Cronache dalla montagna. Di lupi, foche e altre cose singolari
- Autore: Alexandre Vialatte
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Prehistorica Editore
- Anno di pubblicazione: 2022
Dopo le due precedenti incursioni nelle Cronache dalla Montagna di Alexandre Vialatte, cioè il volume 5, Arpeggi per alpeggi, e il volume 6, Sax, neve e rock & roll, della mini collana edita da Prehistorica, oggi andiamo direttamente alla radice prendendo in esame il primo capitolo della serie:
Di lupi, foche e altre cose singolari (Prehistorica, 2022, trad. di René Corona).
Come al solito, il titolo non rappresenta assolutamente l’argomento cardine del libro, ma una piccola parte di esso, quasi un soffio leggero nello scorrere della lettura. E, come al solito, la surreale ironia di Alexandre Vialatte attraversa ogni singola cronaca lasciandovi la sua impronta. Anzi, si potrebbe dire che, in questo primo libro, la cifra dello scrittore è più graffiante e mordente che mai, con quel suo “punzecchiare” la vita quotidiana per farne uscire tutto l’assurdo e il sorprendente che sfuggono ai nostri occhi troppo abituati al suo scorrere.
Prendiamo ad esempio la “Cronaca del cane”, probabilmente la più esilarante di tutto il volumetto: in essa lo scrittore elenca normali comportamenti del migliore amico dell’uomo e degli uomini che lo eleggono a loro migliore amico, mettendoli sotto la lente d’ingrandimento fino a distorcerli come caricature uscite dalla penna di un abile fumettista, e a farne uscire tutta la comicità occulta.
Vi è poi un approccio totalmente diverso, quello della cronaca surrealista, che prende ad esempio un fatto di scarsissima importanza e senza la minima rappresentatività della categoria che viene presa in esame, facendolo diventare un tema fondamentale e perfino scottante: nella cronaca di alcuni “farmacisti che scappano dal temporale”. Ma perché parlare proprio dei farmacisti? La risposta dell’autore è categorica:
“Michelangelo ha scolpito Mosè: avrebbe potuto scolpire un buffet, un armadio, una madia per il pane; no, ha scolpito un Mosè; ecco, non ci si può fare nulla; occorre che uno scultore scolpisca; e quando scolpisce bisogna che scolpisca qualcosa; e quando scolpisce qualcosa non può scolpire altro.”
Un’orgogliosa ode alla liberta e all’arbitrarietà di scelta dello scrittore, da sempre insofferente alle imposizioni esterne per quanto riguarda gli argomenti da trattare.
Le cronache di Vialatte nascono da una grande attenzione al particolare: ne troviamo un esempio nella “Cronaca del pisello”, che “ha sempre quell’aria rotonda e verde.” Prendendo ad esempio Kafka, l’autore fa notare come l’estrema attenzione su di un elemento normale e quasi insignificante porti alla sua totale smaterializzazione.
“Guardate cinque minuti un orecchio, un capostazione, un pezzo di legno, un gambero, e diventerete rapidamente pazzi. Non c’è nulla di meglio che isolare un grano di caviale, un pisello o un uovo di gallina, e occuparsi solo di questo per non credere più alla sua esistenza.”
E probabilmente in questa semplice frase è racchiusa l’idea di Vialatte, questa disintegrazione del quotidiano seguita da una ricostruzione e da una rivalutazione, che fa assurgere la banalità a punto focale dell’interesse, a polo d’attenzione. Una capacità come questa, si può dire, non è assolutamente cosa da poco.
Di lupi, foche e altre cose singolari
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Un libro perfetto per...
A chi pensa che l’umorismo di qualità non invecchi mai.
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