

Un libro rivoluzionario, dalla forza dirompente. Dalla parte delle bambine di Elena Gianini Belotti torna in libreria, dopo cinquant’anni, in una nuova edizione per la casa editrice Feltrinelli e potrebbe essere stato scritto ieri.
Il libro di Belotti non ha ancora finito di dire quel che ha da dire e si inserisce perfettamente nella viva attualità del dibattito contemporaneo.
Dalla parte delle bambine vide la luce per la prima volta nel 1973 e, nella grande sorpresa generale, suscitò una forte reazione pubblica segnando definitivamente un “prima e un dopo”. Negli anni ha venduto più 600mila copie ed è stato ristampato in 57 edizioni.
In quelle pagine incandescenti la pedagogista Elena Gianini Belotti esprimeva una teoria rivoluzionaria, affermando che i concetti di “mascolinità” e “femminilità” non fossero determinati dal genere. La discriminante era data, invece, dall’educazione ricevuta come riporta il sottotitolo L’influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita.
La differenza caratteriale tra maschi e femmine, secondo la teoria innovativa espressa da Belotti, non era quindi determinata dalla nascita, ma dal modo in cui bambini e bambine venivano educati a comportarsi nel corso della vita.
Scriveva l’autrice nel 1973:
Il maschio spacca tutto ed è accettato, la femmina no
Proprio in quel “La femmina no” troviamo tutto il nocciolo incandescente ed estremamente attuale di Dalla parte delle bambine, un libro che fece da apripista al dibattito femminista. Ma quanto sono cambiate le cose oggi rispetto a cinquant’anni fa? Il messaggio rivoluzionario del libro ha sortito il suo effetto? E, soprattutto, siamo ancora “dalla parte delle bambine”?
Chi era Elena Gianini Belotti, la scrittrice dalla parte delle bambine


Elena Gianini Belotti, l’autrice di questo saggio rivoluzionario, nacque a Roma nel 1929 da genitori di origine bergamasca. Trascorse la primissima infanzia nella provincia di Bergamo dove la madre lavorava come insegnante elementare.
Giovanissima, Belotti imparò il mestiere di dattilografa lavorando in un magazzino di articoli industriali. Sempre in quegli anni iniziò a manifestare le prime aspirazioni letterarie, scrivendo alcuni racconti pubblicati in alcune riviste dell’epoca. I suoi interessi e l’innata curiosità la avvicinarono alla scienza pedagogica e gli studi sullo sviluppo infantile, spingendola così a diplomarsi presso la “Scuola Assistenti Infanzia Montessori”, all’epoca privata.
Terminati gli studi, Elena Gianini Belotti iniziò a lavorare presso lo stesso istituto come insegnante sperimentando le pratiche dei metodi educativi montessoriani. Nel 1960 divenne direttrice del Centro Nascite, il primo centro in Italia a occuparsi di preparare le donne al parto e alla cura dell’infante. Si stava facendo strada l’idea che il neonato non fosse un essere inerte, del tutto indifferente agli stimoli affettivi e ambientali. Belotti fu una delle prime sostenitrici di questa nuova pedagogia dell’infanzia e condannò fermamente alcune pratiche dell’epoca, anche ginecologiche, che non avevano rispetto della madre e del suo legame con il bambino.
Per svariati anni Elena Belotti svolse il lavoro di direttrice del Centro alternandolo con quello di insegnante in un istituto professionale per assistenti all’infanzia. Nel frattempo iniziò a collaborare come articolista con diverse riviste, tra cui «Paese sera» e «Noi Donne», prima di esordire in ambito narrativo con un saggio dirompente, ispirato proprio alla sua esperienza lavorativa, Dalla parte delle bambine.
Il libro fu edito da Feltrinelli nel 1973 e venne accolto da un vivace dibattito pubblico. Basandosi sui centri primari dell’educazione del bambino - la famiglia e la scuola - Belotti dimostrava che la differenza di genere era creata da piccoli gesti quotidiani e non da una vera identità biologica. A partire dalla scoperta del sesso del nascituro, secondo l’autrice, i genitori - o la madre stessa - tendevano a proiettare sul bambino una serie di aspettative e condizionamenti a seconda che fosse maschio o femmine. La prima attribuzione veniva data dal colore, rosa o azzurro, che ne determinava l’identità. Era quello il primo condizionamento di una lunga serie che, secondo la pedagogista, non teneva conto dell’individualità del bambino.

