L’impero delle formiche di H. G. Wells

Una cannoniera deve raggiungere attraverso un affluente del Rio delle Amazzoni un villaggio invaso dalle formiche. Sembra un compito assurdo, perché una cannoniera dovrebbe occuparsi di formiche? Eppure, sembra che questo tipo di formiche non se ne vadano facilmente e che il loro agire stia preoccupando non poche persone. Il comandante della cannoniera non vorrebbe andare, gli sembra una presa in giro ma obbedisce agli ordini e quello che vedrà lo farà ricredere, nemmeno una cannoniera è sufficiente a contrastare un vero e proprio impero delle formiche.
Pubblicato per la prima volta nel 1905, L’impero delle formiche, questo racconto sorprendente che ha avuto diversi estimatori, una realizzazione cinematografica e infinite scopiazzature, mostra l’abilità di H. G. Wells nel creare un racconto dell’orrore senza particolari mezzi truculenti o effetti a sorpresa.

Wells racconta una storia che potrebbe essere anche vera, visto ciò che sappiamo delle formiche e del loro agire e di quello che ci potrebbe attendere nell’evoluzione futura delle forme viventi. Ma non è solo questo. Il racconto ha un meccanismo perfetto che si chiude su una tensione mimetica.
Quasi non ti accorgi infatti che la paura cresce mentre leggi la storia, mentre ti avvicini a una conclusione che, come in altri racconti di Wells, lascia molte altre possibilità non scritte ma che puoi solo immaginare.
Ci sono due aspetti che trascinano in una lettura allucinata. Il primo riguarda il modo in cui si viene ipnotizzati dalla scrittura di Wells, che con una maestria quasi da chirurgo ci inserisce in un contesto di desolazione, solitudine e impossibile lotta contro la natura che sovrasta l’uomo e lo rende inutile.
Il secondo, riguarda la storia, che non ci abbandona mai e che continuiamo a immaginare anche dopo aver letto il racconto d’ un fiato; vorremmo infatti seguire l’evoluzione di questo impero che contiene mille implicazioni e altrettante inquietudini.