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Recensioni di libri

Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini

Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul... C’è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più.

Recensore esterno
Maria Anna Filosa - Recensore esterno Pubblicato il 13-09-2010

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Il cacciatore di aquiloni

Il cacciatore di aquiloni

  • Autore: Khaled Hosseini
  • Genere: Avventura
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Anno di pubblicazione: 2004

Recensione 1 - Spesso i ragazzi di oggi costruiscono il loro mondo nelle mura domestiche, attaccati alla TV o al computer e non si accorgono che fuori c’è un mondo. Magari alcuni allargano i propri orizzonti fino alla propria città, ma non basta; non basta perché nel mondo c’è molto di più e, se a volte ci affacciamo dalle mura che abbiamo costruito intorno a noi ci limitiamo ad osservare tutto ciò che c’è di positivo. Ma il mondo non è tutto rose e fiori e di questo ci dà un assaggio questo libro, che è ambientato in Afghanistan. Questo paese come sappiamo è sempre in conflitto e non è possibile vivere una vita serena come quella che ci costruiamo nelle nostre case, lì, non si può scegliere se essere felici o fare la guerra, è tutto già deciso per loro; perché anche se sei contro la guerra è la guerra che distrugge te. Dicono che sullo sfondo di questo romanzo il tema ricorrente è l’amicizia, ma io non sono pienamente d’accordo, perché l’amicizia è un sentimento che deve corrispondere tra almeno due persone e in questo racconto non è stato così. È vero che in fondo Amir ha voluto sempre bene ad Hassan, ma non glielo ha mai dimostrato, e questa non è amicizia. Non ha mai fatto un gesto carino, mai una parola d’affetto, mentre Hassan era da sempre devoto a lui, ma non perché era il suo servo, ma perché per lui era un vero amico e pur di non tradirlo avrebbe dato volentieri anche la vita, infatti l’ha più volte dimostrato nel romanzo. Ed è veramente toccante il senso di devozione di Hassan, un sentimento che purtroppo oggi non esiste più. Non mi permetterei mai di riassumere questo romanzo in poche righe, sarebbe un’offesa, ma ciò che posso fare invece è consigliarvi di leggerlo. A chi l’ha già letto posso dire che secondo me la parte più bella è il finale, quando il nipote di Amir finalmente abbozza un sorriso.

“era solo un sorriso, niente di più. Le cose rimanevano quelle che erano. Solo un sorriso. Una piccola cosa. Una fogliolina in un bosco che trema al battito d’ali di un uccello spaventato. Ma io l’ho accolto. A braccia aperte. Perché la primavera scioglie la neve fiocco dopo fiocco e forse io ero stato testimone dello sciogliersi del primo fiocco.”

Per me questo pezzo è triste e bello allo stesso tempo, perché quel bambino aveva visto tante cose, troppe cose fino ad allora, cose che da noi un bambino non immagina neanche, cose che hanno strappato e portato via la sua infanzia. Per questo anche un piccolo sorriso abbozzato per questi bambini significa tanto, significa che forse stanno dando una nuova speranza e un’altra possibilità alla loro vita.

Recensione a cura di Paola Pugliese

Recensione 2 - Un ragazzo corre, perso nel vento, alla ricerca del suo aquilone, l’unico rimasto in gara. Un “hazara” lo affianca, pronto a supportarlo nella caccia. Questo lo sfondo dello struggente romanzo dello scrittore afgano Khaled Hosseini, autore del best seller “Il Cacciatore di Aquiloni”.

Una storia, quella del ricco Amir agha e del fedele hazara Hassan che ha un unico sfondo: Kabul prima e dopo la distruzione telebana. Un passato, quello di Amir, che ritorna dal nulla quando anni dopo, in seguito alla fuga dal proprio paese, egli stesso riceve una telefonata. Il ritorno al giorno in cui assistette inerte alla violenza perpetrata sul suo amico Hassan non lo ha mai abbandonato. Pian piano tutta l’indifferenza del suo gesto lo sommerge. L’unica possibilità di emergere gli viene data dal vecchio e morente amico di Babà, suo padre, Rahim Khan. Amir deve ritrovare assolutamente Sohrab, il figlio di Hassan. Suo fratello. Tutto è allora chiaro per il giovane agha.L’affetto e le attenzioni di Baba ed i suoi pianti quando, in seguito ad un’ingiusta accusa di furto, Alì decide di abbandonare la casa e di portare Hassan con se. La verità è un boccone amaro da digerire. Ma Amir, da sempre consideratosi un codardo, decide di rimediare inferto al suo fratellastro trovando suo figlio. Suo nipote. Non sarà facile. L’Afghanistan non è più l’oasi felice della sua infanzia. Il regime telebano ha distrutto ogni cosa, piegando la popolazione alle sue voglie più perverse. La crudeltà colpisce anche il piccolo sohrab, costretto a far da giullare alla corte del capo telebano Assef, lo stesso che anni fa aveva ucciso l’innocenza di suo padre.

Non sarà facile per lo statunitense acquisito Amir superare tutte le assurde barriere burocratiche per portare in America il giovane hazara. Ma la sfida più ardua da vincere è curare le ferite del piccolo, violentato nel corpo e nell’anima. Ferite che, ben presto, diventeranno piaghe che lo porteranno al suicidio. Per fortuna il destino di Sohrab è già stato scritto. San Francisco e Soraya, moglie dello scrittore Amir, riporteranno sul suo viso una parvenza d’innocenza ed un sorriso che sembrava essersi perso nelle pieghe del tempo.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il cacciatore di aquiloni

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