Il sogno di aprire un ristorante... e di non chiuderlo prima di svegliarsi
- Autore: Renato Collodoro
- Genere: Marketing e Business Management
- Anno di pubblicazione: 2012
“Il minestrone è orgoglioso e sicuro di sé (…).
Si dichiara, si presenta pezzo per pezzo (…).
Il minestrone è rispettoso, perché non ha paura delle diversità. Non le giudica, non le disprezza, non le rifiuta. Ma soprattutto non cerca di conformarle, addomesticarle, appiattirle o spremerle. Come fa invece il passato di verdura (…), sciatto, triste, senza personalità”.
Il brano qui sopra riportato è un estratto dal libro di Renato Collodoro “Il sogno di aprire un ristorante..e di non chiuderlo prima di svegliarsi”, un libro che, a differenza di quanto si possa presumere dal titolo, non raccoglie indicazioni tecniche per avviare un’attività di ristorazione, bensì la più spassosa e - è il caso di dirlo - gustosa raccolta di avventure, bislacche e non, poste in essere da quanti si sono cimentati nell’agognata impresa di aprire un locale in proprio.
Dietro un titolo non particolarmente accattivante, infatti, riguardante oltretutto un argomento ai nostri giorni più che inflazionato e di dominio pubblico, si nasconde in realtà la sorpresa di una vena comica irresistibile che percorre tutte le pagine del libro senza lasciare sosta.
L’autore, con una scrittura piacevole, arguta e a tratti esilarante, passa in rassegna i vari tipi umani che, nella sua lunga carriera di oste, ha visto avvicendarsi nel cercare di realizzare quello che sembra un sogno di facile portata per sfuggire a lavori alienanti e ripetitivi, svolti in città grigie e sporche: aprirsi un ristorante in proprio! Collodoro ci elenca i vari squinternati tentativi - di cui è stato testimone negli anni - di aprire un’attività di ristorazione da parte di gente spesso con nessuna esperienza o competenza in materia, quali il compagnone stanco della propria vita, il manager rampante, ma anche ragazzi avveduti e talentuosi. E passa anche i rassegna i clienti che, nella sua carriera, ha visto avvicendarsi uno dopo l’altro: il precisino, che esamina preventivamente il menù dal suo computer, quello che con fare da addetto ai lavori tedia oste e camerieri, l’intenditore pretenzioso, e cataloga tutto e tutti con il suo tratto veloce ed esilarante.
Non mancano, però, anche le riflessioni serie sulla scelta di vita, sulla vocazione o “la chiamata della padella”, come la chiama ironicamente Collodoro: c’è raccontata la determinazione di chi ha fallito una volta, ma seguendo la “vocazione”, è riuscito a realizzare veramente il suo sogno, con impegno e determinazione; come Roberto, che, lasciata la facile strada del posto sicuro in fabbrica, è riuscito ad aprire il suo piccolo e confortevole locale. Come Giuseppe, che ricavando un carrettino dei gelati da un’Apecar, riesce a procurarsi di che vivere andando a cercare lui stesso il lavoro davanti alle scuole, e per il quale la cosa più bella è la soddisfazione dei piccoli clienti, pur nelle ristrettezze che questa scelta gli ha procurato.
Eppure ha realizzato il suo sogno, la sua vocazione, la sua “chiamata della padella” anche se a costo di rinunce e sacrifici... ed è felice, perché la vita è come la buzzonaglia di tonno:
“scura, sanguigna amara (…), e poi domata. Sapore di vita.”
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