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Recensioni di libri

Friedl e i bambini di Terezín di Federico Gregotti

Einaudi Ragazzi, 2021 - La vera storia della pioniera dell’arteterapia, Friedl Dicker-Brandeis, che grazie all’arte riuscì ad aiutare centinaia di bambini deportati.

Antonella Stoppini
Antonella Stoppini Pubblicato il 27-01-2023
Friedl e i bambini di Terezín

Friedl e i bambini di Terezín

  • Autore: Federico Gregotti
  • Genere: Storie vere
  • Casa editrice: Einaudi
  • Anno di pubblicazione: 2021

Friedl e i bambini di Terezín (Einaudi Ragazzi 2021, Collana “Semplicemente eroi”, con la consulenza del Professor Frediano Sessi) di Federico Gregotti, narra la vera storia dell’artista e insegnante austriaca di origine ebraica Friedl Dicker-Brandeis (Vienna1898 – campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau 1944), ritenuta una dei pionieri dell’arteterapia, che grazie all’arte riuscì a rendere più sopportabile l’esistenza di centinaia di bambini deportati e a fare sì che la loro memoria sia ancora oggi conservata.

Siamo a Praga nell’aprile 2019.

Ogni anno durante le vacanze di Pasqua la famiglia di Andrea ha l’abitudine di visitare una città d’arte o una capitale europea.

Nel corso degli anni hanno ammirato le bellezze di Londra, Parigi, Amsterdam e
Barcellona e, per rimanere in Italia, sono stati a Roma, Firenze e Venezia. Andrea, tredici anni un cespuglio di riccioli neri e due occhi azzurri profondi come un lago di montagna, ama viaggiare in compagnia dei genitori. Il ragazzino ha i suoi interessi, che coltiva con entusiasmo fin da quand’era piccolo: adora il mondo dei fumetti e ama collezionare statuine, magliette e ogni sorta di gadget ispirati ai suoi personaggi preferiti. Però Andrea non ha ancora le idee chiare su come poter trasformare, quando sarà grande, le sue passioni in un lavoro.
Quest’anno per le vacanze di primavera la famiglia di Andrea ha scelto una città che sembra davvero poter accontentare tutti: Praga, che è una perfetta miscela di storia, arte e gastronomia cui si aggiunge un pizzico di magia. Nella bella città magiara la famiglia ha ammirato la Città Vecchia, attraversato il maestoso ponte Carlo con le sue trenta statue, per poi risalire la collina su cui si ergono il Castello e la cattedrale di San Vito. Nel quartiere ebraico con le sue vivaci botteghe e le numerose sinagoghe dopo una sosta al vecchio cimitero i tre viaggiatori sono andati a visitare il Museo Ebraico. Proprio mentre stanno curiosando tra le sale dedicate alla storia degli ebrei di Boemia, l’attenzione di Andrea è catturata da un cartello colorato sul quale è scritto:

Friedl’s cabinet: i disegni dei bambini di Terezín.

Leggendo il bel volume che l’autore dedica “A mia figlia Chiara, che mi ha accompagnato in ogni pagina di questo libro”, sarà difficile non provare lo stesso smarrimento di Andrea davanti alle foto in bianco e nero, che ritraggono alcuni gruppi di bambini sorridenti seduti in cerchio a disegnare i loro schizzi dai colori accesi e dalle linee marcate.

Eppure non è stato tutto vano se una donna straordinaria ha reso possibile che i disegni dei suoi allievi rimanessero imperituri, a dimostrazione che anche in un luogo dove regnano le tenebre una luce di speranza può essere accesa.

“Estetica come qualcosa d’altro, una pelle più sottile a protezione del caos... Estetica, ultima stanza, mezzo di fuga, ultimo motore in grado di creare produzione, come difesa per l’uomo contro forze su cui non ha alcun controllo…”.
Friedl Dicker-Brandeis, dicembre 1940.

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Friedl e i bambini di Terezín

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