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Recensioni di libri

Il sigillo di Caravaggio di Luigi De Pascalis

Newton Compton, 2019 – L’intera vita drammatica e artistica di Michelangelo Merisi ricorre nelle pagine di un giallo storico, attraverso la scrittura dinamica e sapiente di un autore appassionato di temi fantastici.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 21-01-2019

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Il sigillo di Caravaggio

Il sigillo di Caravaggio

  • Autore: Luigi De Pascalis
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Newton Compton
  • Anno di pubblicazione: 2019

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Una luce radente illumina solo in parte le figure dipinte, che sembrano emergere dal buio con un “realismo drammatico”. La pittura di Michelangelo Merisi è uno squarcio sul mistero e si presta perfettamente alla scrittura di Luigi De Pascalis, che da sempre predilige la narrativa fantastica. Di questo autore abruzzese trapiantato a Roma, “Il sigillo di Caravaggio” è il primo giallo storico pubblicato da Newton Compton (gennaio 2019, 384 pagine, 12 euro nel formato cartaceo, 1.99 in versione eBook). Una nuova e grande casa editrice dunque per uno scrittore già affermato con i suoi racconti del genere preferito (ha vinto due volte il premio Italia per la letteratura fantastica) e per un romanzo, “Notturno bizantino”, che gli ha meritato l’Acqui Storia 2016, la candidatura allo Strega e una segnalazione al Campiello. È anche disegnatore, premiato a Firenze col Carlo Lorenzini per una graphic novel su Pinocchio collodiano.

Uno scrittore blasonato, perciò, per un artista ammirato quanto chiacchierato.
Ho dipinto Madonne, angeli e martiri per le chiese più importanti di Roma. Ho tagliato l’ombra con la luce, il nero col colore, la morte con la vita. Della mia arte parla tutta l’Italia.

Dice di sé, nel romanzo, Michelangelo Merisi.

Sono un artista, un pittore. Alcuni mi conoscono come Caravaggio, perché sono cresciuto in quel Marchesato.

I genitori erano originari di quella località della pianura bergamasca, ma lui nasce a Milano, dove la famiglia è al servizio del Marchese Francesco Sforza.

Quattro anni fa, a Roma, ho ucciso in duello un uomo e sono stato condannato alla decapitazione.

Ora attende la grazia da Sua Santità. Ha concordato un corrispettivo: tre tele, da portare di persona nella città vaticana.
Racconta tutto questo al giovane pescatore toscano che lo soccorre in una spiaggia della laguna di Orbetello. Vi è caduto, sfinito e ferito, fuggendo dagli inseguitori, tre tagliagole napoletani e romani che lo hanno torturato a lungo dopo il trasferimento via mare, a bordo di una feluca, dal regno di Napoli. Ora lo cercano per ucciderlo.
Per rassicurare lo sbalordito Cecco, Merisi aggiunge che i tre dipinti sono la penitenza pretesa dal cardinale Scipione Borghese, oltre a quella aggiuntiva di portarli personalmente a Roma in segno di sottomissione, per assicurare la sua intercessione presso il papa e far cancellare la pena capitale comminata per l’uccisione in Campo Marzio, nel 1606, di un poco di buono, giocatore d’azzardo, lenone e attaccabrighe.
Tutto questo si ricava dalle rivelazioni di Caravaggio al giovane interlocutore e dalle riflessioni della protettrice dell’artista, la nobile napoletana Costanza Colonna. Lo si apprende attraverso i rapidi, sapienti tocchi di De Pascalis, grande narratore di storia e, in questo caso, di avventura.
Il fantastico c’entra pure, ovviamente e fa ingresso nella narrazione insieme al superstizioso, al quasi soprannaturale, all’alchemico.

Donna Costanza, Marchesa di Caravaggio, è vedova (felice) di Francesco Sforza. Il “tristo marito” è stato sopraffatto dalle febbri polmonari del 1583.
Nei pressi della laguna di Orbetello, non dimentichiamo, sorge l’abitato di Porto Ercole, che tanto sarà fatale nella breve vita del pittore milanese, spirato in Toscana nel 1610, a 39 anni.
Anche in questo giallo storico Merisi non è un santo, ma se è per questo nemmeno sua eminenza Scipione, 33 anni, avido di dipinti e oggetti d’arte. Adora ottenerli dagli artisti, ma non ama compensarne il merito: più finiscono nei guai con la legge - e lui fa in modo che ci finiscano facilmente - più sono indotti a supplicare l’intercessione salvifica del cardinale Borghese, in cambio delle loro opere.

Nei ricordi di Caravaggio ricorre tutta la sua vita, compreso l’apprendistato a Roma, nella bottega del cavalier d’Arpino, che sulle prime lo mise a riprodurre nature morte, per moltiplicare i dipinti manieristi che col fratello faceva arrivare dai paesi fiamminghi. Trattando quelle opere, il giovane si imbatte in una tavoletta di un tale Bosch, che lo colpisce molto, piena di uomini e donne aggrovigliati, in forme diverse da qualsiasi posa classica. Coglie un messaggio in questa specie di orgia: quello Hieronymus, un secolo prima, usava le immagini come se fossero parole. Si mette segretamente a riprodurre il dipinto.
Quella pittura di Hieronymus Bosch nasconde un segreto importante, la chiave per accedere ad un codice alchemico, che apre ai contenuti esoterici del romanzo. Le notizie sulla realizzazione dei capolavori del Caravaggio aggiungono interesse a quello già notevole del romanzo. Nelle pagine compaiono tanti protagonisti di fine 1500: altri artisti, come il Gentileschi e la figlioletta rossocrinita Artemisia, principi della Chiesa, come il cardinale Del Monte, mentore e mecenate del pittore milanese a Roma.
Ma il talento artistico in Caravaggio è pari alla sua capacità di attrarre la mala sorte su chi gli sta vicino. La ragazza di Cecco, Lisa, è rapita col fratellino. Il giovane si pente d’aver soccorso quell’uomo, ma è pur sempre un bravo ragazzo. Lui non tradisce e nemmeno questo romanzo tradirà i lettori.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il sigillo di Caravaggio

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