Il nome di Emily Dickinson si associa inevitabilmente alla Poesia. Emily Dickinson la poetessa, non potrebbe essere nient’altro. È uno di quei rari casi in cui l’identità della persona e il suo mestiere formano un tutt’uno.
Del resto Emily Dickinson consacrò la sua stessa vita alla vocazione letteraria: a partire dall’età di ventitré anni sino alla fine dei suoi giorni visse reclusa nella sua casa di Amherst, in Massachussets, e non fece altro che scrivere. Compose oltre tremilacinquecento poesie, quasi tutte pubblicate dopo la sua morte.
Infatti fu solo dopo la sua scomparsa, avvenuta nel 1886, che la grandezza della poesia di Emily Dickinson fu scoperta e apprezzata.
La famiglia e gli amici più stretti ignoravano l’attività segreta di Emily, le splendide poesie che componeva in silenzio rinchiusa tra le mura della sua stanza, come una monaca o una prigioniera. Il suo talento si era rivelato a tratti nelle lunghe lettere che Emily Dickinson scriveva, piene di particolari affascinanti, fatte della sostanza stessa della poesia.
Emily Dickinson: il mistero della sua segregazione
La vita di Emily Dickinson è ancora un mistero per i suoi biografi. Nessuno riesce tuttora a spiegarsi il perché una giovane ragazza di ventitré anni avesse scelto di ritirarsi del tutto dalla scena pubblica e vivere rinchiusa tra le mura della casa paterna, vestita di bianco, utilizzando la scrittura come unica porta di accesso verso il mondo.
È stato appurato che la Dickinson non soffrisse di alcuna infermità fisica né di alcuna malattia invalidante. Il motivo della sua segregazione rimane dunque un mistero, solo Emily Dickinson ne custodisce la chiave, forse nascosta nel cuore pulsante delle sue poesie.
La scelta inusuale della Dickinson ha tuttavia alimentato una serie di leggende sulla sua figura; ancora oggi si associa il suo abito bianco a una veste virginale, chiaro rimando a quella indossata dalle novizie prima di entrare in convento. Ma nella realtà Emily Dickinson ebbe molti amori, forse tutti platonici, passioni di penna che ha trasfuso mirabilmente nelle sue poesie e nelle lettere infuocate che inviava agli amati destinatari.
Emily Dickinson: la vita
Emily Elizabeth Dickinson nacque il 10 dicembre 1830 ad Amherst, nel Massachussets, figlia dello stimato avvocato Edward Dickinson, che sarebbe diventato membro del Congresso degli Stati Uniti.
In virtù delle sue origini, la Dickinson ricevette un’ottima educazione: frequentò la Amherst Academy e in seguito le scuole superiori di South Haley. In seguito venne ritirata dalla scuola dal padre, per motivi che appaiono ancora ignoti.
Emily proseguì quindi gli studi da autodidatta, guidata da un precettore, Benjamin Newton, che le impartiva lezioni ogni giorno da casa.
Dall’età di ventitré anni Emily Dickinson scelse di ritirarsi dalla vita pubblica. Per tutto il corso della sua esistenza si allontanò dalla casa di Amherst solo per qualche raro viaggio che gli avrebbe permesso di conoscere persone fondamentali per la sua vita. Tra queste il reverendo Charles Wadsworth, un uomo sposato, a cui la Dickinson dedicherà versi pieni di passione; e il celebre filosofo americano Ralph Waldo Emerson che svolse un ruolo cardine nella sua formazione culturale.
Il furore poetico di Emily Dickinson
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Il 1860 è l’anno più prolifico per la composizione poetica di Emily Dickinson. La poetessa scrisse oltre quattrocento poesie, alcune delle quali (sei in tutto, Ndr) furono pubblicate sullo Spingfield Daily giornale redatto da Samuel Bowles, intimo amico della Dickinson, per il quale la poetessa covava una segreta passione.
In quegli anni Emily iniziò ad essere consapevole del proprio talento e cominciò a raccogliere le proprie poesie in fascicoletti, sperando di vederle un giorno pubblicate. Sarà il colonnello Thomas W. Higginson, con il quale aveva avviato una fitta corrispondenza, a dissuaderla dall’intento.
Higginson rimase impressionato dai versi della giovane poetessa, ma al contempo vi avvertì una forza segreta, una fierezza irriducibile, che gli fece quasi paura. Consigliò a Emily di non pubblicare più i suoi versi, perché la società non li avrebbe capiti.
