L’uomo che piantava gli alberi
- Autore: Jean Giono
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Salani
"Ogni albero racchiude una storia, un mistero, una memoria del passato. E offre ispirazione e creatività a quanti sappiano guardarlo con occhio giovane, libero e aperto".
Sono alcune frasi tratte dalla bellissima Presentazione a cura di Franco Tassi (Direttore e sovrintendente dell’Ente Autonomo Parco Nazionale d’ Abruzzo e Centro Parchi), ricca di contenuti e citazioni come: "Ogni giorno quell’albero mi dà pensieri di gioia" oppure "Troverai più nei boschi che nei libri".
Personalmente ne ho usati alcuni stralci per i bambini di scuola primaria nel corso della Festa degli alberi 2010.
E veniamo al libro, che è il racconto di una parte della vita di Elzéard Bouffier, cinquantacinquenne francese vissuto in Provenza, il quale dopo aver perso il suo unico figlio e poi la moglie
"s’era ritirato nella solitudine dove provava piacere a vivere lentamente, con le pecore e il cane."
Che altro? Quest’uomo, durante la sua vita, piantumò almeno diecimila alberi tra cui querce, faggi e betulle, che crebbero rigogliose in terreni non suoi e di cui non gli interessava conoscere i proprietari, con null’altro scopo se non quello di evitare che i dintorni di Vergons, il suo paese, morissero per mancanza di verde.
"Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole."
L’autore del piccolo gioiello è Jean Giono (1895-1970) ambientalista e pacifista negli anni antecedenti la Seconda Guerra Mondiale (nel 1939 sarà incarcerato con l’accusa di antimilitarismo), al quale va il merito di aver coniato più di 50 anni fa il titolo "L’uomo che piantava gli alberi". Ad esso si sono susseguiti fino ad oggi "La donna che ...", "La bambina che....", "Il ragazzo che..." , francamente un po’ inflazionati.
E’ possibile acquistare/regalare il libro ad un prezzo decisamente conveniente da solo o unito ad un DVD del cartone animato che ripercorre le gesta dell’infaticabile uomo di Vergons. Credetemi, sarete ricordati a lungo e con affetto per la scelta di questo regalo.
L'uomo che piantava gli alberi. Ediz. illustrata
Amazon.it: 7,59 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’uomo che piantava gli alberi
Lascia il tuo commento
L’uomo che piantava gli alberi
di Jean Giono
In un’epoca decadente dal punto di vista morale e sociale come la nostra, in cui l’uomo comune vede offesa la natura dall’industria e da una crescita economica infinita illusoria a favore di una ristretta oligarchia, in cui viene aggredita e disboscata la foresta amazzonica, polmone verde del pianeta, è opportuno rileggere testi come "L’uomo che piantava gli alberi" di Jean Giono (Salani, p. 54, 1996).
Il titolo dice già tutto, è la storia breve ed asciutta, senza una parola di troppo, di un uomo che si dedica al rimboschimento, in perfetta solitudine, senza aiuto di alcuno. È un contadino neppure molto istruito, pastore in una landa desolata della Provenza, battuta da venti furiosi, abbandonata, le case di pietra sono invase dall’ortica, i tetti sono sfondati. In una vasta area desertica vivono poche famiglie diventate aride e ostili tra loro come è ostile il paesaggio. Si tratta di anziani in attesa della morte, che vivono o sopravvivono di bracconaggio. Sembra che lì la vita si sia arresa agli elementi. Giono all’epoca è un ragazzo solitario di vent’anni, ramingo, in cerca di sé come tutti gli adolescenti pensosi e outsider, dedito alle camminate per giorni. Giunge assetato in quello che era stato un paese e incontra Elzéard Bouffier, un uomo antico, silenzioso, capace di costruire e ricostruire il mondo con le sue mani. La sua solidità tranquilla impressiona il ragazzo, che percepisce in lui una pace e una felicità rare, inesistenti altrove. In una sera memorabile Bouffier, un vedovo di 55 anni, con alle spalle anche la morte di un unico figlio (veniamo a saperlo più avanti, in modo laconico e senza altri particolari biografici) vuota un sacco di ghiande sul tavolo, le analizza minuziosamente, le seleziona scartando le difettose, ne sceglie cento perfette, le ripone nel sacco senza una spiegazione. Poi i due vanno a dormire. L’operazione ha il sapore del sacro, più coinvolgente di un rito di chiesa. Il giorno successivo il pastore, lasciate le pecore in compagnia del cane, pianta le ghiande che diverranno querce. Siamo nel 1913. Già dal 1910 Bouffier si dedicava al rimboschimento. Quel giorno conduce il ragazzo nella sua foresta, sua in quanto sua creazione ma dono gratuito e generoso all’umanità. La foresta
“misurava, in tre tronconi, undici chilometri nella sua lunghezza massima. Se si teneva a mente che era tutto scaturito dalle mani e dall’anima di quell’uomo, senza mezzi tecnici, si comprendeva come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione.”
Non fu certo un’impresa facile. Per esempio un anno Bouffier aveva piantato più di diecimila aceri, che morirono tutti. Ma la perseveranza vince le difficoltà.
Nel 1933 il Governo mandò un’ispezione per verificare il fenomeno della creazione della "foresta naturale". Il funzionario della guardia forestale non capì nulla. Le ispezioni si ripeterono nel 1935. Giono, innamorato della Provenza, era presente. Questa volta un capitano sensibile e intelligente venne messo a parte del segreto, che mantenne e si preoccupò di difendere la zona e gli alberi che rischiavano di essere abbattuti per le speculazioni legate alla produzione di carbone di legno.
La foresta si estendeva ormai per un raggio di 50 chilometri.
Lo scrittore tornava ripetutamente sul posto, a Vergons, l’ultima volta nel 1945, quando Bouffier aveva ormai ottatasette anni.
Tutto era ormai felicemente mutato, ricostruito e ripopolato. I venti impetuosi, trattenuti dagli alberi, erano diventati un leggero vento profumato di aromi. I giovani agricoltori amavano il lavoro dei campi e ritrovavano il piacere delle feste popolari. L’ex deserto ospitava oltre diecimila persone, a cui il valoroso pastore aveva dato la possibilità di realizzare un sogno.
Bouffier morì serenamente nel 1947, nell’ospizio di Banon.
In questa storia che sembra una fiaba vediamo come l’uomo possa affiancare la Provvidenza.
Quasi ogni pagina del libro è illustrata dai disegni naif in bianco e nero di Simona Mulazzani, molto parlanti, capaci di suscitare tenerezza e dedizione verso quel mondo edenico popolato di pecore dal muso espressivo. Il ritratto del protagonista è pervaso da un vago sorriso appena accennato ed emana una luce interiore tanto ben espressa dalla pittrice.
Franco Tassi, allora Direttore e Sovrintendente dell’Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo e Cento Parchi ha scritto la prefazione, dal titolo "Un messaggio d’amore per l’albero".
La nota sull’autore e di Leopoldo Carra, nella quale veniamo a sapere che Jean Giono subì la prigione per il suo pacifismo. Scrive Carra:
“La sottomissione all’ordine naturale del mondo costituisce per l’individuo la libertà, incompatibile con la civiltà moderna e con l’intruppamento che questa presuppone.”
Sono parole forti e chiare, da meditare seriamente.