

Animato dal desiderio di migliorare le sorti del mondo e la vita umana, Francesco Bacone (Francis Bacon) (Londra, 22 gennaio 1561 – Londra, 9 aprile 1626) esprime nel suo pensiero alcune delle tendenze di fondo della rivoluzione scientifica: la fiducia nel sapere come strumento per dominare la natura e la necessità un legame profondo tra la teoria e la tecnica.
La filosofia di Francesco Bacone è, però, anche una sede privilegiata per capire il delicato passaggio dalla cultura rinascimentale alla nuova scienza: in lui, temi e suggestioni dell’alchimia convivono con quel metodo induttivo che tanta parte avrà nell’elaborazione di una nuova scienza.
Come il conterraneo Thomas More, infine, Bacone formula anche un pensiero politico di stampo utopico in cui risuonano echi platonici ma dove il potere è affidato a una comunità di scienziati, gli unici in grado di accompagnare le società nel cammino verso il progresso.
La vita e le opere principali di Francesco Bacone


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Vissuto in Inghilterra (1561-1626), Bacone studiò a Cambridge e iniziò la sua carriera politica al seguito dell’ambasciatore inglese in Francia: il soggiorno a Parigi gli permette di ampliare i suoi orizzonti e i suoi interessi culturali.
All’inizio del Seicento, con l’ascesa al trono di Giacomo I Stuart la sua carriera politica segna degli avanzamenti evidenti: diviene prima avvocato dello stato, poi lord guardasigilli (ministro della giustizia) e infine lord cancelliere (premier, diremo oggi), acquistando anche dei titoli nobiliari. Travolto poi dall’accusa di corruzione, riesce a scampare il carcere ma si ritira della carriera politica e conclude la sua vita dedicandosi agli studi.
Tra le numerose opere di Bacone vanno citati almeno:
- i Saggi (1597), dove tratta di etica e di politica,
- il Temporis partus masculus (1603), dove si accende la verve critica verso gli antichi,
- i Cogitata et visa (1607),
- il De sapientia veterum (1609).
Nella Nuova Atlantide (1624) Bacone dà conto di una suggestiva utopia tecnocratica. Descrive qui una società ideale al cui vertice sono posti gli scienziati (oggi diremo: governo tecnico): il loro lavoro, realizzato secondo il nuovo metodo scientifico, accompagnato da una costante sperimentazione e svolto non da singoli ma da una comunità che collabora alacremente è ciò che garantisce agli abitanti dell’isola un benessere durevole.


