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Storia della letteratura

Il fringuello cieco di Giovanni Pascoli: testo, analisi e commento della poesia

Oggi si celebra la Giornata Internazionale degli Uccelli Migratori. Quale occasione migliore per scoprire testo e analisi di un componimento di Giovanni Pascoli dedicato a un fringuello?

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 14-05-2022
Il fringuello cieco di Giovanni Pascoli: testo, analisi e commento della poesia

Il 14 maggio 2022 si celebra la Giornata Internazionale degli Uccelli Migratori. Quale occasione migliore per scoprire un componimento di Giovanni Pascoli dedicato a un uccello migratore? Scopriamo insieme testo analisi e significato de Il fringuello cieco.

Il fringuello cieco è un testo esemplare per il fonosimbolismo e per il motivo della cecità in chiave decadente. Riuscite a immaginare sei uccelli che si interrogano sull’esistenza di Dio?
Composta nel 1902, la poesia è contenuta nella raccolta Canti di Castelvecchio, pubblicata nello stesso anno dell’Alcyone di D’Annunzio, ossia nel 1903. Secondo il Baldacci sarebbe "un sottoprodotto rispetto a Myricae". I testi della raccolta fanno capo a tre nuclei concettuali, già presenti in Myricae: la natura presentata in chiave impressionista, il dramma della morte del padre, la minaccia costante della morte.

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Testo de Il fringuello cieco

Finch... finché nel cielo volai,
finch... finch’ebbi il nido sul moro;
c’era un lume, lassù, in ma’ mai,
un gran lume di fuoco e d’oro,
che andava sul cielo canoro,
spariva in un tacito oblio...

Il sole!... Ogni alba nella macchia,
ogni mattina per il brolo,
“Ci sarà?" chiedea la cornacchia;
“Non c’è più!" gemea l’assïuolo;
e cantava già l’usignolo:
“Addio addio dio dio dio dio..."

Ma la lodola su dal grano
saliva a vedere ove fosse.
Lo vedeva lontan lontano
con le belle nuvole rosse.
E, scesa al solco donde mosse,
trillava: “C’è, c’è, lode a Dio!"

“Finch... finché non vedo, non credo„
però dicevo a quando a quando.
Il merlo fischiava: “Io lo vedo";
l’usignolo zittìa spiando.
Poi cantava gracile e blando:
“Anch’io anch’io chio chio chio chio..."

Ma il dì ch’io persi cieli e nidi,
ahimè che fu vero, e s’è spento!
Sentii gli occhi pungermi, e vidi
che s’annerava lento lento.
Ed ora perciò mi risento:
“O sol sol sol sol... sole mio?"

Contenuto e significato del componimento

In questa poesia, l’io lirico è il fringuello, che parla in prima persona e rappresenta simbolicamente il poeta che ascolta la sua interiorità.

“Fino a quando ebbi la possibilità di volare e di avere il mio nido in cima al gelso, in alto lontano brillava il sole. Intanto il cielo era pieno del canto di tutti gli uccelli dall’alba al tramonto.”

Nella seconda strofa Pascoli introduce cinque uccelli che, all’alba prima del sorgere del sole, si interrogano sull’esistenza di quest’ultimo, emblema della fede.
In un fitto giardino coltivato dall’uomo, la cornacchia si chiede se il sole sorgerà; l’assiuolo asserisce che il sole non c’è; l’usignolo si accoda all’opinione di quest’ultimo.

L’allodola, insieme al merlo, è l’unica a vedere il sole, per questo l’autore le dedica un’intera strofa. Il fringuello vuole una prova dell’esistenza del sole, come indica il verso "finché non vedo, non credo", prima di essere però privato del senso della vista. Anche questa volta l’usignolo si associa all’ultimo parere, quello del fringuello. Nell’ultima strofa il fringuello rivela che, dopo essere stato catturato dai bracconieri, vide diventare progressivamente tutto nero.

Gli ultimi due versi mi sembrano polisemici. Le possibilità sono tre:

  • dopo l’accecamento il fringuello perde la fede. In base a questa ipotesi interpretativa il fringuello, emblema dell’uomo educato al Positivismo, crederebbe solo nella concretezza di ciò che percepisce con i cinque sensi;
  • la cecità gli regala la fede, in quanto condizione privilegiata che permette al fringuello di vedere ciò che, integro, non riusciva a vedere;
  • la cecità permette una diversa visione del mondo.

Metrica e retorica

La poesia è composta da sestine di novenari con schema di rime: ABABBX (la X indica la rima costante in -io).
La cifra distintiva dei versi è il fonosimbolismo o onomatopea simbolica.

Qual è la differenza tra fonosimbolismo (onomatopea simbolica) e semplice onomatopea?

