Jean-Jacques Rousseau nasce da una famiglia calvinista di origini umili e francesi. Nel corso della sua difficile giovinezza si convertì al cattolicesimo, per poi tornare al calvinismo e diventare, infine, deista; vive e studia a Torino, dove fa diversi lavori tra cui l’istitutore. Nella sua giovinezza vagabonda tanto, tra Francia, Svizzera e Italia, fino a trasferirsi a Parigi. Considerato da molti un illuminista, Rousseau ha un ruolo determinante nel definire certi aspetti dell’ideologia anti-assolutistica ed egualitaria che fu la miccia della Rivoluzione francese del 1789.
Vediamo di scoprire qualcosa di più su questo filosofo, compositore e scrittore di origini svizzere. Ecco vita, opere e pensiero di Jean-Jacques Rousseau.
Jean-Jacques Rousseau: vita
Rousseau nasce il 28 giugno 1712 a Ginevra, in Svizzera. Noto anche come pedagogista, Rousseau è senza dubbio alcuno uno dei più grandi esponenti del pensiero europeo del XVIII secolo. Rimasto tragicamente orfano di madre a pochi giorni dalla nascita, il papà di Rousseau è un orologiaio calvinista che però non riesce a dargli un’educazione regolare, lasciandolo a se stesso. A dieci anni Rousseau perde anche il padre, poiché lui, dal carattere rissoso e irruento, è costretto a lasciare Ginevra a causa di una lite per la quale avrebbe dovuto essere arrestato. Il piccolo Rousseau viene affidato al pastore Lambercier di Bossey, vivendo serenamente per un paio di anni ed educato secondo principi religiosi e letture morali.
Richiamato a Ginevra da uno zio, Rousseau studia in segreto e scrive commedie e sermoni diventando prima apprendista presso un cancelliere, poi presso un incisore. Per colpa di un banale incidente, lo scrittore e filosofo è costretto a lasciare Ginevra, recandosi alla ventura in Savoia, dove viene mandato da un parroco verso Annecy, da Madame de Warens; la donna lo indottrina e lo convince a convertirsi al cattolicesimo; dopo poco tempo i due diventano amanti.
La conversione di Rousseau è rapida e frettolosa, il che spiega anche perché dopo tornerà di nuovo ad abbracciare il calvinismo. Ad Annecy Rousseau studia anche musica e canto, spostandosi poi di città in città nel biennio 1730-1731. Con Madame de Warens la storia inizia davvero quando il precedente amante di lei muore e il filosofo ne prende il posto alla Charmettes presso Chambéry. Qui l’uomo passa la maggior parte del suo tempi a dedicarsi allo studio, distratto solo dalla paura della malattia poiché Rousseau si riscopre ipocondriaco.
Bisognoso di continui consulti medici, la maggior parte delle sue fobie sono prive di fondamento; il suo unico e reale problema di salute erano i calcoli. Convinto di dover morire presto, arriva a convincersi di dover morire per un polipo al cuore . Nel 1742 il filosofo conosce Diderot, Fontenelle, Marivaux e Rameau e vede respingere un nuovo sistema di scrittura musicale dall’Accademia delle Scienze di Parigi. Contrariato, scrive "Dissertation sur la musique moderne" e si reca a Venezia come segretario di un ambasciatore francese, dove scrive "Les Muses galantes".
Nasce un’amicizia molto profonda con Diderot e a Condillac lega il suo destino a quello di Thérèse Levasseur, una stiratrice rozza e ignorante, che gli rimane accanto per tutta la vita, anche se non in modo fedele, come d’altronde fa Rousseau quando si concede le sue scappatelle negli ambienti aristocratici. Ha molte amanti, con cui non riesce a mantenere mai buoni rapporto, così come con gli amici, molti grandi uomini del suo tempo.
Riesce a rovinare i rapporti anche con Diderot, aprendo una polemica nel 1757 sul Fils Naturel, e con Voltaire e D’Alembert. Thérèse è la sola che gli rimane sempre accanto, sposandolo nel 1768 in una stanza d’albergo. Nel 1766 comincia a scrivere le “Confessioni”, che poi verranno pubblicate postume, e che rivelano il pensiero iper acuto, l’animo sensibile e la psicologia dello scrittore.
