Gemello falso
- Autore: Antonio Bux
- Categoria: Poesia
- Anno di pubblicazione: 2022
Gemello falso (Avigliano editore, 2022) di Antonio Bux è una raccolta di poesie che in sostanza ci racconta perché è un male mangiare, perché è un bene digiunare.
Sembra proprio un problema autobiografico, ma la poesia è “Finzione”, travisamento ed è ambigua, non la riduci a un problema di una singola persona, poiché è porosa, assorbe da tutti.
Raccontata da un uomo, la smania di “perdere peso” sembrerebbe una pratica inusuale: il genere maschile non ha sempre bisogno di accettare il proprio corpo per legittimarlo, non è il corpo lo strumento che, invece, serve alle ragazze e alle donne per trovare il modo per vivere in pace con sé stesse.
Quindi Antonio Bux, pur davanti a un problema devastante, deve essere leggero, deve usare lo strumento dell’ironia. Dopotutto il grasso in un uomo fa simpatia, o forse meglio dire “faceva”. La verità è che anche gli uomini adulti oggigiorno si strapazzano davanti alla bilancia e sono tormentati dalle apprensioni della mamma.
Anche chi, come Antonio Bux che scrive da innumerevoli anni e ha già maturato uno stile poetico personalissimo, di fronte al cibo e alla mamma diventa un bambino irascibile, e scrive:
Mamma, tu mi hai amato col cucchiaio / e ora ho sempre voglia di mangiare / il mio sguardo comunque vede grasso / anche la prima volta che sono dimagrito / allo specchio non splendeva quella parte. / Le ragazze finalmente aperte, e le parole finalmente/ sceme. Tonino il bonaccione / era un ricordo, Antonio il fringuello / già scovava il nido. Eppure, mamma, io so / la tua vendetta, la vita che hai negato / al destino altrove. Ma io ti vedo in bicicletta / con i tuoi sei anni / a disegnare fiori di neve / e un vero amore. Sono di te il mare ricordato / quando San Menaio apriva le sue coste / e tu, ragazza, non sapevi che io c’ero./ Ora ti guardo solo per guardarmi / come te io subisco il mio riflesso.
Che poi questo mio desiderio recente di spiegare poesie, finisce in uno specchio. Mi ci ritrovo riflesso perché anche io, come il poeta, ho patito un disordine alimentare in età adulta: mi trovavo a mettere su chilo dopo chilo, senza quasi accorgermi di come fossi cambiato, per poi non mangiare quasi più, ma continuando a vedermi sempre grasso allo specchio.
Quindi il poeta Bux trascina molti di noi nel suo personale “problema” e quasi ci consola che la poesia possa dedicarsi non solo ai temi cosiddetti "alti", ma anche all’ansia con cui si confrontano in molti ogni volta che aprono un frigorifero.
Anche se il poeta si avvicina a problemi "comuni" di tante persone, ci tiene a sottolineare che per lui sono soltanto le rime e il disprezzo di sé stesso accumulato coi chili di troppo a pesare, mentre il resto è solo gossip letterario.
Addirittura si rifugia nel passato, scomoda l’inferno pasoliniano per ritrovare una distanza coi suoi potenziali lettori, come dire sono contento che mi leggiate ma io sono sopra mentre voi siete sotto, nel limbo.
.../Tutti tranne io, anche volendo non ero contato/ così mi interrogavo mentre vedevo l’inferno/ pasoliniano in quei volti e tra le cinture slacciate / il peso della storia, la carne animale che non è parole... [...]... / Come dire questo scritto così. Ho paura di fare del male.
Questa paura di fare del male ha diverse possibilità di interpretazione, ma è proprio con un verso simile che il poeta mette in atto quella distanza tra poeti e lettori, che chi scrive trova necessaria, legittima. Perché in caso contrario, per chi non ha dimestichezza con gli endecasillabi, né con le figure retoriche, né con le metafore, si corre il rischio di credere che la poesia sia la "matrigna" della canzone pop.
E poi c’è la questione del "gemello falso", ovvero del doppio. Lo specchio rimanda un poeta magro che ha mangiato solo insalata, ma in realtà non è stato così generico nella descrizione. Oltre all’insalata iceberg ha mangiato anche lenticchie e cicoria e bevuto solo acqua e mai birra. Ma se lo specchio rimanda un Antonio che diventa Tonino, è l’altro il gemello falso, e non è detto che il poeta sia realmente ingrassato.
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