

Il 19 gennaio 1798 nasceva a Montpellier, il filosofo francese Auguste Comte. Caposcuola indiscusso del Positivismo, Comte rimane profondamente impressionato dalle rivoluzioni che scuotono l’Europa alla fine del Settecento ed elabora un pensiero che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto realizzare una rigenerazione universale della società e della politica.
Affascinato dagli Illuministi e forgiato dal rigore della matematica, Auguste Comte divenne però più celebre per la sua filosofia positiva, dove la sociologia assume una posizione di vertice mentre discipline come la psicologia sono derubricate a pseudoscienze.
Il Positivismo, però, non si esaurisce nella filosofia di Comte: fu un movimento composito, che ebbe vaste risonanze anche in altri ambiti culturali (basti pensare a Zola e Verga), e trovò declinazioni diverse in Inghilterra, Germania e Italia, fino a intrecciarsi con le teorie di Charles Darwin e a diventare l’ideologia principale di quella borghesia che, nel secondo Ottocento, vive il suo trionfo.
La vita e le opere di Auguste Comte


Link affiliato
Auguste Comte (1798-1857) nasce a Montpellier da una modesta famiglia di costumi conservatori. Dopo gli studi all’École polytechnique di Parigi, l’istituto che secondo Napoleone avrebbe dovuto formare i graduati dell’esercito e i funzionari dello Stato, lavora come insegnante privato di matematica e diviene discepolo e collaboratore del filosofo Claude Henri de Saint Simon.
Dopo aver attraversato una crisi che lo porterà anche in manicomio, pubblica, tra il 1830 e il 1842, i sei volumi del suo Corso di filosofia positiva, l’opera ancora oggi considerata come il suo capolavoro. In questi anni tenta invano di ottenere una cattedra di matematica nell’università della quale era stato alunno. Del 1844 è invece il Discorso sullo spirito positivo, una sintesi efficace dell’opera precedente.
Gli ultimi anni della vita di Auguste Comte sono contrassegnati, oltre che dalla perdita di Clotilde de Vaux che aveva amato profondamente, da una involuzione del suo pensiero che sfocia in una religione laica che, anche attraverso calendari e catechismi, avrebbe dovuto elevare la società occidentale a un più alto grado di sviluppo.
Legge dei tre stadi di Comte: cos’è?
La filosofia di Auguste Comte trova il suo fondamento nella legge dei tre stadi che il nostro considerava la sua scoperta principale e che aveva ricavato sia guardando allo sviluppo dell’individuo, sia considerando il succedersi degli eventi storici. Ci sono, dunque, tre stadi, che contrassegnano tutti i rami della conoscenza umana; proprio per questo ad ognuno di essi corrisponde una diversa facoltà conoscitiva e, quindi, uno specifico metodo d’indagine della realtà:
- Nello stadio teologico, che corrisponde all’infanzia dell’individuo, gli uomini, mediante l’immaginazione, ricercano le cause prime e finali e tendono a spiegare i fenomeni grazie all’azione di divinità e agenti soprannaturali (ed esempio: vediamo un fulmine e affermiamo che la causa è l’ira di Zeus verso gli uomini);
- Nello stadio metafisico, che coincide con la giovinezza, il genere umano esercita la ragione speculativa e, anche se rimane interessato alle cause prime e finali, spiega la realtà con forze astratte come le essenze (si pensi ad Aristotele) che possono produrre i fenomeni autonomamente;
- Nello stadio positivo, che trova il suo corrispettivo nell’età adulta, l’umanità impiega la ragione scientifica per scoprire i fatti e le relazioni che sussistono tra di essi. Qui i fenomeni sono spiegati attraverso leggi invariabili.
Anche le società evolvono, secondo Comte, nello stesso modo:
- al primo stadio egli associa la monarchia militare dove il potere deriva direttamente da Dio (è l’impostazione politica medievale);
- seguono le società rivoluzionarie dove emerge la sovranità popolare (è l’età che inizia con la Riforma Protestante e culmina nella Rivoluzione francese);
- al terzo stadio corrisponde la società industriale con la sua organizzazione scientifica del lavoro.
Auguste Comte: le scienze e la sociologia
Ora, secondo Comte, mentre alcune scienze hanno già raggiunto, all’inizio dell’Ottocento, lo stadio positivo o scientifico – si pensi all’astronomia che già nei secoli precedenti aveva vissuto la sua rivoluzione, alla fisica di Newton, alla chimica di Lavoisier – non si può dire lo stesso della fisica sociale, ovvero della sociologia: nella società francese (si pensi alle molte rivoluzioni che la Francia attraversa dal 1789 al 1848) regna una anarchia intellettuale e ciò perché i fenomeni sociali non sono ancora studiati in modo scientifico, e ogni soluzione politica mostra solo la propria inadeguatezza.
