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Storia della letteratura

Il giardino di Armida nella "Gerusalemme liberata" di Tasso

Rinaldo si perde nel giardino di Armida. Non è la prima volta che un eroe resta prigioniero di una maga, ma Tasso introduce alcune novità. Ecco cosa c'è da sapere sull'episodio della "Gerusalemme liberata".

Isabella Fantin
Isabella Fantin Pubblicato il 01-12-2021
Il giardino di Armida nella "Gerusalemme liberata" di Tasso

In copertina, Rinaldo e Armida di Francesco Hayez.

Nel poema epico cavalleresco di Torquato Tasso dal titolo Gerusalemme liberata, uno dei migliori paladini al seguito di Goffredo di Buglione smette di combattere. Chiariamo insieme il mistero: il paladino sosta appagato nel giardino della maga Armida. Cosa è successo? Cos’è esattamente il giardino? E soprattutto, qual è il significato del celebre episodio "Rinaldo nel giardino di Armida"?

Il giardino di Armida: il labirinto

Il giardino di Armida è situato in uno scenario eccezionale, in un’isola oltre le Colonne d’Ercole, dunque segregato dal contesto civile dell’Europa occidentale e cristiana. Oggi diremmo ai confini del mondo. Rinaldo si smarrisce nel labirinto incantato dell’affascinante maga Armida e ne rimane prigioniero.

Non è la prima volta che un eroe è prigioniero di una maga. Qualche esempio: a parte l’Odissea, la maga Alcina in Ariosto e il palazzo di Venere nel Poliziano.
Coerentemente con l’architrave religiosa che sostiene l’intero poema, Tasso introduce un nuovo elemento: il labirinto, ossia un giardino lussureggiante ed intricato come un labirinto. Quest’ultimo è il simbolo dello smarrimento della ragione tra la pluralità degli impulsi che spingono alla devianza. È uno spazio che come abbiamo osservato, essendo separato dal vivere civile in senso cristiano, rappresenta il trionfo dell’irrazionalità. Perché nei suoi meandri è arduo trovare la retta via, frutto di una scelta secondo ragione.

La magia: un alibi narrativo

Dunque, è in questo luogo che Rinaldo si dedica al piacere dei sensi dimenticando i suoi doveri di crociato. A questo punto è d’obbligo chiedersi cosa sia mai successo al campione della cristianità. La risposta è semplice: Rinaldo è vittima di un incantesimo, di un traviamento morale momentaneo che lo rende succube di Armida. In questa prospettiva la magia è un alibi narrativo, come osserva il critico letterario Almansi. Vediamo insieme perché.

Rinaldo è l’eroe predestinato sia a vincere il male, assicurando la vittoria alla causa cristiana, sia a soccombere a uno smarrimento momentaneo subendo la seduzione di Armida. In altre parole questo personaggio vive lo scontro tra dovere militare e ricerca edonistica del piacere. Ma subire la seduzione femminile significa perdere la propria identità di guerriero, per degradarsi con la sottomissione ad Armida, con cui si trastulla nell’ozio dei sensi.
È fondamentale che Rinaldo sia vittima di un incantesimo delle forze del male. Perché? Perché è moralmente inaccettabile che un crociato preferisca soddisfare il proprio sogno privato di amore e felicità, piuttosto che combattere per liberare il Santo Sepolcro. Di conseguenza, quando ciò accade come nel caso di Rinaldo nella Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, ci deve essere per necessità lo zampino delle forze del male.
In questo modo è chiara l’osservazione critica che individua nella magia diabolica l’alibi narrativo che legittima, sul piano psicologico e strutturale, la devianza morale di Rinaldo.

L’epilogo della vicenda

Come finisce la vicenda? I fidi compagni Carlo e Ubaldo prima penetrano nel giardino con l’aiuto delle forze del bene, poi fanno specchiare il paladino smarrito in uno scudo usato come uno specchio. È cosi che Rinaldo, presa coscienza della sua abiezione morale, si riscuote dall’ozio amoroso e pieno di vergogna è pronto a riprendere il suo posto nella guerra santa. Da questo momento in poi le sorti della guerra, ancora piuttosto incerte, volgeranno a favore dei cristiani.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il giardino di Armida nella "Gerusalemme liberata" di Tasso

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