

Luciana De Palma ha pubblicato le raccolte di poesia La candela rossa, edita dalla casa editrice indiana IICCA, Risacche, Secop edizioni, tradotta in serbo, Sassi e comete, edito da Lineeinfinite. Ha pubblicato i romanzi:
- Il melograno, Città del Sole ed. (2016);
- Il mulino blu, Florestano ed. (2019);
- Piccoli inconvenienti prima della felicità, Les Flaneurs ed. (2022). Quest’ultimo sarà tradotto in inglese dalla casa editrice canadese Turnstone Press.
L’ultima pubblicazione è Virginia Woolf. Le parole, il tempo, la visione (Qed edizioni, 2024), sul quale verte questa intervista. Scrive recensioni per la rivista letteraria online ‘Zona di disagio’, diretta dal poeta e
critico letterario Nicola Vacca. Di prossima uscita il quarto romanzo.
L’intervista a Luciana De Palma
- Su Virginia Woolf ci sono moltissimi saggi, molti tradotti in italiano. Come nasce il suo libro che prende in esame solo tre libri della scrittrice?


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Le opere di Virginia Woolf sono state fonte d’ispirazione per moltissimi autori e autrici che l’hanno letta, amata, studiata, scoperta e riscoperta. Da qui l’enorme produzione di saggi pubblicati, ciascuno con la sua specifica direttiva di esplorazione. Il mio libro Virginia Woolf – Le parole, il tempo, la visione (Qed ed.) nasce da un amore immenso per ciò che Woolf ha scritto e ancora di più per l’infaticabile ricerca stilistica che ha caratterizzato ogni sua opera.
- Quanto ha letto per documentarsi?
Avevo venticinque anni quando ho letto per la prima volta un suo romanzo; si trattava de La Signora Dalloway. Da allora ne sono trascorsi quasi altri venticinque durante i quali ho letto i diari, le lettere, le biografie, i saggi, i racconti e tutto quanto riuscivo a trovare di lei in libreria. Prima di mettere nero su bianco la mia prospettiva sulla sua opera mi sono documentata a fondo. Scrivere è stato solo l’atto finale di un lunghissimo periodo di gestazione intellettuale ed emotiva.
- Cosa vuole intendere, nel titolo, con “le parole, il tempo e la visione”?
Prendendo in esame tre opere di Virginia Woolf, nel mio libro costruisco un percorso che parte dalla prima pubblicazione nel 1915 e arriva al 1941, quando la scrittrice lasciò appunti sparsi di quello che forse sarebbe stato un saggio in forma di romanzo.
In questo percorso, tre sono stati i punti cardine della mia analisi: le parole che all’inizio della sua produzione letteraria erano solo strumento di espressione, semplice mezzo di comunicazione tra il pensiero del personaggio e il mondo; poi il tempo che, perfezionandosi l’approccio alle problematiche poste da esigenze di verità, non è più semplicemente la cornice di una storia, ma diventa materia stessa della narrazione poiché sembra generarsi dal modo in cui le parole sono sentite e usate dai personaggi; infine la visione che è l’apice di una straordinaria capacità di utilizzare le parole per riflettere su di esse in un contesto sociale, politico e culturale che cambia radicalmente.
- Lei ritiene che Virginia Woolf sia letta da pochi detrattori e molti lettori?
Credo che leggere Virginia Woolf sia molto impegnativo e che questo, forse, non le spiani la strada in tempi in cui ai lettori troppo spesso sono propinati libri grondanti consolazione e conforto.
Non credo ci siano detrattori, ma sicuramente non mancano critici che non hanno opinioni positive dei suoi libri. Una critica basata su valutazioni obiettive e ragionate può sempre essere utile ad approfondire e arricchire lo studio. Una critica che ha come fine la denigrazione in sé e per sé serve solo la propria causa.
- Se il primo libro La crociera ha un alto tasso di leggibilità, Le onde richiede uno sforzo maggiore per capirlo. Chi scrive ha letto Le onde una prima volta senza capire molto. Poi l’adorazione. Lei come lo ha letto, con timore o con fiducia?
Le onde è uno dei romanzi di Woolf che amo di più, perché è quello più sperimentale, più audace in termini di forma e di stile. L’ho letto con assoluto godimento intellettuale. È nelle sue pagine, forse più che altrove, che Virginia Woolf ha dato prova di aver raggiunto vertiginose altezze artistiche.
- Anon è il meno conosciuto dei tre libri presi in esame. Non finito, a metà tra saggio e narrazione, come lo ha letto? Perché quel titolo?


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Ho trovato casualmente quel piccolo libro tra gli scaffali di una grande libreria, durante i miei pellegrinaggi tra librerie. Non potevo credere ai miei occhi! Non avevo idea della sua esistenza, l’ho comprato e portato a casa con l’eccitazione di una bambina che finalmente stringe ciò che più desiderava.
Più tardi ho scoperto che ad Anon segue una seconda parte intitolata Leggere a caso. L’ho letto come fosse una rivelazione imprescindibile per completare la conoscenza di una grande scrittrice. Anon sta per “Anonymous”, ovvero anonimo; è il nome del protagonista, un cantore né uomo né donna che vagava per l’Inghilterra di tanti secoli fa, facendosi portavoce di una cultura popolare e genuina, quella che, durante i bombardamenti tedeschi sull’Inghilterra, Virginia Woolf aveva il terrore di vedere perduta per sempre.
- La Woolf ha avuto periodi di grande depressione e poi sentì, con la sua colta intuizione, che ci sarebbe stata una guerra terribile. A suo parere si sarebbe suicidata comunque?
Penso che la storia, come la letteratura, non si possa fare con i se e con i ma. Non sapremo mai cosa avrebbe deciso di fare anche in assenza della guerra. Di sicuro il mondo ha perso l’occasione di leggere quello che probabilmente avrebbe ancora scritto, se non si fosse suicidata.
- A chi deve dire grazie per questo saggio?
A lungo mio marito, vedendomi leggere, studiare, approfondire le mie conoscenze dei libri di Virginia Woolf, ha continuato a ripetermi che dovevo scrivere di lei, ma mi tremavano i polsi al solo pensarci. Quindi, se oggi esiste il mio libro, in parte lo devo ai suoi incoraggiamenti. Poi sicuramente devo ringraziare la mia editrice Pina Labanca di Qed edizioni che ha creduto nella mia scrittura e in questo progetto. Infine sono felice di aver avuto la determinazione per non accantonare un’idea che chiedeva di essere concretizzata, soprattutto perché è stato come restituire una parte della gioia che ho ricevuto leggendo tutto quanto Woolf ha scritto.
- Qual è il libro della Woolf che le è piaciuto veramente tanto?
Uno è troppo poco, ma se proprio devo scegliere, allora Tra un atto e l’altro è di certo quello che porterei con me ovunque.

Recensione del libro
Virginia Woolf. Le parole, il tempo, la visione
di Luciana De Palma
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Luciana De Palma, in libreria con “Virginia Woolf. Le parole, il tempo, la visione”
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