Teatro e Spettacolo Giacomo Puccini News Libri Elliot Musica Curiosità per amanti dei libri
Lascia il tuo commento