“Storia del nuovo millennio” è il sottotitolo del romanzo “Esodo” (Neri Pozza 2016, pp. 176, euro 16,00) del giornalista de La Stampa, responsabile degli esteri, corrispondente da Parigi e ora inviato, Domenico Quirico (Asti, 1951) che narra la storia di un popolo nuovo in cammino che nell’Europa del nuovo millennio cerca, invano, la Terra Promessa, trovando spesso mura e fili spinati.
“Respingere i migranti è un atto di guerra”
ha recentemente dichiarato Papa Francesco, infatti
“quando identità diverse vivono insieme, sempre potranno esserci conflitti, ma soltanto col rispetto dell’identità dell’altro si può risolvere la convivenza pacifica. Le tensioni si risolvono così come i veri conflitti sociali e culturali col dialogo ma prima di tutto con il rispetto dell’identità dell’altra persona”
ha puntualizzato il Pontefice venuto dall’altra parte del mondo. Scrive Domenico Quirico in questo suo attualissimo saggio che noi
“abitanti di un mondo in declino, trepidiamo soltanto per la nostra ricchezza, proprio come i popoli vecchi, le civiltà al tramonto. E non ci accorgiamo che nelle nostre tiepide città, in cui coltiviamo la nostra artificiale solitudine, vi sono già alveari ronzanti, di rumore e di colore, di preghiera e furore. Il mondo di domani”.
Il giornalista, che ha seguito in particolare tutte le vicende africane degli ultimi vent’anni dalla Somalia al Congo, dal Ruanda alla primavera araba e ha vinto i premi giornalistici Cutuli e Premiolino e, nel 2013, il prestigioso Premio Indro Montanelli, qui racconta la cronaca dei viaggi fatti in compagnia dei migranti. Descrive i principali luoghi da cui partono uomini, donne e tanti bambini disperati, Africa e Medio Oriente, sconvolti dalla guerra, dalla povertà e dal totalitarismo islamista, i luoghi in cui sostano per poi giungere fino alle sponde e ai confini dell’Europa, dove si riversano.
Un racconto in presa diretta dell’Esodo che sta già mutando il mondo e la storia a venire. Una “Grande Migrazione” che ha inizio là dove parti intere del pianeta si svuotano di uomini, di rumori, di vita: negli squarci sterminati di Africa e di Medio Oriente, dove la sabbia già ricopre le strade e ne cancella il ricordo; nei paesi dove tutti quelli che possono mettersi in cammino partono e non restano che i vecchi. Termina nel nostro mondo, dove file di uomini sbarcano da navi che sono già relitti o cercano di sfondare muri improvvisati, camminano, scalano montagne, hanno mappe che sono messaggi di parenti o amici che già vivono in quella che ai loro occhi è la meta agognata: l’Europa, il Paradiso mille volte immaginato. In realtà, il Paradiso è soltanto l’albergo fatiscente di civiltà sfiancate e inerti, destinate, come sempre accade nella Storia, a essere prese d’assalto da turbini di uomini capaci di lasciarsi dietro il passato, l’identità, l’anima.
Da Melilla, l’enclave spagnola che si stende ai piedi del Gourougou, in Marocco, dodici, sonnolenti chilometri quadrati cinti da un Muro in cui l’Europa è, visivamente, morta, fino alla giungla di Sangatte, a Calais, dove la disperata fauna dei migranti macchia, agli occhi delle solerti autorità francesi, le rive della Manica con la sua corte dei miracoli. Tutto l’Occidente, dai governanti ai sudditi, sembra ingenuamente credere di poter continuare a respirare l’aria e di poter vivere sulla medesima terra di prima. Ci ricorda, però, Domenico Quirico, rapito in Siria nell’aprile del 2013, mentre si trovava lì come inviato di guerra e liberato nel settembre dello stesso anno dopo cinque mesi di sequestro
“Il mondo è rotolato in modo invisibile, silenzioso, inavvertito, in tempi nuovi, come se fossero mutati l’atmosfera del pianeta, il suo ossigeno, il ritmo di combustione e tutte le molle degli orologi”.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Esodo” di Domenico Quirico racconta il dramma del nostro tempo
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