Recensione del libro
Dalla parte delle bambine
di Elena Gianini Belotti
A questo esordio folgorante seguirono molti altri titoli, tra cui opere di narrativa come Prima della quiete. Storia di Italia Donati, un libro dedicato alla vera storia di una giovane maestra elementare toscana indotta al suicidio dalla diffamazione popolare. E il romanzo Pimpì Oselì del 1995 in cui narrava il fascismo visto con gli occhi di due bambina cresciuti negli anni Trenta. La tesi cui perveniva in conclusione Belotti è che a nessun bambino può essere inculcato in testa un pensiero che non gli appartiene.
L’ultimo romanzo scritto da Elena Gianini Belotti, Onda lunga, risale al 2013 e racconta la storia di una donna anziana che ha imparato a vivere la terza età come una risorsa. Proprio come lei, Elena, che rimase tenace e combattiva, la scrittrice sempre dalla parte delle bambine fino alla sua scomparsa avvenuta nella notte di Natale del 2022, all’età di novantatré anni.
Cosa ci ha insegnato “Dalla parte delle bambine”
Le teorie pedagogiche negli anni si sono sviluppate, ma il saggio di Belotti non ha perso la sua attualità poiché ha messo in luce un binarismo di genere che nella nostra società ha ancora un’importanza fondante. I concetti di mascolinità e femminilità sono tuttora molto radicati nella nostra cultura e vengono interpretati in modo bipartito. Ancora oggi si associa alla femminilità un senso di inferiorità: la donna è fragile, è ritenuta fisicamente più debole, leggera e labile come il colore rosa che le viene attribuito fin dalla nascita. Azzurro e rosa, nonostante Belotti, continuano a trionfare come segni di condizionamento.
Nel 2014 fu realizzata dall’azienda americana Always, un brand dedicato all’igiene intima femminile, un’interessante campagna pubblicitaria dal titolo #LikeAGirl: nella prima parte del video si chiedeva alle bambine “Run like a girl”, corri come una ragazza, e le piccole erano agguerrite, ce la mettevano tutta; quando, però, il testimone passava alle adolescenti ecco che queste si imbarazzavano, facevano mossette, correvano in maniera svenevole e contenuta. Questo perché avevano ormai interiorizzato la connotazione negativa del “come una ragazza”, la concezione di femminilità intesa come sesso debole, come sinonimo di rinuncia, che il saggio di Elena Belotti aveva contribuito a condannare.
Like a Girl e Dalla parte delle bambine ragionano, in maniera differente, sullo stesso problema: solo che lo spot pubblicitario del 2014 ci dimostra che dal saggio del 1973 le cose non sono affatto cambiate. Belotti invece ci diceva che non c’era assolutamente niente di naturale in questa bipartizione di genere e che le cose dovevano cambiare.
Elena Gianini Belotti insegnava alle bambine che non dovevano stare calme e tranquille, ma avevano il diritto di essere e diventare chi e cosa volevano e non erano relegate a una condizione subalterna. La pedagogista fu una delle prime teoriche a mettere su carta questo concetto e a ribadire che le ragazze, le donne, non dovevano essere educate a mantenere un atteggiamento passivo e assertivo. Perché in base a quell’idea le donne venivano trasformate in oggetti, e solo ai maschi veniva conferito il diritto all’individualità e alla determinazione personale. Ognuno di noi invece ha diritto di svilupparsi secondo le proprie inclinazioni, sosteneva Belotti, regalando a bambini e bambine indistintamente una straordinaria libertà.
In una delle sue ultime interviste Belotti, ultranovantenne ma lucidissima, alla domanda:
Cosa ne pensa delle bambine di oggi?
rispose senza preamboli che ci sono ancora discriminazioni legate al genere, che resistono tuttora. Ammetteva, però, che quelle discriminazioni le facevano più paura perché erano legate all’immagine e al corpo della donna. Le bambine, le ragazze, crescono all’ombra del culto del corpo, ispirate da un modello di femminilità legato all’immagine. Questo, disse Belotti, le faceva paura.
Ed è il motivo per cui Dalla parte delle bambine, riedito oggi cinquant’anni dopo la sua prima pubblicazione, rimane un libro attualissimo da leggere, rileggere e sottolineare. È ancora, a dispetto di tutto, un libro politico che dialoga apertamente con il nostro presente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Dalla parte delle bambine” di Elena Gianini Belotti: ecco cosa ha ancora da dire
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