L’impavida. La vita ribelle di Cia degli Ordelaffi, la donna che sfidò il Papa
- Autore: Rita Coruzzi
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2024
L’impavida (Piemme 2024) di Rita Coruzzi racconta “La vita ribelle di Cia degli Ordelaffi la donna che sfidò il Papa”, come recita il sottotitolo del testo, ovvero Marzia Ordelaffi, nata Marzia degli Ubaldini (Forlì, 21 giugno 1317 – 1º gennaio 1381), nobile e condottiera italiana, signora consorte di Cesena e Forlì, avendo sposato nel 1334 Francesco II Ordelaffi, Signore di Forlì, una delle più note donne guerriere della storia d’Italia.
Bellissima la storia di Marzia Ordelaffi, da ammirare, la quale rischia e dà tutta se stessa sostenuta da una ambizione di ferro, creare qualcosa di grande per la discendenza sua e di suo marito Francesco.
“Pur con la dovuta modestia, era nata per stare al centro della scena, non dietro a un uomo ma al suo fianco, come sua madre e ancor prima come sua nonna”.
Una riflessione moderna, nuova, anticipatrice addirittura di secoli a venire, fulcro della vita di questa donna impavida, dalla vocazione guerriera, qui splendidamente ritratta dall’autrice, anche lei come la sua eroina campionessa di resilienza e coraggio, che dedica il romanzo “A mia madre, l’impavida, con tutto il mio cuore”.
Marzia Ordelaffi, dallo sguardo che sfida il destino, come si nota dalla copertina di questo pregevole romanzo storico, figlia di Vanni Ubaldini, Signore di Susinana e di Andrea Pagani, figlia a sua volta del celebre condottiero Maghinardo Pagani, era una giovane e bella nobildonna, discendente da una famiglia di guerrieri ed eroi, gli Ubaldini di Susinana, da cui aveva ereditato un carattere indomito e un animo impavido. Ecco perché l’unione matrimoniale con Francesco II Ordelaffi rappresentava il coronamento di un progetto a lungo accarezzato e cercato: sfidare il Papa e lo Stato Pontificio. Con Cia e Francesco si univano le più tenaci stirpe ghibelline romagnole e quindi ribelli all’autorità pontificia. Ubaldini e Ordelaffi, famiglie determinate a contrastare la sete di potere del Papa, che sembrava insaziabile, e decise a ottenere più potere e prestigio per le loro casate. Papa Giovanni XXII, vecchio, stanco e malato, aveva subito compreso che queste nozze pregiudicavano il proposito del Pontefice di riportare tutta la Romagna entro la Santa Potestà della Chiesa. Cia era una donna da temere, soprattutto nella veste di consorte di Francesco. Una moglie guerriera, coraggiosa, scaltra almeno quanto lo era Ordelaffi. Questo significava consigliarlo, spalleggiarlo, scendere in battaglia con lui se fosse stato necessario e lottare per i suoi obiettivi, che da quel momento sarebbero stati anche quelli di Marzia dall’intelligenza sopraffina, sposa perfetta per il miglior combattente attualmente esistente in Romagna. Ecco perché quella coppia sarebbe diventata per il Pontefice un grave pericolo. Giovanni XXII vedeva chiaramente che Francesco, con ogni probabilità, nonostante fosse inusuale, avrebbe saggiamente dato ascolto ai preziosi e decisivi consigli della moglie.
Non è forse vero che, da che mondo è mondo, più di una grande esercito valgono molto di più la determinazione, il coraggio e la spregiudicatezza di chi non aveva paura di rischiare ogni cosa per avere ancora di più, soprattutto se sostenuto da un ideale in cui credere ciecamente? Questo ideale pulsava nelle vene di Francesco e Marzia fin da bambini:
“Erano determinati a seguire le orme dei loro illustri antenati di cui avevano sempre ammirato le gesta, compiendo magari un’impresa più grande della loro per essere ricordati come e forse più di loro”.
Dopo Matilde di Canossa ed Eleonora di Arborea, l’autrice fa rivivere le gesta di un personaggio storico femminile modernissimo da riscoprire, fulgido esempio per tutte le donne.
“Rendiamo omaggio alla vera vincitrice di questo assedio, mia moglie Cia, l’impavida”.
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