La voce della Dickinson appariva dissonante, diversa da tutto quanto era stato scritto sino ad allora e in conflitto con gli ideali romantici dell’epoca.
Non sapendo quando l’alba possa venire
lascio aperta ogni porta,
che abbia ali come un uccello
oppure onde, come spiaggia.
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di Emily Dickinson
La poetessa dunque accettò il consiglio di Higginson e decise di fare a meno della pubblicazione. Continuò a coltivare la vocazione poetica nel segreto della sua stanza, come un peccato solitario al quale non sapeva rinunciare.
L’amore segreto di Emily Dickinson
Solo molti anni dopo la scomparsa della poetessa americana i critici scoprirono, tramite un’attenta analisi della poesia e della corrispondenza della Dickinson, che una delle principali destinatarie delle lettere e delle numerose poesie della donna era l’amica Susan Huntington Gilbert.
Susan era stata compagna di scuola di Emily negli anni della Amherst Academy, sua confidente e amica fidata, e in seguito divenne sua cognata.
Nelle lettere Emily chiama la Gilbert con il nomignolo affettuoso di “Susie”, e le dedica larga parte dei suoi pensieri.
È probabile che Susan Gilbert fosse semplicemente la più stretta confidente di Emily, un altro dei suoi numerosi amori platonici.
Non ho che un pensiero, cara Susie, in questo pomeriggio di giugno, ed è per te. Una sola preghiera, cara Susie, che è per te.
Nel corso della sua vita Emily Dickinson dedicò oltre trecento poesie a Susan Gilbert, una lunga raccolta che sarebbe dovuta rimanere privata nelle intenzioni dell’autrice.
Fu la sorella minore di Emily, Lavinia Norcross, a scoprire i versi dedicati a Susan dopo la morte della poetessa e a raccogliere le poesie e la fitta corrispondenza epistolare tra la Dickinson e la Gilbert.
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Gli ultimi anni della poetessa
Dal 1864 in poi Emily Dickinson iniziò a vivere un’esistenza sempre più segregata e solitaria. La sua unica finestra sul mondo erano le lunghe lettere che scriveva ad amici ed estimatori.
L’ultima parte della sua vita fu costellata da una lunga serie di tragedie: morirono l’amato padre Edward, il caro amico Bowles, il nipotino Gilbert e la madre. Nel 1884 morì anche l’anziano giudice Otis Lord, per il quale Emily sembrava nutrire un nuovo sentimento.
La poetessa, prostrata nel fisico e nell’anima dai gravi lutti e dalla perdita di tante persone care, si ammalò a sua volta nel 1885.
Morì il 15 maggio 1886, a soli cinquantacinque anni, nella casa di Amherst, in Massachussets, dove aveva trascorso gran parte della sua vita.
La pubblicazione postuma
Fu l’amica di famiglia Mabel Loomis Todd a raccogliere tutti gli scritti della poetessa prima che andassero perduti. Todd aveva intuito il grande talento della Dickinson, l’originalità e il valore letterario di quella sua poesia così metafisica e sincera.
La famiglia di Emily non voleva la pubblicazione di quei versi. Avrebbe preferito che la vocazione poetica della Dickinson venisse dimenticata, come il vezzo estroso di un parente strano di cui far perdere presto le tracce per evitare il pubblico imbarazzo.
La pubblicazione dei versi di Emily Dickinson scatenò dunque una faida familiare. A fine Ottocento quelle poesie così trascendentali apparivano pericolose o, se non altro, bizzarre.
Sarà la nipote Martha Dickinson Bianchi, figlia del fratello di Emily e della famosa Susan Gilbert, a pubblicare la prima raccolta di versi della zia, conferendole lo statuto di poetessa che oggi tutti noi conosciamo.
Nel 1914 Martha Dickinson Bianchi pubblicò The Single Hound, il primo dei volumi di opere della zia da lei curati. Così venne data finalmente voce alla più grande poetessa americana.
Con una generazione di ritardo, trent’anni dopo la sua scomparsa, Emily Dickinson, la poetessa vestita di bianco, poteva dunque tornare a vivere nell’eterno e intangibile mistero dei suoi versi.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Emily Dickinson: il mistero della poetessa vestita di bianco
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