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Hegel: la Fenomenologia dello Spirito e gli scritti giovanili

La Fenomenologia dello Spirito di Hegel è uno dei testi principali della filosofia moderna e contemporanea. Ecco alcuni concetti chiave che permettono di farne un riassunto utile, in vista della tesina e degli esami di maturità.

Simone Casavecchia
Simone Casavecchia Pubblicato il 19-06-2016

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Hegel: la Fenomenologia dello Spirito e gli scritti giovanili

Insieme a Immanuel Kant, George Wilhelm Friedrich Hegel (1770-1831) è il pensatore con cui la filosofia raggiunge i suoi vertici più alti e segna dei punti di non ritorno che, ancora oggi, sono da considerare imprescindibili e che, quindi, meritano di essere conosciuti, almeno nelle loro coordinate fondamentali: una di queste è senz’altro la Fenomenologia dello Spirito, l’opera con cui Hegel imposta la sua personale visione dell’idealismo.

La Fenomenologia dello Spirito di Hegel può essere considerata sia come un punto di arrivo in cui vengono criticati i sistemi filosofici precedenti dell’idealismo tedesco (Kant, Fichte, Schelling), sia come la prima opera filosofica di taglio sistematico dello stesso Hegel, dove vengono messi a tema e risolti motivi e problemi degli scritti giovanili (teologici e filosofici) - rapidamente passati in rassegna sotto perché ne costituiscono una premessa – sia, infine, come la prima opera, del sistema hegeliano vero e proprio che sarà compiutamente sviluppato nelle opere successive. Per queste ragioni e per il fatto che la Fenomenologia dello Spirito è stata e continua ad essere ancora oggi l’oggetto delle attenzioni di un gran numero di studiosi, appare utile chiarire quali sono i concetti chiave, mettendo a disposizione del lettore interessato e, soprattutto, degli studenti, un riassunto di quest’opera, utile anche ad affrontare la tesina e gli esami di maturità.

Gli scritti giovanili

Quelli che vengono considerati scritti giovanili sono le opere rimaste inedite di Hegel composte tra il 1793 e il 1800 e quasi esclusivamente di argomento teologico. Si tratta di opere che nell’economia della produzione hegeliana ricoprono un ruolo certamente secondario ma che contengono in nuce i concetti cardine della filosofia di Hegel e possono, per questo costituire un primo canale d’accesso ad essa.
Nei primi - Religione nazionale e cristianesimo (1794), Vita di Gesù e La positività della religione cristiana (1795) – alla religiosità greca, lieta, festosa, espressione di un principio d’immediatezza, vengono contrapposti sia il Cristianesimo che il Giudaismo che vengono criticati per l’idea di un Dio lontano che impone all’uomo delle norme a lui estranee.
Mentre questo giudizio rimarrà inalterato riguardo al Giudaismo, ne Lo spirito del cristianesimo e il suo destino (1798) il Cristianesimo, religione dell’amore, viene considerato come la mediazione (quella che nel gergo hegeliano sarà a sintesi) tra la particolarità e l’impulso immediato, propri della religione greca, e l’universalità della legge che caratterizza il Giudaismo.
Negli scritti propriamente filosofici, antecedenti la Fenomenologia - Differenza dei sistemi di filosofia di Fichte e Schelling (1801) e Fede e sapere (1802) – ritorna il motivo della mediazione e dell’unità degli opposti che tra i precedenti sistemi filosofici viene individuato nell’idealismo di Schelling, contemporaneamente oggettivo e soggettivo. Il sistema di Kant viene, invece, criticato perché capace di illustrare solo il finito, mentre l’Infinito (il nuomeno) viene relegato in un al di là inconoscibile; così come quelli di Jacobi e di Fichte che, pur rappresentando un avanzamento, superano l’opposizione tra finito e infinito grazie alla fede e non attraverso la ragione.

La Prefazione alla Fenomenologia

Come nel caso della Critica della Ragion Pura di Kant, anche nella Fenomenologia dello Spirito (1807) la Prefazione costituisce una parte talmente importante, da risultare illuminante per la comprensione dell’intera opera che può essere considerata come una prima redazione del sistema hegeliano, poi ulteriormente sistematizzato nella Scienza della Logica e nell’Enciclopedia.
Fenomenologia nel gergo tecnico dell’epoca è la dottrina che studia le manifestazioni e le estrinsecazioni della coscienza e dello spirito, nel loro ordine e nel loro svolgimento dialettico. Proprio per questo, la Fenomenologia può essere anche considerata come un’introduzione al sistema vero e proprio, perché rappresenta un “itinerario” e un momento non solo della vita umana ma anche dell’Assoluto: nella Fenomenologia è sviluppato, infatti, un percorso che, per gradi e momenti differenti, conduce la coscienza finita all’Assoluto infinito; un percorso che, però, può essere anche inteso come la via che l’Assoluto stesso percorre per giungere a sé stesso, dando compiuto sviluppo al processo che lo porta alla completa consapevolezza.
Nella Prefazione (scritta dopo la stesura della Fenomenologia e, quindi, interpretabile anche come il trait d’union tra questa e la Scienza della Logica) Hegel considera i sistemi filosofici a lui immediatamente precedenti:

