
Fascisti a Palermo. Istituzioni e ceti dirigenti in una provincia del regime 1922-1943
- Autore: Matteo Di Figlia
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Fascisti a Palermo. Istituzioni e ceti dirigenti in una provincia del regime 1922-1943 (Editore Istituto Poligrafico Europeo, 2024) è un saggio di Matteo Di Figlia, docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Palermo che ha svolto numerosi studi sul fascismo italiano, in particolare sulla sua diffusione e sui suoi protagonisti.
In questo suo ultimo saggio, Di Figlia volge il suo sguardo indagatore su quello che avvenne nella provincia di Palermo, che a differenza che nel resto d’Italia non ebbe manifestazioni di squadrismo. È un’analisi attenta sotto diversi punti di vista, e le fonti che si citano e tutto quello di cui si parla nel prezioso volume offrono una visione di insieme di quello che accadde a Palermo, specie nell’ambito della dirigenza del PNF (Partito nazionale fascista). Leggendo il libro, si ricostruisce la situazione del Fascismo a Palermo attraverso i documenti disponibili, specie presso l’Archivio di Stato di Palermo, fonte preziosa di notizie, con un lavoro di ricerca puntuale sul fondo archivistico della Prefettura e su quello della Questura. L’attuale fase di riordino, ancora in corso, dei documenti dell’archivio del locale PNF non ha consentito la consultazione delle relative carte che potrebbero in un secondo tempo completare la ricerca.
Nell’introduzione l’autore precisa come non si troverà una storia del Fascismo nel capoluogo siciliano, ma si studierà la formazione di una classe di amministratori e politici; ma è pur vero che in realtà emerge la storia del Fascismo a Palermo e si racconta come le storie locali di piccoli comuni siano anch’esse di interesse, palesandosi una trasformazione complessa di tutta la comunità nella relazione continua con il territorio nazionale. È un’analisi che propone delle categorie interpretative utilizzabili in altri casi e in altri luoghi che hanno un elemento in comune con Palermo.
Si pone l’interrogativo come si formi questa nuova classe dirigente, forse solo apparentemente essendovi una certa relativa continuità con la classe liberale. La Sicilia fu molto meno rappresentata nella nuova Camera dei Fasci e delle Corporazioni sotto il regime fascista a livello nazionale rispetto allo Stato liberale, e vi sono nel volume di Figlia tabelle e dati comparativi che esplicano al meglio in che misura figure di siciliani erano presenti in Parlamento e nei quadri apicali del regime. Nel fascismo e nel regime si ritrovano tanti esponenti siciliani di primissimo piano come Telesio Interlandi, che fu direttore de “ La Difesa della razza”, e il celeberrimo filosofo e politico Giovanni Gentile. Si ha una rappresentazione, già iniziata prima, della meridionalizzazione della burocrazia e vi è una riflessione su Prefetti, di cui molti provenivano dalla Sicilia. Ci si sofferma sulla formazione di questi soggetti, quasi tutti laureati in Giurisprudenza. che operano in varie parti d’Italia anche in nodi caldi del Fascismo, specie nelle zone di confine.
L’autore constata come i Prefetti in Sicilia assumessero quivi un ruolo di maggiore rilievo che nel resto d’Italia, quantunque sempre zona periferica, e questo in ragione del fenomeno mafioso sempre incombente. La selezione di questa classe dirigente era analizzata con attenzione e la possibilità di essere ammessi dipendeva anche dalle valutazioni della Pubblica Sicurezza e dei Carabinieri. Nei piccoli centri e nella provincia, tale fenomeno è ancor più prevalente anche in ragione della riforma podestarile, essendo venuti meno i partiti e il confronto politico. La repressione mafiosa venne propagandata come il grande successo del regime, ma nella sua completezza è una storia non del tutto raccontata. Il regime non si fece scrupolo di inserire in alcuni contesti anche persone vicine alla criminalità mafiosa, ma invero non è certo chi in realtà fosse realmente soggetto di indagini di polizia.
Una ricerca preziosa, questa di Di Figlia, che deve essere ancor più approfondita, frutto di studi e collaborazioni con archivisti e storici, specie contemporaneisti, che si concreta adesso in questo libro notevole, strutturato in quattro capitoli. Il primo riguarda i palermitani, ma più in generale i siciliani e i meridionali, negli organismi centrali, che diminuiscono notevolmente come i ministri e i sottosegretari; di contro i Prefetti sono quasi tutti meridionali, “prefetti politici” nominati dal Governo fascista per “fascistizzare” alcune zone critiche. L’ultimo capitolo poi riguarda la Camera di Commercio, che durante il Fascismo diviene in ultimo denominata Consiglio delle Corporazioni, variandosi il meccanismo di nomina dei suoi componenti che viene gestito sostanzialmente dal Prefetto con una centralizzazione del potere in linea con gli indirizzi del regime.

Fascisti a Palermo. Istituzioni e ceti dirigenti in una provincia del regime 1922-1943
Amazon.it: 13,30 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Un libro perfetto per...
cultore e appassionato di storia del Fascismo e di storia della Sicilia
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Fascisti a Palermo. Istituzioni e ceti dirigenti in una provincia del regime 1922-1943
Lascia il tuo commento