Comte, molto velleitariamente, vuole elaborare una sociologia che proceda con lo stesso rigore e la stessa certezza delle scienze naturali, una scienza della società e della politica che sia regolata da leggi certe e immutabili. Ciò consentirebbe non solo di diagnosticare i mali del presente ma anche di fare previsioni su circostanze e situazioni che presentino fattori e relazioni dello stesso tenore.
Per capire perché la sociologia non ha ancora raggiunto la piena maturità occorre compilare una enciclopedia delle scienze che permetta di definire il compito di ciascuna di esse e di stabilirne un ordine. Comte guarda allo sviluppo storico delle scienze, limita la sua analisi alle scienze teoriche escludendo le tecniche e le arti e individua, in base al grado di complessità sempre crescente, cinque scienze principali: l’astronomia, la fisica, la chimica, la biologia e la sociologia.
Comte esclude dalla sua classificazione la matematica, che ritiene uno strumento e un linguaggio comune a tutte le scienze, i fatti sono tali se sono misurabili, quantificabili; lo stesso vale per la logica che è un metodo valido per tutte le scienze, oltre ad essere una parte della stessa matematica. Comte però espunge anche la psicologia dal suo computo: ciò perché essa si occupa di fenomeni spirituali e il soggetto che li vive e li produce non può contemporaneamente anche osservarli con il distacco e il rigore tipici dello scienziato. La psicologia può essere ridotta allora a biologia, se si tratta di indagare il cervello, la sua fisiologia e le sue patologie, oppure a sociologia, se invece si vuol dar conto dei comportamenti di popoli o classi sociali.
Comte crede che la sociologia non sia solo la scienza più complessa, ma anche la disciplina a cui tutte le altre sono subordinate perché solo essa sarà in grado, una volta entrata nello stadio positivo, di risolvere i dissidi politici e di “liberare la società dalla sua fatale tendenza alla dissoluzione”. Comte vuole quindi spiegare come sia possibile individuare delle leggi generali che regolano i fenomeni sociali e ne permettono la previsione, per questo, entro la sociologia, distingue tra una statica sociale e una dinamica sociale. La prima deve analizzare la situazione politica e individuare i legami necessari tra i vari fenomeni sociali (se c’è una monarchia assoluta, ad esempio, allora ci sarà anche un particolare tipo di economia, quella mercantilistica supponiamo, una particolare organizzazione della famiglia e dell’educazione, e così via). La seconda deve mostrare che le società non evolvono causalmente, ma nei loro progressi seguono precise leggi storiche, la principale delle quali è proprio la legge dei tre stadi.
La filosofia della storia di Comte, come quella di Hegel, trasuda di ottimismo: ogni tappa nel cammino di un popolo, di una società, è il prodotto necessario della tappa precedente e la scaturigine del successivo, la scienza (e non l’Assoluto) porta a un costante e inevitabile progresso in cui giocano un ruolo di protagonisti gli uomini di genio, scienziati, certo, ma anche personalità eccezionali, come Napoleone, che ricordano da vicino gli individui cosmico-storici del filosofo di Stoccarda.
La sociologia, se positiva, ossia se fondata su leggi matematiche e formule, diviene il fondamento di un nuovo ordine politico, un ordine positivo appunto, dove sarà possibile fare previsioni (proprio come in fisica dove, se si danno le stesse condizioni, si verifica necessariamente lo stesso fenomeno) e quindi orientare l’azione politica affinché accadano alcune cose e se ne possano evitare altre:
“scienza, donde previsione; previsione, donde azione”
Come già Bacone e Cartesio, pur guardando soprattutto alla società, Comte prolunga l’utopia di estendere il dominio umano sulla natura con un metodo che si ispira a quello galileiano ma che attribuisce maggiore importanza alle leggi che regolano i fenomeni piuttosto che ai fatti che dovrebbero ispirare o confermare quelle stesse leggi.
Dogmatico e conservatore, Auguste Comte, con il suo pensiero, non godrà del successo che, poco dopo la sua morte, sarà conquistato dal Positivismo: con il fallimento del ’48 e il tramonto dell’idealismo, questa filosofia si coniugherà con il liberalismo, in Mill, e troverà un potente alleato nell’evoluzionismo di Darwin, per configurarsi così come l’ideologia di quella pragmatica borghesia che grazie alla progresso scientifico e alle innovazioni tecniche terrà in mano le sorti dell’Europa fino all’alba del primo conflitto mondiale.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Auguste Comte: vita e pensiero del filosofo iniziatore del Positivismo
Lascia il tuo commento