  • di Kant viene criticata soprattutto la pretesa (incarnata dalla figura del tribunale della ragione) di poter esprimere un giudizio della conoscenza prescindendo da essa: piuttosto che dubitare della validità della ragione, secondo Hegel, è più appropriato rivolgersi all’esame e alla critica di un sapere parziale (quello dell’intelletto) attraverso un sapere più onnicomprensivo, come quello della ragione;
  • di Schelling verrà criticata la pretesa di poter cogliere l’Assoluto mediante l’intuizione, perché quest’ultimo viene concepito come indifferenza dove i contorni e le differenze, invece che essere sviluppate e risolte, vengono appiattite;

Per Hegel l’Assoluto correttamente inteso, quindi il vero, è l’Intero, non Sostanza statica ma Soggetto dinamico, lo sviluppo delle differenze e delle contraddizioni, attraverso un processo che si realizza mediante una progressione di tappe e figure che la filosofia, nel suo sviluppo deve lumeggiare e ripercorrere:

“Il vero è l’intero. Ma l’intero è soltanto l’essenza che si compie mediante il suo sviluppo. Bisogna dire dell’assoluto che esso è essenzialmente risultato, che esso solo alla fine è ciò che è in verità”.

Le figure della Fenomenologia dello Spirito

Come accennato sopra, la Fenomenologia contiene sei sezioni (coscienza, autocoscienza, ragione, spirito, religione, filosofia), che sviluppano sia una dottrina della scienza, ovvero una partizione dei vari gradi del sapere, sia, contemporaneamente, una storia ragionata delle conquiste del sapere dal passato (dall’antichità greca) fino al momento in cui fu scritta, quindi, un percorso che mostra lo sviluppo non solo del pensiero ma anche della realtà stessa.
Tale percorso procede attraverso una dialettica ternaria che, semplicisticamente, può essere ricondotta allo schema tesi-antitesi-sintesi, dove i momenti precedenti attraverso l’Aufhebung sono tolti e, allo stesso tempo conservati, a un livello di sviluppo più elevato, nei momenti successivi.
Nella coscienza Hegel distingue tre momenti: la certezza sensibile (il qui e ora); la percezione (coscienza universale) e l’intelletto (dove si arriva a comprendere che l’oggetto è altro da chi lo percepisce.
L’autocoscienza, la sezione più famosa, più influente e più studiata della Fenomenologia annovera al suo interno le figure più importanti e va considerata come del tutto diversa dalla coscienza dal momento che qui una “autocoscienza è in sé e per sé per un’altra”, l’autocoscienza, in altri termini, è tale solo perché si pone in rapporto con un’altra autocoscienza.
Ciò è ben visibile nella dialettica servo/padrone, dove soltanto chi mette in gioco la vita, pur di conservare la propria libertà, nella lotta per l’autoconservazione, riesce ad essere riconosciuto come persona, sebbene tale riconoscimento sia tributato dallo schiavo che diventa, per questo, necessario al padrone, da quello riconosciuto come tale.
L’uscita dalla schiavitù è rappresentata dallo stoicismo dove, però, si ottiene solo una libertà nel pensiero che è libertà astratta; per questo, nella figura successiva, quella dello scetticismo, il pensiero nega il mondo reale e diventa, così, un pensiero perfetto che, tuttavia, nega l’essere del mondo molteplicemente determinato e, quindi, conduce alla coscienza infelice, scissa entro sé stessa perché si considera, ad un tempo umana e divina, condizione, quest’ultima, che coincide con la trascendenza in cui viene posto l’Assoluto. L’identificazione della coscienza con l’Immutabile e il divino ha il suo culmine nell’ascetismo, dove la coscienza arriva alla consapevolezza di essere coscienza assoluta.
Si arriva così alla terza sezione della Fenomenologia, ovvero la ragione dove lo spirito conquista la certezza di essere ogni realtà. Tale certezza ha, però, bisogno di diventare verità e, per questo, cerca sé stessa nella natura, sia attraverso la contemplazione, sia attraverso la ricerca di leggi naturali e, poi, nell’azione, intesa dapprima come piacere, poi come legge del cuore e, infine, come legge di tutti legge di tutti. Solo attraverso la virtù, tesa a contrastare la potenza della legge di tutti, quindi nell’eticità e nel bisogno di operare nello Stato, la Ragione riesce a conciliarsi con sé stessa ritrovando pace e sicurezza.
Dalla ragione diventata eticità e situata dentro un popolo, nasce lo Spirito, di cui Hegel distingue tre momenti: il mondo greco (spirito spontaneo, individuo dentro lo Stato), il mondo romano (momento della contrapposizione tra individuo e legge universale) e mondo moderno (alienazione di sé degli individui, nello Stato e nella società, per dar luogo alla civiltà).
La realizzazione del mondo moderno, secondo Hegel doveva ancora venire (per lo meno nel momento in cui scrisse) poiché si opponevano a esso la fede e la pura intellezione (identificata con l’illuminismo) incapace, anche nelle sue espressioni più apprezzabili (Kant e la rivoluzione francese) di conciliare legge e volontà, stato e individuo. Solo il Romanticismo si avvicina a questo obiettivo, anche se la figura dell’anima bella, prima lodata, qui viene criticata come ancora troppo soggettivista.
Il Romanticismo ha il suo esito nella sezione successiva, la religione (nei suoi tre momenti: naturale, artistica e rivelata), a cui Hegel riconosce lo status di pensiero, pur ritenendola incapace di unire umano e divino. Ciò si realizza nella sesta e ultima sezione della Fenomenologia, il sapere assoluto (ovvero la filosofia) di cui Hegel tratteggia una rapida storia, considerando, in particolare il pensiero moderno, da Cartesio a Hegel.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Hegel: la Fenomenologia dello Spirito e gli scritti giovanili

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