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Recensioni di libri

“Dizionario affettivo della lingua ebraica” di Bruno Osimo


Giovanna Giraudi    05-08-2014

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Dizionario affettivo della lingua ebraica copertina del libro

Sull’onda di tanti ricordi, Bruno Osimo, traduttore assai conosciuto, scrive della strana lingua che ha ascoltato soprattutto nei primi anni della sua vita e che non è né l’italiano, né l’ebraico che ha studiato nella scuola da lui frequentata e scelta dai genitori per provenienza di stirpe e religione, bensì il mammese, il modo di esprimersi della propria madre, una maniera tutta particolare di raccontare la realtà.
In ebraico, però, la prima parola cui far riferimento è aba, papà. Per Bruno questa figura è fondamentale e lo riporta, con il pensiero, alle proprie origini. Lo scrittore si riconosce fra i membri della famiglia Osimo, ebrei proprietari di un’antica farmacia nella via principale di Alessandria e luogo che, per lui, è “reliquia di un passato remoto di cui resta un simbolo pubblico”.
Molto per la famiglia cambia con le leggi razziali promulgate prima del Secondo Conflitto Mondiale e i destini dei vari componenti prendono strade diverse. Per raccontare le sue vicende di bambino, nato tredici anni dopo la fine dell’Olocausto, l’autore, fine traduttore, utilizza un linguaggio semplice, pulito, soprattutto ingenuo, meravigliato davanti a tanti eventi e diverso dagli stereotipi mentali ed espressivi tipici dell’età matura.

Bruno vive e cresce tra Milano, Padova e Salò con tappe ad Alessandria e nelle località di vacanza. La sua rimane, comunque, una famiglia benestante anche se, in casa, il risparmio è all’ordine del giorno. Figura predominante è quella materna che, secondo lui, si esprime in maniera particolare.

“Mia madre non parla né italiano né ebraico: lei parla mammese, detto anche tampònico. Questa lingua non è ancora stata analizzata ma consiste fondamentalmente nel fatto che non descrive la realtà come appare, ma come apparirebbe se non facesse paura. Se non mettesse in imbarazzo. Se non facesse provare dei sentimenti. Più che una lingua, è una difesa. E’ uno smorzamento, un ammosciamento. E’ un’attenuazione. E’ un materasso, un respingente, un tampone: l’etimo del secondo nome di questa lingua – tampònico – è incerto ma molti studiosi propendono per l’attribuzione proprio a quest’effetto di tamponamento di qualsivoglia componente affettiva di coinvolgimento”.

Così, prendendo spunto dai suoni della lingua ebraica e da quarantacinque parole di essa, Osimo racconta di sé, del papà, della mamma, del fratello Carlo, il primogenito quasi figlio unico perché un po’ di anni lo separano da lui secondogenito. Attraverso i suoi occhi e le parole pronunciate dalla mamma, l’autore impara com’è fatto il mondo, anche se lo percepisce in mammese, non un linguaggio coercitivo ma, comunque, finalizzato a far interpretare la realtà nella maniera che la mamma riteneva più consona. Ecco quindi che “vagamente simile” diventa “proprio uguale” e che non si usa il verbo “amare” perché troppo forte preferendo ad esso “la gente si frequenta”. Insomma, un linguaggio che cela un po’ i sentimenti ma che non è assolutamente solo degli ebrei bensì della maggioranza della popolazione che, fino ad alcune decine di anni fa, non riusciva a comunicare, ad esternare i propri affetti ed era, inoltre, abituata ad un’esistenza di restrizioni.

Pagina dopo pagina, si ripercorrono momenti di vita dell’autore ma anche stralci di storia italiana fatta di piccoli eventi, di cambiamenti, di innovazioni che, pur non essendo vere e proprie pietre miliari, occupano un posto nell’esistenza di tanta gente. Per crescere Bruno dovrà tradurre quel linguaggio o almeno tramutarlo in uno più consono alla propria personalità. Lo fa anche raccontando tanti episodi visti con i suoi occhi di bambino e narrati non in mammese bensì in un linguaggio così limpido da far spesso sorridere.

La lettura si rivela assolutamente piacevole e ci fa conoscere quest’autore con le sue tante qualità, con quell’affetto verso la famiglia che lui invece riesce ad esprimere e che permea ogni pagina narrata che ha il suo fulcro in quest’unica frase:

“Complimenti mamma e auguri! - Che in tampònico vuol dire – Ti voglio un oceano di bene - ”

Dizionario affettivo della lingua ebraica è un libro consigliato a molti: a chi vuol leggere un romanzo di formazione, a chi vuol ripercorrere anni di storia italiana, a chi vuol sorridere, anzi proprio divertirsi attraverso gli occhi d’un bambino. Consigliato, consigliatissimo.

Dizionario affettivo della lingua ebraica copertina del libro
SCHEDA DEL LIBRO
  • Titolo libro: Dizionario affettivo della lingua ebraica
  • Autore del libro:Bruno Osimo
  • Genere: Storie vere
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Casa editrice: Marcos y Marcos
  • Anno di pubblicazione: 2011
  • Prezzo: prezzo libro su amazon prezzo libro su ibs


© Riproduzione riservata

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Dizionario affettivo della lingua ebraica

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