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Recensioni di libri

Il ragazzo che andò via di Eli Gottlieb

minimum fax, 2020 - Un magistrale romanzo di iniziazione, che ci racconta con spietatezza, sincerità e coraggio di una famiglia disfunzionale, di una burocrazia inattaccabile e della malattia.

Elisabetta Bolondi
Elisabetta Bolondi Pubblicato il 22-11-2020

3

Il ragazzo che andò via

Il ragazzo che andò via

  • Autore: Eli Gottlieb
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: minimum fax
  • Anno di pubblicazione: 2020

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Scheda libro su ibs
Scheda libro su LaFeltrinelli.it
Scheda libro su Libraccio
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Poco prima del ’68 si svolge Il ragazzo che andò via (minimum fax, 2020, trad. S. Reggiani), intenso racconto che lo scrittore americano Eli Gottlieb dedica a un tema forte: la presenza in una famiglia di un corpo estraneo, un figlio autistico, schizofrenico, gravemente disagiato, che la madre ama e da cui non vuole distaccarsi. Siamo nell’estate del 1967, in Vietnam l’esercito americano sta vivendo l’ultima fase di quella guerra sciagurata e in un tranquilla zona del New Jersey vive la famiglia Graubart. Max e Harta hanno due figli: uno di loro, Denny, è un adolescente inquieto e introverso, in grande difficoltà con i genitori, che spia ossessivamente, e con il fratello Fad. Quest’ultimo è affetto da una sindrome autodistruttiva, che lo porta a mordersi le mani, ferirsi, autodistruggersi, quando non riesce a mettersi in contatto con la madre, l’unica che gli parla, lo asseconda, lo aiuta ad affrontare i medici che devono decidere se concedere un sostanzioso sussidio che consenta alla famiglia di tenerlo in casa, oppure allontanarlo per chiuderlo in un ospedale psichiatrico.

Tutto il romanzo è pervaso da un’atmosfera di attesa sempre più angosciosa, mentre il narratore, il giovane Denny, si aggira in casa cercando di spiare e di registrare cosa avvenga nella testa dei suoi genitori, i cui comportamenti sono sempre più devastanti: il padre Max si chiude nel basement a bere compulsivamente whisky, la madre invece reagisce all’esame imminente esibendo una frivolezza che non appare congeniale al suo carattere: si trucca, si veste, si acconcia i capelli per apparire giovane, sana, allegra, mentre è preda di un’ansia spaventosa che la porta a scelte inadeguate alla condizione familiare con cui deve confrontarsi.
Denny ha due amici: il pessimo Derwent, che lo porta su strade negative e lo condiziona allontanandolo dalla sua realtà familiare difficile proponendo fughe improbabili; e poi l’italiana Sabina, una cattolica fanatica da cui Denny è attratto ma che gli propone una spiritualità astratta e bigotta.
Alla fine Denny dpvrà fare i conti da solo con la crescita, la scoperta della sessualità, i rapporti complessi con i genitori, pronti a separarsi e poi a riunirsi in un balletto per lui incomprensibile, e soprattutto con il fratello, il povero Fad, il ragazzo che deve andare via.

Il ragazzo che andò via è un romanzo di iniziazione, scritto in modo magistrale dallo scrittore americano che ha vinto già numerosi premi e che in questo libro ci parla con spietatezza, sincerità e coraggio di una famiglia disfunzionale, di una burocrazia inattaccabile, di una malattia mentale che quando entra nella vita quotidiana di un nucleo può portare alla distruzione di legami, affetti, relazioni. Medici, amici, compagni, restano tagliati fuori: al centro della storia rimangono quattro persone ferite, sconfitte, sole. Ottima la traduzione di Sara Reggiani che registra il linguaggio giovanile di Denny e i suoi pensieri con efficacia seguendo lo stile di Gottlieb, pieno di metafore, di espressioni idiomatiche, di improvvise e inattese citazioni di canzoni, filastrocche, poesie. Non può esserci un lieto fine, ma per Denny può esserci un nuovo difficile inizio.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il ragazzo che andò via

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