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Recensioni di libri

Custer. In sella dal Bull Run all’Appomattox di Michele Angelini

Odoya, 2021 – Il leggendario “generale” giovane ufficiale nordista nella Guerra di Secessione: il ritratto di un uomo complesso, idealizzato subito dopo la sua morte e poi criticato, fino a essere ridimensionato cinquantanni fa.

Felice Laudadio
Felice Laudadio Pubblicato il 27-04-2022
Custer. In sella dal Bull Run all'Appomattox

Custer. In sella dal Bull Run all’Appomattox

  • Autore: Michele Angelini
  • Genere: Romanzi e saggi storici
  • Categoria: Saggistica
  • Anno di pubblicazione: 2021

George Armstrong Custer, l’ufficiale che durante la Guerra di Secessione ha provocato record di perdite ai suoi reparti, con la sua condotta irruenta e lo sprezzo del pericolo (o il calcolo deficitario dei rischi), nelle cariche sfrenate contro le posizioni sudiste. Il generale per antonomasia che non ha mai raggiunto quel grado nell’Esercito degli Stati Uniti. Era stato riconosciuto solo come brevetto temporaneo, per guidare volontari e miliziani nella guerra civile, ma nelle forze armate regolari cucì al massimo i galloni di tenente colonnello. A lui è dedicato Custer. In sella dal Bull Run all’Appomattox di Michele Angelini (Odoya, 2021).

G.A. Custer, tutto istinto e poca applicazione. Nato in Ohio il 4 dicembre 1839, iscritto all’Accademia di West Point nel giugno 1857 e diplomato nel 1861, si classificò ultimo nel corso, abbreviato da cinque a quattro anni, per fornire ufficiali all’esercito unionista.
Custer, “Iron Butt”, il severo comandante del 7th US Cavalry Regiment giudicato colpevole da una corte marziale di sei gravi capi d’accusa, nel 1867, ma condannato soltanto a un anno di sospensione dal grado e dallo stipendio, per la mediazione di amicizie militari di rilievo. Giovò anche la fama guadagnata con le imprese tanto costose per la cavalleria nordista e tanto celebrate dalla stampa, durante il conflitto contro gli Stati meridionali secessionisti, che combatté per intero, dal 1861 al 1865.
Il leggendario “Lunghi capelli” - come lo chiamavano i nativi, per la chioma chiara esibita sotto il vistoso cappello a tese larghe - al quale venne risparmiato lo scalpo, perché aveva tagliato i capelli molto corti.

Ma non è del Custer impegnato nelle guerre indiane contro le tribù dell’Ovest che si parla in questo saggio. Non è del celebre condottiero vittima della sua stessa imprudenza, insieme agli oltre duecento uomini della colonna spinta fino all’accampamento indigeno sul fiume Little Bighorn, nel Montana, circondata e annientata dai guerrieri di Cavallo Pazzo il 25 giugno 1876. La ricerca si occupa del Custer combattente durante il conflitto che oppose l’Unione alla Confederazione del Sud.

Angelini, in servizio in un corpo di Polizia, è uno studioso della Guerra di Secessione, che ha studiato e conosce a fondo la storia della frontiera americana. Laureato in legge e in economia nell’Università di Parma, paracadutista, ha scritto numerosi libri e articoli su vari temi del conflitto 1861-65 negli Stati Uniti, dalle vicende militari al raffronto economico tra Nord e Sud.

Fin qui abbiamo visto alcuni aspetti legati alla vita e alla carriera dell’ufficiale americano forse più famoso nell’Ottocento, la cui fama ha seguito nell’opinione pubblica un parabolosa a scendere, fino a essere nettamente ridimensionata mezzo secolo fa. L’autore ha cercato d’essere il più obiettivo possibile, scontrandosi con le difficoltà legate proprio al credito perduto col tempo da Custer. Si è passati dall’idealizzarlo nei primi anni dopo la morte (grazie anche alla propaganda della vedova devota) al criticarlo aspramente, fino a ridicolizzarlo nelle pellicole degli anni Sessanta e Settanta, sull’onda delle polemiche per il genocidio dei nativi americani.

“Autie” ha rivelato del resto una personalità complessa: si abbandonava facilmente alla commozione, amava cani e cavalli, ma uccideva a sangue freddo i nemici e faceva strage di bufali nel West. In film famosi, come “Il piccolo grande uomo” del 1970 è rappresentato come “un pazzo egocentrico e sanguinario”, quanto meno avventato, mentre in precedenti lavori hollywoodiani (si pensi al bianconero del 1941 con Errol Flynn), è un eroe senza macchia e senza paura. Per Angelini, la verità sta probabilmente nel mezzo. Era figlio della sua epoca, in cui la violenza era all’ordine del giorno, anche domestica, veniva considerata uno strumento educativo. Era un soldato di professione, quando i pionieri bianchi uccidevano i nativi da decenni per rubarne le terre, con l’approvazione tacita del governo centrale.

Nel saggio, prima di offrire considerazioni personali, l’autore sviluppa gli eventi ai quali Custer ha partecipato nella Guerra di Secessione. La presenta come uno scontro tra concittadini, nel cortile di casa, talmente forti erano i legami di amicizia e parentela tra i belligeranti, ma sottolinea ch’è stata la più sanguinosa per gli americani. Ha consultato libri di storia sul periodo, rapporti ufficiali dell’esercito USA, biografie redatte sul “generale”. Utili anche i resoconti di alcuni soldati e le numerose le lettere inviate da George Armstrong ad amici, familiari e alla futura moglie, Elisabeth “Libbie” Bacon. Tuttavia, la fonte diretta va presa con cautela: nel raccontarsi, cercava comprensibilmente di amplificare il suo merito nei successi e di mettere in ombra gli errori.

Il volume è ampiamente corredato da riproduzioni in bianconero di immagini, stampe, cartine e disegni. Curiosi ma congeniali ad Angelini, gli intermezzi ucronici in cui ipotizza un andamento diverso della storia, “se certe vicende fossero andate diversamente”.

Custer. In sella dal Bull Run all’Appomattox

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Custer. In sella dal Bull Run all’Appomattox

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