L’onomatopea è una figura retorica di suono che consiste nella riproduzione di un dato acustico, privo di significato proprio. Avete presente miao che riproduce il verso del gatto o brumbrum dei bambini che ignorano il sostantivo automobile?
A latere ci sono termini o verbi onomatopeici, come borbottarre o sussurrare, il cui significante rispecchia il significato. Questa onomatopea è mimetica perché finalizzata a riprodurre un suono. Frequente nell’antichità Romana e Greca: il poeta epico Ennio riproduce il suono dei tamburi in battaglia. Il commediografo Aristofane il gracidare delle rane.

Il fonosimbolismo, invece, non ha solo l’obiettivo di riprodurre un dato acustico, bensì di suggerire altro come un simbolo. Diamo un’altra occhiata al testo:
"Finch" compare 5 volte, alcune seguite dai puntini di sospensione. "Finch" è il verso del fringuello, ossia un’onomatopea mimetica. Però è sempre in coppia con "finché" secondo questo ordine: "Finch... finché volai", "Finch...ebbi", "Finch... finché non vedo non credo". Qual è il significato di questa accoppiata in un solo verso?
In incipit "finch" è una cellula onomatopeica che si trasforma nella congiunzione "finché". In altre parole l’onomatopea viene grammaticalizzata, acquistando senso. Di contro nel verso 12 assistiamo al procedimento inverso: "Addio, addio dio dio dio dio..." perché questo verso scivola dal senso del termine addio al non senso dell’onomatopea.
Tecnicamente i due movimenti di segno opposto sono: la grammaticalizzazione dell’onomatopea che dà voce al pensiero del fringuello. La sgrammaticalizzazione di parole che diventano suoni.

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Analisi

Il fringuello cieco è una poesia allegorica sull’esistenza di Dio. Gli uccelli incarnano le posizioni dell’essere umano di fronte alla fede:

  • la cornacchia rappresenta l’uomo dubbioso;
  • l’assiuolo il miscredente, lo scettico, l’indifferente;
  • l’usignolo rappresenta l’uomo debole che si fa influenzare dalle opinioni altrui;
  • l’allodola e il merlo veicolano una fede salda;
  • il fringuello potrebbe simboleggiare l’uomo contemporaneo a Pascoli educato al Positivismo, perché chiede una prova scientifica dell’esistenza di Dio. Persa la vista, la figura del fringuello si presta a una doppia interpretazione. Se vediamo nell’accecamento la perdita della fede, è indubbio che questo evento sia presentato in modo violento e traumatico. Di contro, se la cecità da ostacolo diventa occasione di vedere davvero... il fringuello acquista il dono della fede solo dopo aver perduto la vista, causa terzi. E se avesse ragione il Contini per cui la cecità è una metafora di come Pascoli vede il mondo?

L’accecamento dei fringuelli

Avete mai sentito il detto "orbo come ’n finç"? Ora ne scoprirete l’origine.

Malgrado il divieto del 1913, ribadito con la legge 157/92, questa barbarie continua a essere praticata dai bracconieri. Consiste nell’accecare i fringuelli con spilli roventi per potenziare le loro capacità canore: il loro canto diventerebbe più intenso e continuativo. Infatti l’animale, costretto al buio, canta sempre. Tecnicamente viene inserito in un complesso sistema di capanni, reti e vegetazione naturale detta "roccolo". Un’esca efficace e costosa per attirare i suoi conspecifici. Non è una pratica agghiacciante?

I temi del componimento

In sintesi, i principali temi di questa poesia sono:

  • La riscoperta della fede;
  • La perdita della fede dell’uomo;
  • Un modo diverso di vedere;
  • L’esaltazione pascoliana della funzione oracolare degli uccelli;
  • Il fonosimbolismo pascoliano.

Il motivo della cecità in Pascoli

Per comprendere questo componimento, occorre accostarlo a Il cieco e Il cieco di Chio. Per brevità accenno solo al primo, contenuto nei Poemetti, una raccolta dalle complesse vicende editoriali, la cui prima edizione risale al 1897.

Il cieco è anche un testo autobiografico, il cui significato si può riassumere con queste parole: come un non vedente ha perso il suo cane, così l’umanità ha perso i suoi valori di riferimento.
Non dimentichiamo però, osserva la critica psicologica, che Il cieco è stata composta a ridosso delle nozze della sorella Ida con Salvatore Berti. Pascoli si rifiutò di partecipare alla cerimonia, limitandosi a consegnarle la dote. La concomitanza cronologica ci permette di affiancare anche questa proposta interpretativa. Nel momento in cui Ida abbandona il nido, il poeta perde un punto di riferimento. La depressione che ne seguì avalla questo spunto esegetico.

A differenza de Il cieco, ne Il fringuello cieco la cecità non è necessariamente una condizione invalidante perché si presta a diverse interpretazioni.

A me viene in mente la cecità in Edipo, Montale e Saramago. Dante, invece, questa volta non c’entra perché il poeta fiorentino propone una cecità di tipo morale, coincidente con il peccato.

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