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L’opera principale di Bacone è però l’Instauratio Magna, un progetto enciclopedico a cui lavorò tutta la vita e che non riuscì a completare; di essa rimane il Nuovo Organo, che avrebbe dovuto costituire il secondo libro e che accoglie gli elementi più originali della filosofia di Bacone.
Il suo grandioso progetto avrebbe dovuto dal conto di tutte le scienze, dedotte dalle tre facoltà principali dell’intelletto umano: dalla memoria sarebbe derivata la storia, dalla fantasia la poesia e dalla ragione la filosofia che avrebbe ricompreso anche le scienze della natura. Di ciascuna di tali scienze Bacone voleva realizzare un rinnovamento sulla base di un nuovo metodo e di numerosi esperimenti.
Il pensiero filosofico di Francesco Bacone
Per Bacone “Sapere è potere” e la scienza deve essere messa a disposizione dell’uomo che, nella sua veste di ministro ed interprete della natura, deve avere a disposizione gli strumenti per interrogare quest’ultima, per porgli domande e per estorcergli segreti. La natura secondo Bacone si interroga con gli esperimenti, non una semplice esperienza ma un’esperienza in condizioni controllate e replicabili, dove è possibile misurare e, alle stesse condizioni, riprodurre sempre i medesimi risultati.
Tutto ciò finora non è stato possibile, non solo per il pressappochismo della scienza della natura formulata da Aristotele e dai suoi epigoni medievali, ma soprattutto per la presenta di molti pregiudizi (idóla) che albergano nella mente umana. Bacone ne distingue diversi:
- idóla tribus, che dipendono dalla nostra mente e ci portano a vedere nella natura un’armonia che in molti casi non c’è;
- idóla specus, che sono frutto dell’educazione imposta al singolo, delle abitudini, delle preferenze e delle circostanze della vita;
- idóla fóri: sono parole che alludono a entità inesistenti, termini dal significato fumoso e ambiguo¸
- idóla theatri, che indicano dottrine filosofiche errate e superstiziose, oltre che sofismi.
Bacone e il metodo induttivo
Sgomberato il campo dai vari pregiudizi che fanno deragliare il ragionamento umano occorre procedere alla formulazione di un nuovo metodo scientifico. Bacone è di solito considerato il padre dell’induzione (almeno nella sua versione moderna), ossia quel particolare ragionamento scientifico che muovendo da casi particolari arriva a formulare verità di portata generale (ad esempio: vedo dei cigni bianchi a Villa Borghese, poi vedo dei cigni bianchi al laghetto dell’EUR, poi vedo altri cigni bianchi nei giardini del Quirinale; alla fine concludo che tutti i cigni, tutti non solo quelli che ho visto, sono bianchi).
Ora, l’induzione era una forma di ragionamento che era già stata ampliamente utilizzata da Aristotele, colpevole, però, agli occhi di Bacone, di imperdonabili leggerezze: dopo l’osservazione lo Stagirita si sarebbe limitato ad elencare i singoli casi particolari e non avrebbe utilizzato l’esperimento per scartare qui casi che non spiegavano adeguatamente i fenomeni naturali. Aristotele, insomma, procedeva per salti, in modo asistematico mentre, invece, la nuova scienza prevede un cammino lento, dove la verità si raggiunge gradualmente, per passaggi successivi.
- Se la storia naturale ha, per Bacone il compito di raccogliere i dati, ossia di osservare i singoli casi particolari in cui un fenomeno (ad esempio il calore) si verifica, una prima importante tappa del metodo è la redazione delle tavole, ossia di elenchi e cataloghi ben organizzati dove: il fenomeno studiato si verifica (tavole di presenza);
- il fenomeno non si verifica anche se le condizioni date farebbero supporre il contrario (tavole di assenza);
- si fanno confronti e comparazioni tra casi in cui il fenomeno si verifica con gradi e intensità diverse (tavole dei gradi);
Solo a questo punto è possibile fare una “vindemiatio prima”, una prima vendemmia che coincide con la formula di una prima ipotesi che spieghi il fenomeno studiato, sulla base dei dati raccolti e organizzati precedentemente. A questo punto è già avvenuta una prima eliminazione di spiegazioni deboli e insoddisfacenti ma le ipotesi valide possono ancora essere molteplici.
Per questo occorrerà interrogare ancora la natura, bisognerà farle altre domande, mediante successivi esperimenti, per scremare ancora, ossia per eliminare altre ipotesi. Alla fine, quando si rimane con due sole ipotesi in grado di spiegare un fenomeno si procederà con l’istanza cruciale che si concretizza in un experimentum crucis: è l’esperimento che ci indica la via giusta da seguire (come avviene in un crocevia), l’unica ipotesi in grado di spiegare un fenomeno in maniera esaustiva.
Forme e leggi: Bacone attuale e inattuale
Dove ci porta questo laborioso processo induttivo? Secondo Bacone ci permette di scoprire la forma e non la legge che regola un fenomeno (come avrebbe, poi, precisato Galileo). La forma, a sua volta articolata in un processo e in uno schematismo, ossia in delle funzioni e in una struttura, entrambe nascoste, latenti, è ciò che permette di spiegare la vita e la natura profonda di un ente e di un fenomeno, così da poterlo manipolare e trasformare. Bacone era interessato non solo a dominare la natura ma anche a trasformarla, creava leghe di metalli per offrire ai contadini aratri più resistenti, che solcassero la terra più a fondo: in questo ideale trasformativo si intravedono echi dell’alchimia e della magia che collocano Bacone un passo indietro a Galileo nel cammino percorso dalla nuova scienza ma che dischiudono anche possibilità inedite per le scienze: la biochimica e l’eugenetica odierne lo dimostrano bene.
La filosofia di Bacone rimane, quindi, una tappa fondamentale nel cammino percorso dalla rivoluzione scientifica e dalla filosofia moderna: anche se il concetto di forma è ormai superato e l’induzione si è dimostrata insufficiente se non affiancata da un adeguato processo deduttivo che formuli ipotesi valide, la solerzia classificatoria e l’importanza attribuita agli esperimenti rimangono ancora oggi momenti imprescindibili dell’impresa scientifica.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Francesco Bacone: vita e pensiero filosofico del padre del metodo induttivo
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