Biopandemismo
- Autore: Luca Marini e Francesco Benozzo
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Dato il regime sanitario instaurato da Draghi e i suoi soci in affari, ogni sopravvissuto alla lobotomia di massa è chiamato ad azioni contro-informative e resistenziali. Per quanto mi riguarda, finché non saranno cessate del tutto le vessazioni nei confronti di cittadini refrattari a vaccino (cosiddetto) & Green Pass, continuerò dunque a insistere sull’argomento. Non sono tempi spensierati e/o idonei a spensieratezze: avverso gli addomesticatori di coscienze dell’infortainment televisivo, ma avverso altrettanto gli addomesticati che se le bevono passivi dai loro televisori.
Mi nauseano i giornalisti al soldo del regime, ma mi nauseano altrettanto i giudici, i presidenti degli ordini professionali, i voltagabbana sindacali lungo-silenti dinnanzi al reiterarsi schizofrenico dei decreti legge contro i lavoratori.
Alla luce dei pessimi risultati ignoro le ragioni (?) dei fedeli alla linea vaccinale, i (pre)disposti all’immolazione genica da qui alla fine dei loro giorni, senza un briciolo di amor proprio e di pensiero critico.
Torno a ripetere: attraversiamo senza bussole l’epoca neo-oscurantista di una dittatura inapparente (ma nemmeno poi tanto) e al punto in cui siamo non ci sono scuse che tengano: questo tempo sbandato necessita di aut aut. O l’accettazione supina dell’irregimentazione, oppure l’aderenza all’impegno e al pensiero critico-oppositivo.
La rassegnazione o l’ignavia della maggior parte degli italiani mi spaventano quasi più delle sopraffazioni di Mario Draghi e della congrega di zombi atlantisti, opportunisti, incapaci e servi sciocchi, che gli corrono dietro.
Ammesso che non siano ostaggio a tempo pieno del conformismo-unanimismo contemporaneo, in tanti farebbero bene a ritornare al De Andrè della Canzone del maggio:
“Anche se il nostro maggio/ ha fatto a meno del vostro coraggio/ Se la paura di guardare/ vi ha fatto chinare il mento/ Se il fuoco ha risparmiato/ le vostre Millecento/ Anche se voi vi credete assolti/ siete lo stesso coinvolti […] E se vi siete detti/ non sta succedendo niente/ Le fabbriche riapriranno/ arresteranno qualche studente/ Convinti che fosse un gioco/ a cui avremmo giocato poco/ Provate pure a credervi assolti/ siete lo stesso coinvolti”.
Traslato dall’idealismo della rivolta sessantottina all’oggi del silenzio terrificante di una nazione in bilico sul baratro, sarebbe opportuno tradurre come un invito al coraggio del dissenso.
Luca Marini e Francesco Benozzo, acuminati autori di un nuovo compendio sul naufragio della democrazia italiana intitolato Biopandemismo (La Vela, 2022), sono docenti universitari sospesi in seguito all’introduzione punitiva del lasciapassare verde sui luoghi di lavoro. Il loro saggio viaggia in direzione ostinata e contraria (per scomodare ancora l’anarchico De Andrè), riunendo scritti e iniziative condotte dall’uscita del precedente Covid. Prove tecniche di totalitarismo (La Vela, 2021) in poi. Le cupe circostanze lo richiedono, poiché da allora la musica non è cambiata e grazie a mille espedienti sono rimasti identici anche direttori d’orchestra e ragazzi del coro di stampa e politica.
Biopandemismo si presenta dunque come l’aggiornamento al presente delle confusioni-menzogne-omissioni-violenze-vendette-abusi governativi della gestione (?) pandemica benedetta da Draghi & Speranza. Un cahier di doléances copioso suo malgrado, espressione non manifesta (e dunque ulteriormente schifosa, vigliacca) di un piano di controllo tracciato da un capitalismo onnisciente che amministra circuiti tecnologici, scientifici, politici, mediatici, con l’intenzione di non mollare la presa sul mondo. Agevolando, inoltre, l’instaurarsi di uno stato di emergenza e terrore perenni, per meglio oltraggiare diritti e libertà decisi dalla costituzione.
Come si legge a introduzione di questo saggio che la racconta tutta e fuori dai denti (pag. 15):
“Solo tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate 2021 (il governo, ndr)…ha cominciato a disvelare il vero obiettivo delle politiche normative di stampo totalitario giustificate – e secondo molti legittimate – dalla cosiddetta pandemia. Fino ad allora questo obiettivo aveva avuto buon gioco a celarsi sotto la densa coltre di polvere sollevata dal clima di paura alimentata ad arte dai media, nonché da una gestione del Covid apparentemente improvvisata […] Ma una crisi politica tanto improvvisa quanto immotivata […] e il conseguente insediamento del governo “tecnico” affidato all’Uomo della Provvidenza avevano finalmente palesato che il Green Pass basato sull’obbligo vaccinale era l’obiettivo prioritario e funzionale non già alla gestione sanitaria di un’emergenza pianificata a tavolino, quanto all’instaurazione di un modello di società fondata sulla digitalizzazione estrema della vita dei cittadini e sulle forme di controllo ad essa connesse”.
L’esattezza razionale delle denunce (declinate in articoli e interviste) non lascia adito a dubbi, per chi avesse il coraggio (di coraggio si tratta, ormai) prima ancora che la capacità di accorgersi del gioco sporco giocato dalle élite che governano la psicosi di massa.
Quando ascolto i soloni televisivi profondersi in retoriche lezioncine su sistemi di governo e democrazia, mi viene in mente la parabola evangelica della trave propria e la pagliuzza nell’occhio altrui. Pensateci bene: che differenza passa tra il redivivo Impero del Male putiniano che incarcera e censura giornalisti e oppositori di governo (dixit), e il neo-regime draghiano che legifera bypassando il parlamento, oscura blog e social media dissenzienti, depura dai salotti buoni intellettuali e scienziati di parere contrario alla narrativa a senso unico cui si prestano i media? Come mai un libro necessario – per usare un aggettivo caro al sacrestano del culturame sinistrorso Fabio Fazio – come Biopandemismo non troverà spazio sui canali del giro mainstream? Come mai soltanto in pochi hanno saputo del referendum no Green Pass proposto proprio da Marini e Benozzo e subito boicottato?
Nella fobica Repubblica del Draghistan, il terreno ontologico è diventato sdrucciolo: da esimi professori a fantasmi delle libertà il passo è breve, agevolato dal rifiuto di una tessera verde di sentore razziale. In un ambito allineato al potere come purtroppo è diventato anche l’ambito universitario, la scelta di campo di Marini e Benozzo va accolta dunque come esemplare, relativa non soltanto alla sfera politica ma anche a quella filosofica e morale. Della loro coerenza — prima ancora dello spessore critico di cui è connotato Biopandemismo — va dato loro atto con civica approvazione.
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