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Recensioni di libri

L’ultima battaglia di Andrea Frediani

Newton Compton, 2016 - Sesto Martiniano ritrova Minervina mentre l’Urbe muore: si conclude il grande affresco storico sull’epoca travagliata di Costantino il Grande, il cristianesimo si afferma ma Roma è al tramonto, il collasso dell’impero è vicino.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 29-09-2016

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L'ultima battaglia

L’ultima battaglia

  • Autore: Andrea Frediani
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione: 2016

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Tre titoli in sei mesi: se non è un primato è comunque un risultato notevole per Andrea Frediani. L’8 settembre è uscito nelle librerie “L’ultima battaglia”, sempre per i tipi Newton Compton (pp. 528, euro 9,90 euro, volume di grande formato cm 24x15), terzo e conclusivo della serie Roma Caput Mundi, dedicata - tra l’altro, ma non solo - a Costantino il Grande. Regnò sull’impero romano dal 306 d.C. al 337 d.C., creando una nuova capitale ad Oriente (Costantinopoli) e concedendo con l’Editto di Milano del 313 d.C. la libertà religiosa che consentì ad ogni cittadino di professare la propria fede, compresa quella cattolica, fino ad allora discriminata, quando non oggetto di fanatiche persecuzioni.
Per inciso, si deve a Costantino la festività domenicale. Fu lui a decretare che anche le autorità civili dovessero riconoscerla come giorno festivo: dies soli.
Andrea Frediani, romano, consulente scientifico della rivista Focus Wars, vanta moltissime pubblicazioni storiche, tanto saggi che romanzi. Per Newton ne ha firmati diversi, ultimi dei quali i due precedenti della saga costantiniana: “L’ultimo pretoriano” a marzo 2016 e “L’ultimo Cesare” nel giugno 2016.

Quando Costantino sconfiggeva il rivale Massenzio a Ponte Milvio, un quarto di secolo prima e dava inizio all’ascesa vertiginosa, Martino Martiniano non era ancora nato. Ora è il 337 d.C., il ragazzo è a Costantinopoli e sta facendo strage dei seguaci di quelli che lui e gli altri soldati considerano usurpatori del grande imperatore, i nipoti Dalmazio e Annibaliano, molto più scaltri e con forte seguito dei tre giovani eredi legittimi, Costante, Costantino II e Costanzo.
Martino è una recluta. Si è arruolato grazie ai buoni uffici della madre, stretta amica dell’imperatore. Dopo l’addestramento ha fatto solo un breve apprendistato nelle legioni, poi è entrato nella Guardia Palatina, unità che Costantino aveva voluto in massima parte costituita da barbari, puntando sulle virtù belliche delle genti straniere. Per il giovane, è motivo di vanto essere considerato alla loro altezza.
Profondamente cristiano, come la madre, Martino è costretto ad uccidere, spinto dai compagni d’armi e si sente diviso tra l’orrore di quanto deve commettere e l’odio per i nemici dell’imperatore e della religione.
C’è anche altro a dividere l’aspirante soldato scelto: il disprezzo profondo ma allo stesso tempo il desiderio di conquistare gli stessi allori del padre, Sesto Martiniano, ex guerriero dell’esercito di Massenzio e combattente odiato da tutti i civili, ma stimato con discrezione dalla truppa. Tra le unità, era ancora diffuso il mito di uomo invincibile e mai domo, che aveva contrastato Costantino con tenacia in ogni frangente.
Sesto stesso è molto più vicino di quanto si pensi. È recluso in una segreta, per volere dell’imperatore in persona. È un prigioniero provato, malato, il relitto dell’uomo che era, tenuto in vita però dalla rabbia feroce nei confronti di Costantino, che incarna tutto ciò che detesta con tutte le forze: ha sostenuto gli immigrati barbari e il cristianesimo, demolito le tradizioni, relegato Roma a un ruolo di secondo piano nell’impero, giustiziato i pretoriani e Massenzio, oltre ad avergli rubato Minervina, il grande amore della sua vita, minando il loro legame. Eppure la donna aveva sfiorato il suicidio per Costantino, che l’aveva brutalmente scaricata e fatta soffrire in tutti i modi, sottraendole pure Martino.

E in avvio di Roma Caput Mundi numero tre, questi si mostra degno della lealtà e nobiltà d’animo del padre Martiniano, risparmiando a Costantinopoli la vita del figlio bambino del fratellastro dell’imperatore, che i soldato vorrebbero fargli uccidere.
Minervina ritrova dopo anni Sesto, scoprendo di esserne ancora innamorata. A corte c’è anche la loro figlia, Martina. Costantino è in punto di morte, è arrivata la sua ora. Sta crepando, come dichiara cinicamente la figlia Costantina, dimostrando il suo disprezzo, tanto per dare un’idea delle ambiguità che per Andrea Frediani caratterizzavano questo grande della storia, reso in questa trilogia una figura controversa, perfino esecrabile.
A tutti gli effetti, però, il romanzo finale è la storia di Giuliano l’Apostata e di Martino, successori testuali del fratello di uno, Costantino e del padre dell’altro, Sesto, l’epico Martiniano.
La fine di una saga è sempre un momento triste, si abbandonano personaggi che si è imparato a conoscere e apprezzare, in particolare per la capacità di Frediani di costruire caratteri autentici, credibili, persone vere. Un grande affresco storico, puntualmente descritto e una serie di eventi indimenticabili, che coprono qualche decennio e si muovono in spazi ampi quanto l’intero impero romano alla vigilia dell’estinzione.
Roma cederà di lì a poco ai barbari. Costantinopoli-Bisanzio sopravviverà ancora per un intero millennio.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: L’ultima battaglia

  • Altri libri di Andrea Frediani
I tre cavalieri di Roma
Dictator. L'ombra di Cesare
I Lupi di Roma
Marathon

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