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Recensioni di libri

In Vietnam ho visto di Mario Lenzi

Edizioni All Around, 2022 – Apparso in prima edizione nel 1972, quando apriva una collana di “servizi” d’autore di Paese Sera, il reportage di un grande giornalista italiano torna in libreria mezzo secolo dopo, su iniziativa della casa editrice romana.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 06-10-2022
In Vietnam ho visto

In Vietnam ho visto

  • Autore: Mario Lenzi
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2022

Ad Hanoi, aveva visto come la città viveva e combatteva sotto le bombe di Nixon. Le funzioni religiose si tenevano alle cinque del mattino, gli esami di maturità dalle 4 alle 7, quando i cacciabombardieri americani avrebbero reso mortale qualsiasi attività diurna. Cinquantanni fa infuriava la guerra del Vietnam e Mario Lenzi, inviato nel Nord comunista dal quotidiano Paese Sera, raccolse le corrispondenze in un volume pubblicato nel 1972 dalla sua testata, apertamente orientata a sinistra nel contesto giornalistico e politico di quei tempi. Mezzo secolo dopo, il reportage In Vietnam ho visto è tornato in libreria per iniziativa delle edizioni All Around di Roma, con le rarissime fotografie in bianconero a corredo del testo, nelle 144 pagine dell’attuale edizione.

Questa pubblicazione è un documento storico, una testimonianza diretta, dal vivo, sotto le bombe dei B52 e dei Phanthom che cercavano di piegare la tenacia del popolo nordannamita con il Napalm e l’esplosivo ad alto potenziale.
Sono pieni di dignità i vietnamiti, scriveva: piccoli, gracili, spesso un po’ curvi per i grandi pesi portati fin da bambini, eppure si muovono con grazia, leggeri come principi. L’intelligenza e la sofferenza li rendono nobili, anche se vestono cenci, pieni di rattoppi. Tutti gli uomini con la solita camicia e pantaloni sul grigio, sandali quasi sempre di plastica senza calzini, che siano ministri o professori d’università, operai o riparatori di biciclette, il mezzo di locomozione nazionale.

“E sono orgogliosi, di quell’orgoglio della gente povera, che non dà spettacolo della propria miseria”.

Lenzi è scomparso nel 2011, il conflitto era terminato nel 1975, Paese Sera ha cessato le pubblicazioni nel 2019, dopo una prima chiusura nel 1994 e tentativi di rilancio nel 2008 e nel 2018.
Era un gran bel giornale, assicura Bruno Manfellotto nell’introduzione all’attuale edizione. La seconda prefazione è di un altro giornalista, Matteo Pucciarelli, e quella originale del 1971 recava la firma del grande Enzo Biagi.

Paese Sera, nato nel 1949 come edizione pomeridiana del Paese (quotidiano dei primi del Novecento chiuso sotto il fascismo e riaperto nel 1948), si era distinto con successo di pubblico soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, pur soffrendo una scarsa raccolta pubblicitaria, emarginato dalle grandi concessionarie perché testata libera, indipendente e di proprietà del Pci. Restava comunque “un gran bel giornale”, originale, spigliato, sorretto da una formula modernissima per l’epoca, a volte corsaro, ma rigoroso nel serio impegno civile e democratico.

Apprendiamo dal blog di Francesca Rizzi che All around è attiva come casa editrice dal 2015, data alla luce da un piccolo gruppo di giornalisti, con l’intento

“chiaro e grande” di crescere per proporsi come l’editore di fiducia dei giornalisti italiani, “grazie alla sua professionalità, competenza, entusiasmo e conoscenza”.

Il volume apriva nel 1972 la collana di reportage d’autore I grandi servizi di Paese Sera. Mario Lenzi veniva presentato come inviato del quotidiano romano in Vietnam del Nord nel maggio-giugno 1972, che aveva descritto le atrocità della guerra, insieme ai problemi, le difficoltà, la vita quotidiana della gente, condizionata ma non spezzata dalle bombe americane. Cinquantanni fa i suoi servizi venivano ripubblicati nella versione originale di qualche mese prima, senza aggiunte o modifiche, nello spirito della collana:

“offrire una testimonianza, sul filo della cronaca viva, dei grandi momenti del nostro tempo”.

Livornese del 1927, Lenzi si è spento nel gennaio 2011 a 84 anni, nella sua casa di Cortona, nell’Aretino. Dopo avere partecipato alla Resistenza, aveva avviato in testate toscane le prime esperienze giornalistiche per poi approdare a Paese Sera, del quale era stato inviato, caporedattore, vicedirettore, tra i più noti e prestigiosi protagonisti del giornalismo e dell’editoria italiana.
Nel profilo dell’autore anticipato da Pucciarelli, il giovane giornalista, anche lui livornese, riprende quanto il nonno Carlo ebbe a scrivere in ricordo di Mario su Repubblica. Del migliore amico di una vita fin dall’infanzia e compagno di partito oltre che collega, Pucciarelli senior citava il viaggio in Vietnam. Tre vietcong di scorta avevano l’incarico di fare scudo a Lenzi con i propri corpi per proteggerlo dalle schegge. Viveva nei tunnel scavati dai combattenti, mangiava riso, insieme a loro. Non era una passeggiata, al contrario degli inviati al seguito degli americani, forniti di tutto e di più.
Al ritorno, diceva scherzando che come inviato era stato scelto lui dai vietnamiti, perché di corporatura minuta e già con i capelli bianchi. Così mangiava poco e ricordava la figura di Ho Chi Minh.

Come metteva in risalto Enzo Biagi, il racconto di Lenzi non si affidava al sentito dire e alle fonti ufficiali, cercava la vita e le storie della gente, badava ai fatti e alle azioni, per capire il segreto di quella forza, il perché di quell’ostinato coraggio. Un piccolo popolo, che non conosceva la parola pace e aveva sempre dovuto lottare per la ciotola di riso e per l’indipendenza, resisteva indomito al più ricco e potente Paese della terra. L’uomo è più forte della macchina, rispondevano al reporter italiano, “provaci sempre, non disperare mai”.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In Vietnam ho visto

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