
L’incidente
- Autore: Mihail Sebastian
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2024
Scoprire un autore e rimanere con stupore affascinati dalla sua scrittura è un’esperienza emotiva e intellettuale davvero non frequente. È quello che capita leggendo L’incidente di Mihail Sebastian (a cura di Raoul Precht, Bordeaux Edizioni, 2024), uno scrittore rumeno del primo Novecento non ancora abbastanza conosciuto. La sorpresa e l’apprezzamento sono in larga misura legati alla qualità della traduzione, in cui si avverte la sensibilità, la maestria tanto del traduttore originale, Oscar Randi, che la fece uscire nel 1945, quanto del revisore attuale, a sua volta scrittore e poeta e quindi consapevole della complessità della creazione letteraria e della difficile, ma appassionata, ricerca di modalità espressive, di scelte linguistiche tali da rendere il senso profondo di pensieri, visioni, storie che alimentano un testo. La capacità di chi traduce e presenta un testo altrui sta appunto nel saper plasmare la lingua adattandola alla voce dell’autore.
E veniamo alla storia narrata: è l’esperienza di un amore assoluto, quello di Paul per Ann, una giovane artista affascinante e sfuggente, un amore così pervasivo e sofferto da annientarne la volontà e la voglia di vivere. Ma è anche la storia di un equilibrio faticosamente ritrovato grazie a un evento, l’incidente che dà il titolo al romanzo, e a un incontro del tutto casuale, da cui nasce un rapporto che matura quasi contro la volontà dei protagonisti, lo stesso Paul e Nora, vittima dell’incidente.
Nel volgere di poche ore, nonostante la forte, persistente, chiusura del giovane alla possibilità di instaurare qualsiasi tipo di relazione, la tenacia e la curiosità di Nora, alimentata dalla surreale e del tutto imprevista origine di quell’incontro, riusciranno a suscitare nel giovane un lento ritorno alla vita.
Sarà fondamentale, in questa stupita rigenerazione, la riscoperta della montagna e della luce abbacinante della neve, della sensazione di libertà durante le spericolate discese sui campi da sci, della bellezza del paesaggio, così suggestiva e in qualche misura rasserenante.
La vicenda è ambientata in Romania, a Bucarest e, appunto, in alcune località di montagna. Di primo acchito si avverte come un senso di straniamento, di fronte a nomi e paesaggi che appaiono come lontani e distanti, anche nel tempo. Ci si chiede quale fosse in quei luoghi il modo di vivere, quale la percezione della realtà, al tempo dei fatti narrati, un secolo fa. Poi ci si rende conto, leggendo, che le differenze rispetto a oggi per molti aspetti non sono così marcate, anzi.
Le donne, forse non tutte, ma molte, si muovono infatti nel racconto con una certa libertà, magari non esibita nel proprio piccolo, limitato luogo di origine, ma in una città che in parte garantisce l’anonimato e uno sguardo meno critico. Nora insegna francese, vive da sola e ha un compagno, che non è il suo grande amore ma la rassicura.
Identico, e fonte di inquietudine, il desiderio di dare una svolta alla propria vita, così ordinata e prevedibile, e di fare l’incontro decisivo, bouleversant (e così, per un caso, avverrà).
Nel dipanarsi della storia si respira, inoltre – ed è un aspetto di grande fascino – l’atmosfera mitteleuropea della Romania prima della Seconda guerra mondiale, pur con qualche sinistro segnale dei tragici sviluppi futuri.
Quanto alla vicenda di Paul e al suo amore tormentato, viene da pensare che non è purtroppo raro, magari in una persona particolarmente inquieta, se non malata, un sentimento così forte e totalizzante. E Nora è suo malgrado attratta dall’enigmatico e malinconico giovane, per quanto percorsa da dubbi e timori e sebbene si stupisca dei propri slanci nei confronti di Paul, soprattutto perché inimmaginabili nel suo train de vie così ordinato e senza strappi. Ma davvero intuisce molto di lui, ne coglie il tormento interiore, nonostante il così breve tempo del loro incontro, e fa di tutto per stabilire un canale di comunicazione. Sarà lei a fargli riscoprire il fascino della montagna e, forse, a riportarlo alla "presenza", alla vita.
Le percezioni, i pensieri, le emozioni, il disorientamento dei personaggi, così come i paesaggi, di una suggestiva bellezza, sono rappresentati nella pagina con una particolare capacità di "trascrizione", che fa grande l’autore. Il linguaggio di Mihail Sebastian è immaginifico: le pennellate sul paesaggio sono un caleidoscopio di colori, che trasmutano dal grigio e nebbioso alla luce intensa e abbagliante della neve, al cielo terso e sfolgorante e al cumulo barocco delle nuvole che disegnano forme avvolgenti o disvelano vette e villaggi.
Un’opera, in conclusione, da scoprire, e un autore, purtroppo scomparso ancora molto giovane, da apprezzare in tutto il suo valore. Fa piacere che lo si stia riscoprendo anche in Italia. Negli ultimi anni sono usciti, infatti, altri suoi testi: “Da duemila anni” (Fazi, 2018), “Donne” (Mimesis, 2021), “La città delle acacie” (Besa Muci, 2023) e il “Diario” (Castelvecchi, 2024). Sarebbe auspicabile che in futuro venissero pubblicati anche il suo saggio sull’epistolario di Proust e le commedie.
A Raoul Precht va il merito della superba curatela de L’incidente e degli illuminanti approfondimenti critici della postfazione.

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