Del 1755 è il "Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza fra gli uomini", nel quale Rousseau crea una contrapposizione tra le repressioni sociali e la rigidità del mondo di cultura e intelletto e la dimensione della natura e del sentimento, che rappresenta un ideale felice e libero. Nel 1762 pubblica “Il Contratto Sociale” e “Emilio o dell’educazione”, condannato come opera empia. Costretto a fuggire in Francia e cacciato da vari posti, Rousseau nel 1765 è ospite di David Hume in Inghilterra. Litiga anche con quest’ultimo fino a che non torna a Parigi, dove vive irrequieto e tormentato, scrivendo le sue esperienze in "Sogni di un viandante solitario", Muore a Ermenonville, ospite presso il marchese di Girardin, nel luglio del 1778 all’età di 66 anni a causa di un collasso.
Le opere di Rousseau
Ecco le principali opere di Rousseau elencate in ordine cronologico:
- Dissertazione sulla musica moderna
- Discorso sulle scienze e le arti
- L’indovino del villaggio
- Narciso o l’amante di se stesso
- Lettera sulla musica francese
- Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza
- Discorso sull’economia politica
- Lettre à d’Alembert sur les Spectacles
- Giulia o la nuova Eloisa
- Il contratto sociale
- Émile, o dell’educazione
- Lettera a Christophe de Beaumont
- Lettere scritte dalla montagna
- Progetto di costituzione per la Corsica
- Pigmalione
- Dafni e Cloe
- Rousseau giudice di Jean-Jacques
- Dizionario di botanica
- Saggio sull’origine delle lingue
- Le fantasticherie del passeggiatore solitario
- Considerazioni sul governo della Polonia
- Le Confessioni
Il pensiero di Jean-Jacques Rousseau
Il pensiero di Jean-Jacques Rousseau vive in contraddizione rispetto a quello che è il pensiero e il modo di agire che va per la maggiore nel suo tempo, anche rispetto alla cultura illuministica a cui rimane comunque legato per un certo periodo di tempo.
Tuttavia Rousseau vive con consapevolezza questo suo modo di essere e pensa di essere portatore di una riforma che dovrà cambiare tutto; non ci sono compromessi per lui: l’uomo deve riappropriarsi della sua naturale bontà per cambiare la società a tutto tondo. Una volta educato, l’uomo può farsi artefice di un progetto morale e politico.
Per Rousseau esiste un “uomo naturale” che ognuno di noi deve cercare e riscoprire nel bambino; la natura va conosciuta, capita e assecondata secondo quello che è il suo sviluppo. Ciò che esiste già va rispettato per ciò che è.
Rousseau ha meritato il titolo di padre della pedagogia contemporanea, come colui che ha operato una rivoluzione alla Copernico nel campi della pedagogia mettendo al centro della sua teoria il bambino. Rousseau si è occupato anche di elaborare una serie di tappe in cui l’infanzia si articola, diverse fra loro in base alle capacità cognitive e agli atteggiamenti morali del soggetto.
Il male della società, secondo il filosofo, va ricercato nella corruzione sociale data dalla rifondazione della società stessa, realizzata tramite la riscoperta della bontà umana originale. Come riportare l’uomo all’originario bene? Sicuramente non può tornare ad essere semplicemente selvaggio, poiché la società non può essere distrutta e poiché è scorretto affermare che tutto il bene sia nello stato di natura mentre tutto il male sia nello stato sociale.
La critica di Rousseau non è per la società in sé ma per la società come è andata configurandosi storicamente . Serve riorganizzare tutto su nuove basi come la riscoperta della natura umana nella sua libertà ed essenzialità. Tutto questo è possibile solo tramite un’educazione nuova, naturale, che crei un uomo nuovo disposto a dirigersi verso il bene.
Proprio nel “Contratto sociale” e nell’”Emilio” Rousseau butta le basi della rifondazione della società che parte dal rinnovamento del singolo individuo; secondo lo scrittore, la società non può avere risvolti positivi se prima non si è reso positivo il singolo che la compone. Solo l’individuo che si riscopre nella sua natura originaria può migliorare la società in cui vive creando una condizione di libertà ed uguaglianza simile a quella dello stato di natura.
La base è partire dal fanciullo, la cui educazione deve seguire un andamento naturale, salvaguardando la spontaneità e l’autonomia del singolo nella società. Così facendo l’uomo dovrebbe essere riportato all’unità originaria del proprio essere, arrivando nell’intimità della coscienza, lì dove sta il sentimento. Le varie fasi dello sviluppo psicologico dell’allievo vanno rispettate in un’educazione che possa definirsi naturale, e i metodi di insegnamento devono plasmarsi su esse.
Così facendo le libertà e gli interessi dell’alunno sono rispettati in pieno, andando ad assecondare i bisogni e le inclinazioni reali della persona.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Jean-Jacques Rousseau: vita, opere e pensiero
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Storia della letteratura Jean-Jacques Rousseau
Lascia il tuo commento