Isbuscenskij. L’ultima carica. Il Savoia Cavalleria nella campagna di Russia (1941-1942)
- Autore: Lucio Lami
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Mursia
Lo spunto da cui nasce il libro viene dalla morte nel 1960 di Albino, l’ultimo cavallo superstite della famosa e vittoriosa carica; il fatto gettò nello sconforto il reggimento Savoia in cui Lucio Lami era allora sottotenente. Si tratta di un’emozionante ricostruzione dell’eroico episodio e dei suoi antefatti; ogni capitolo è opportunamente preceduto da una citazione tratta da L’armata a cavallo di Isaak Babel.
Lucio Lami, per comporre Isbuscenskij. L’ultima carica. Il Savoia Cavalleria nella campagna di Russia (1941-1942), si è giovato dell’apporto di memorie e testimonianze dei protagonisti di allora e di molti testi dedicati alla storia della campagna contro l’Unione Sovietica; infatti, il libro copre circa un anno e mezzo di vicende militari, a partire dal luglio 1941 quando il reggimento comincia il lungo viaggio da Lonigo verso le pianure russe. Il 12 ottobre del 1942 giungerà l’amara notizia dal comando che il Savoia sarebbe stato ricostituito quasi del tutto (gli uomini gradualmente rientreranno e saranno rimpiazzati da nuovi cavalieri giunti dall’Italia).
Lami sottolinea che la nostra cavalleria assume un ruolo di particolare necessità una volta fallito il piano tedesco di piegare l’URSS prima dell’inverno del 1941; complice il fango che rallenta i carri armati e le fanterie, sono i cavalieri a tornare in auge nella steppa. Il clima iniziale tra le truppe è all’insegna di un vivo ottimismo; le formazioni corazzate germaniche procedono celermente e i reparti italiani li seguono occupandosi principalmente di liquidare i nemici intrappolati nelle sacche e trovando sul terreno i segni degli scontri, come annota un soldato:
“Il calendario delle battaglie tedesche veniva ricostruito attraverso le croci che si incontravano lungo il tragitto”.
Lami descrive il cameratismo e lo spirito di corpo del reggimento che annoverava ottimi cavalieri, molti dei quali vincitori di medaglie nei tornei ippici internazionali. Durante alcune fasi di riposo gli italiani organizzano tornei anche in Russia; si crea inoltre un rapporto affabile con la popolazione locale.
Nel cuore del 1942 la convinzione che la guerra corra sul binario della vittoria rimane abbastanza salda, grazie all’impressione data da altre vittorie tedesche. Ecco la testimonianza di un soldato davanti alle migliaia di Russi catturati dopo un’offensiva:
“Non ci sono né reti né reticolati; i tedeschi hanno disegnato per terra con la calce, un grande rettangolo agli angoli del quale sono state piazzate le mitragliatrici. I russi stanno dentro e chi mette anche solo un dito oltre la riga bianca viene falciato da una raffica”.
Ma dal tardo agosto dello stesso anno i Sovietici attaccano efficacemente con un enorme numero di uomini; il libro racconta anche degli scontri che coinvolsero altri corpi, tra i quali il reggimento di cavalleria Novara, l’indomita Legione CCNN Tagliamento e la divisione Sforzesca la cui rotta porta all’intervento del Savoia per arginare gli assalti russi.
Si viene quindi all’azione passata alla storia come la carica di Isbuscenskij: circa 600 cavalieri caricano 2000 siberiani che il mattino del 24 agosto 1942 avevano sorpreso e attaccato il reggimento. A colpi di sciabola e bombe a mano, col supporto anche di reparti appiedati, si riesce a mettere fuori combattimento circa la metà degli avversari, subendo perdite contenute. Alcuni tedeschi che hanno assistito alla monumentale carica vengono poi a complimentarsi con il colonnello Bettoni:
“Herr Colonel, noi queste cose non le sappiamo più fare”.
Isbuscenskij. L’ultima carica: Il Savoia Cavalleria nella campagna di Russia. 1941-1942
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