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Recensioni di libri

Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa di Francesca Mattei

Pidgin, 2021 - Una raccolta di racconti sull’inconciliabilità della vita con le aspettative della società.

Chiara Bianchi Pubblicato il 24-06-2021
Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa

Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa

  • Autore: Francesca Mattei
  • Genere: Raccolte di racconti
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2021

Edita da Pidgin Edizioni, questa raccolta di racconti segna l’esordio editoriale di Francesca Mattei. Alcuni dei diciassette racconti de Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa sono stati pubblicati precedentemente su riviste letterarie italiane (Verde Rivista, l’Elzeviro, Clean, Split, Voce del Verbo, Narrandom, Malgrado le Mosche sono solo alcune tra quelle che hanno ospitato i suoi racconti).
Attraverso un filo sottile, si legano alla vita di provincia, narrando una serie di dinamiche disordinate – e di profondo disagio – in cui si muovono i personaggi, voci femminili, ma non solo.

La successione dei racconti costruisce una storia nelle storie, con un inizio e una possibile conclusione, che non è fine, ma soltanto una possibilità di guarigione.
Nel respirare l’aria di questa città di provincia, sfondo e ambientazione di tutti i racconti, è facile percepire l’osmosi che caratterizza luoghi e personaggi, li rende partecipi a sé stessi e inadeguati a qualsiasi rivalsa.
Tutto resta come deve essere. Tutto va come deve andare.

Arrendevolezza, inconsapevolezza di poter scrivere un finale diverso, maschere alle quali pare privata la possibilità di mutare. Una sorta di incomunicabilità che le estirpa dal cambiamento, mentre sotto la pelle continuano a sentire.
Si accartocciano nelle loro quotidianità, a volte più simili alla bestie, lontani dal raziocinio, ai margini della società, diversi, patologicamente colpiti dalle loro abitudini, senza il minimo dubbio sull’efficacia delle loro scelte, questi personaggi vivono.
E vivere non corrisponde sempre a parametri precisi, globalmente riconosciuti.
Alcuni passaggi sono poeticamente deflagranti, come "Ho un teschio bellissimo" dal racconto Struttura ossea.

Il disordine delle cose e dei corpi, i vestiti tolti, nudità e sesso nelle ore più improbabili, il turbamento della fuga e poi ancora l’immobilismo. L’indesiderabilità di un altrove. L’alcol e la droga imbanditi come leccornie nella casa che fece prigionieri Hansel e Gretel – non si resiste alle tentazioni – mentre il corpo vive e la mente dimentica, nel risveglio dei sensi in primavere glaciali e sterili.
Aspettative fallimentari, la fragilità dei corpi, rotti, storti, bellissimi nelle loro imperfezioni. Case sottosopra rendono visibile il groviglio, di pensieri e d’intenti, di queste figure umane, troppo umane. Estremamente vere.
Il disagio, raccontato con naturalezza, risulta credibile anche nei punti dove il racconto sfiora il limite.

Nella mappa delle periferie, in quegli squarci di vita, ci sono soprattutto le emozioni. Nessuno dei personaggi chiede apertamente aiuto, ma tutti sembrano invocarlo attraverso le azioni. Certo, questa è soltanto un’interpretazione imposta dalla normativa sociale, ma chissà, forse dovremmo guardare oltre, captare l’esistenza come qualcosa che va al di là di quanto la società impone, scoprendo chi prende la propria deformante vita così com’è.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il giorno in cui diedi fuoco alla mia casa

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