Fede e bellezza
- Autore: Niccolò Tommaseo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2013
Fede e bellezza è il titolo di un romanzo scritto da Niccolò Tommaseo. Intellettuale attivo su diversi fronti, laureato in giurisprudenza, Tommaseo è stato, anche, un importante linguista, che insieme a Bernardo Bellini diede vita al Dizionario della lingua italiana.
Famose le sue diatribe con Giacomo Leopardi, suo contemporaneo, con il quale mal si sopportava. I due, tramite penna, se le diedero di santa ragione; e Niccolò – con molta acredine – continuò a sbertare il poeta anche dopo la sua morte. Tommaseo non apprezzava le riflessioni amare di Leopardi, e – certamente – la sua visione dissacrante dell’esistenza. Egli era, infatti, un fervente cattolico, sebbene si dica che, in lui, la fede dovesse convivere con un’accesa sensualità. La ricerca di un amore duraturo, sorretto dalla fede, che metta al riparo dalle tentazioni terrene, è il tema principale di Fede e bellezza (BUR, 2013, introduzione e note di Daniele Mattalia), uscito per la prima volta a Venezia nel 1840.
Il romanzo, diviso in sei libri, ha come protagonisti Giovanni, scrittore - figura dalla spiccata connotazione autobiografica - e Maria, una donna semplice e in cerca della propria strada.
La struttura del racconto, per i tempi in cui vide la luce, non manca di audacia e originalità: di volta in volta la storia viene raccontata in prima persona da Maria, oppure attraverso i diari di Giovanni, oppure, ancora, in terza persona.
Si parte con il racconto delle avventure di Maria, la quale, rimasta ancora giovane senza i genitori, decide di trasferirsi a Parigi a casa di una conoscente. Qui, iniziano le sue esperienze amorose con diversi uomini, piuttosto deludenti, nessuna delle quali è in grado di sfociare in un rapporto sincero e profondo. Si tratta di una donna che, evidentemente, perlomeno in un’ottica cristiana, imbocca senza volerlo la strada della perdizione, sebbene Tommaseo non sembri esprimere alcun giudizio morale – implicito od esplicito – nei suoi confronti. In seguito, attraverso i diari, entra in scena Giovanni. Anche lui, per quanto riguarda la sfera dei sentimenti, sembra muoversi su un terreno incerto.
Quando i due si incontrano, nasce dunque un’intesa, un rapporto affettuoso destinato ad evolversi, sebbene non manchino le difficoltà. Infatti, malgrado si vogliano bene, restano a una prudente distanza, esitano a compiere il passo decisivo. Partono, dunque, delle scaramucce dall’esito incerto. In realtà, Giovanni non vuole sposare Maria perché teme di non avere le risorse economiche per mantenerla. Tommaseo, dunque, rappresenta, in lui, la tipica figura dell’intellettuale capace di usare le parole, ma privo di grandi risorse pratiche.
È qui che subentra Rosa, uno dei personaggi più vivi, e meglio caratterizzati, della storia. Una donna che, con piglio pratico, avvezza alle questioni di cuore, fa da ponte tra i due innamorati. In pratica, mette Giovanni davanti al fatto che, se davvero vuol bene a Maria, non dovrebbe farsi problemi inutili: i soldi ci sono, basta poco, in fondo, per tirare a campare. Tommaseo descrive il matrimonio tra Giovanni e Maria senza troppi romanticismi. Sposarsi è raggiungere una sorta di pacata serenità: mettersi al riparo dalla confusione del mondo esterno, dalle sue trappole e dalle sue tentazioni. È sostegno e aiuto reciproco.
Maria, da dilettante, aiuta il marito con i suoi scritti, cercando di dargli dei consigli utili. I due menano, per un certo periodo, una vita tranquilla, ma presto la loro serenità è destinata a incrinarsi.
La visione cupa dello scrittore torna a fare capolino nell’ultima parte della vicenda. Tommaseo, evidentemente, è ben lontano dal pensare che basti volersi bene, o avere fede in Dio, affinché tutto vada per il meglio. Due eventi, uno di seguito all’altro, arrivano a mettere in pericolo le esistenze dei novelli sposi: dapprima Giovanni sfida a duello un francese, rischiando la sua incolumità; nello stesso frangente Maria inizia a stare male.
Attraverso il patriottismo di Giovanni, che vuole difendere l’onore dell’Italia intera, insultata dallo straniero, Tommaseo dimostra di essere figlio del suo tempo: sono anni in cui l’Italia lotta con i denti per affermare la sua identità. Ma se il duello di Giovanni, per fortuna, è destinato a concludersi senza gravi conseguenze, lo stesso non si può dire della malattia di sua moglie: le condizioni di Maria peggiorano rapidamente, e la portano presto a confrontarsi con il pensiero della morte.
Qui, la fede riveste un ruolo decisivo. A Maria non resta che questa consolazione, la necessità di accettare il suo destino che giungerà presto a compimento. Commuove la parte in cui, non potendo attendersi altro, la donna chiede al marito di ricordarsi di lei, anche se arriveranno, in futuro, tempi più lieti.
Si conclude così un romanzo, che, in qualche modo, riesce a farci vivere e a ben rappresentare le peripezie di due persone che vagano, a lungo, in cerca di un porto sicuro e, una volta trovatolo, scoprono che tutto a questo mondo è effimero e transitorio. La prosa utilizzata da Tommaseo, in questo libro, appare oggi un po’ desueta, e richiede – forse – al lettore un po’ di pazienza, soprattutto in certi passaggi. Allo stesso tempo, può rappresentare una sfida stimolante, per conoscere dei termini ormai poco o per nulla utilizzati che fanno comunque parte del nostro patrimonio linguistico.
Fede e bellezza
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