Aspettando Carosello. Specchio e sogno di un’Italia spensierata
- Autore: Marco Melegaro
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2024
Comincio dalla fine, e non a caso: il 1° gennaio 1977 Carosello va in onda per l’ultima volta. È un segnale dei tempi e la fine di un mondo. Con Carosello muore l’Italia della purezza merceologica e del divismo in bianco e nero. L’Italia dei testimonial pedagogici e della pubblicità educata di Pippo e Calimero pulcino “piccolo e nero”. Della “pancia non c’è più” grazie all’Olio Sasso.
L’Italia parodistica di ambientazione western (la carne in scatola (Montana) e messicane (Caffè Paulista), di un elenco iconico di merci non ancora invasive-massive.
Le tv private infatti incombono, e con esse gli anni Ottanta del primo regime merceologico. L’eutanasia di Carosello (quando Carosello gode ancora di ottima salute) risponde in nuce al piano di occupazione delle coscienze di un consumismo sfrenato pronto a dettare le regole: il mercato pubblicitario è in fase di trasformazione, i produttori mal sopportano i limiti temporali imposti dai vecchi caroselli (il prodotto reclamizzato appariva soltanto nel finalino); il pubblico cambia in peggio, la televisione anche, e le merci a diffusione internazionale pressano per una standardizzazione dell’immagine nei Paesi del loro "giro" commerciale (in altre parole, basta con pubblicità legate soltanto al contesto italiano).
Per gli inclini alla nostalgia, gli ultimi caroselli di quella storica, ultima, puntata, riguardano due marche di liquori (Stock e Amaro Ramazzotti), una di materiale elettronico (BTicino), una marca famosa di Tè (Ati/Piletti, per la regia di Ermanno Olmi) e una panciera simbolo del travet anni Settanta: la mitica cintura del Dr. Gibaud.
Dal 3 febbraio 1957 – giorno della prima puntata di Carosello - al 1° gennaio 1977, il tempo è volato, e con il tempo la Nazione.
Per attenerci al settore consumistico: dall’età parsimoniosa dell’innocenza a quella desiderante e sperperona dei piaceri a rate. Parafrasando Flaubert di Madame Bovary: “Carosello sommes nous (siamo noi).”
Carosello come cartina di tornasole dei tempi. Inevitabile che il minuzioso racconto di Marco Melegaro – Aspettando Carosello. Specchio e sogno di un’Italia spensierata (Zolfo editore, 2024) – si snodi in parallelo fra i piani storico, mediatico e di costume. La parabola ventennale di una trasmissione dagli ascolti superiori al monolitico telegiornale dell’epoca, e per questo topica della televisione di una volta. E per questo incistata nell’immaginario collettivo di almeno tre generazioni.
Aspettando Carosello è uno scrigno di ricordi. Tra le oltre 300 pagine – iconizzate da una suggestiva copertina recante l’effige di Calimero – si incrociano i prodotti, le marche, i pupazzetti, i vip, i motivetti (oggi si chiamerebbero gingle), gli slogan-tormentone che li pubblicizzavano, ciascuno di essi una madeleine affacciata sulla nostra memoria bambina.
Ciascuno ha il diritto di arrendersi alle libere associazioni: Caballero e Carmencita (Caffè Paulista), Joe Condor (Nutella), l’uomo in ammollo di Bio Presto, l’uomo nel traffico della Cynar, La Linea (Lagostina), Susanna (Invernizzi), le forme plastiliniche del Fernet Branca…
Valore aggiunto all’excursus storico e alla tassonomia degli sketch annoverati nel testo, è la sequela di testimonianze che Marco Melegaro assembla funzionalmente alla narrazione - attori, registi, sceneggiatori, creativi che hanno concorso all’affermarsi del programma (Dario Fo, Mike Bongiorno, Paolo Ferrari, Giorgio Albertazzi, Giuliano Montaldo, Bruno Bozzetto, il superlativo Armando Testa, Giuliano Montaldo).
Ne scaturisce il ritratto in campo largo degli usi, consumi e costumi di una nazione in transito: dal bianco e nero al colore pagato a caro prezzo. Dall’illusione del boom economico al brusco risveglio della crisi petrolifera, e della crisi perenne.
Per riassumere con le parole dello stesso Melegaro (Sky Tg 24):
“Carosello è la rubrica più popolare nella storia della televisione italiana. Un fenomeno mediatico che ha scandito letteralmente un’epoca. È anche il programma che ha inciso, e non poco, sul linguaggio degli italiani. Al punto da arrivare a determinare autentici modi di dire ancora in uso oggi. Trasmesso dal 3 febbraio 1957 al primo gennaio del 1977, Carosello è uno ‘Specchio del Paese’, una sintesi dei cambiamenti in atto nel costume italiano tra fine anni Cinquanta e Settanta”.
Non mi sembra poco. Come non è poco – tutt’altro, Aspettando Carosello restituisce sottotraccia un’idea esauriente su chi eravamo e su (cosa) siamo diventati spendendo, spandendo, effendendo (cit. Rino Gaetano) –, tra le più complete e suggestive su una rubrica diventata espressione antonomastica di costume e cultura di massa.
Aspettando Carosello. Specchio e sogno di un’Italia spensierata
Amazon.it: 17,10 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Aspettando Carosello. Specchio e sogno di un’Italia spensierata
Lascia il tuo commento