Le figure retoriche non finiscono mai: questa volta tocca ad allegoria e di seguito trovate significato ed esempi di quella che è una delle figure retoriche più utilizzate dagli scrittori italiani.
La figura retorica dell’allegoria è infatti particolarmente apprezzata, soprattutto per la sua grande versatilità che le ha permesso di essere utilizzata in moltissimi contesti.
Se pensiamo, ad esempio, all’anafora ci viene subito in mente quel meccanismo ripetitivo senza il quale tale figura retorica non avrebbe modo di esistere, così come accade per l’allitterazione e per le altre proposte. L’allegoria ha invece una funzione differente, molto più complessa: deve esprimere qualcosa di astratto attraverso un’immagine concreta. In letteratura, quindi, è utilizzata a tale scopo anche se non è l’unico ambito nel quale trova applicazione.
Usata spesso in molteplici campi artistici, l’allegoria è possibile trovarla nella pittura così come nella scultura e nelle diverse arti figurative. Essendo un elemento così importante di seguito vediamo quali sono le caratteristiche di questo espediente retorico, in che modo viene usato dai grandi scrittori.
Allegoria: definizione e significato della figura
In linea con il significato etimologico del termine, che deriva dal greco antico αλληγορία, composto da ἀλλή + ἀγορεύω, letteralmente "un altro" + "parlare", gli esempi di allegoria mostrano come è possibile riassumere il significato di tale figura retorica con la frase "parlare d’altro, leggere tra le righe".
L’allegoria, infatti, vuole esprimere un concetto in un altro modo, ad esempio attraverso i simboli. La figura retorica viene utilizzata quindi per dare alla parola, che di per se stessa avrebbe uno specifico significato, un valore diverso e differente.
Se state pensando che somiglia un po’ alla metafora avete ragione, ma non del tutto perché a ben vedere se da una parte vi è la sostituzione di un oggetto con un altro è necessario specificare che quest’ultima richiede un’interpretazione razionale e non ha nulla a che fare con l’emotività.
La differenza tra metafora e allegoria è quindi il piano su cui queste due figure retoriche operano, con la prima che punta sull’emozione e in base a questo viene interpretata e la seconda che invece usa la razionalità. Dobbiamo però precisare che spesso, al massimo grado di interpretazione, l’allegoria ha un significato anche soggettivo, che viene interpretato dalla persona in base al tipo di lettura che fa del testo.
Per questo motivo l’interpretazione dell’allegoria è spesso soggetta a discussione critica e esame da parte di esperti, dal momento che le interpretazioni possono essere molteplici.
L’allegoria, potremmo dire in generale, si colloca al di sopra di quello che è un primo significato: solitamente infatti è strettamente legata a convenzioni di tipo filosofico o metafisico.
La funzione dell’allegoria è comunque sempre quella di criticare, fare satira o politicizzare una questione morale o religiosa. Per questo di norma l’allegoria di norma si divide in tra grandi sottocategorie, in base alla funzione che espleta all’interno del testo:
- allegoria morale;
- allegoria politica;
- allegoria religiosa.
Per comprendere al meglio la questione è bene fare degli esempi e vedere i principali utilizzi che ne hanno fatto i grandi autori del passato.
Allegoria: le tre fiere di Dante e la loro interpretazione
Una delle allegorie più famose della storia è quella che troviamo ne La Divina Commedia di Dante, dove nel I canto dell’Inferno dal verso 31 troviamo le tre famose allegorie delle tre fiere che si oppongono al cammino di Dante:
Ed ecco quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
Temp’era dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.
E qual è quei che volentieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
che ’n tutti suoi pensier piange e s’attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ’l sol tace.
Non si può parlare di allegoria senza analizzare queste tre figure, che sono senza dubbio le tre allegorie più dibattute della nostra letteratura. Dante in questo punto lega infatti i tre animali a dei vizi. Queste tre fiere rappresentano i tre peccati che bloccano il cammino verso la salvezza e che portano l’uomo a macchiarsi di gravi colpe.
La lonza, una sorta di lince, è l’allegoria per la lussuria, il leone invece per la superbia e la lupa invece sta a rappresentare l’avarizia, vista nel senso di cupidigia e smania di possedere beni e ricchezze ad ogni costo. Questo legame viene riscontrato dai commentatori antichi del testo, mentre per gli studiosi moderni le tre fiere indicherebbero rispettivamente: superbia, invidia e avarizia.
Le interpretazioni delle allegorie delle fiere dantesche non si concludono con queste identificazioni morali, ma vedono anche delle interpretazioni politiche. Secondo alcuni infatti la lonza starebbe a rappresentare Firenze, il leone invece la casa di Francia e la lupa il papato di Bonifacio VIII.
Mediante questo esempio dantesco possiamo ben vedere come le interpretazioni per la stessa allegoria siano differenti e come gli studiosi possano associare un significato differente in base all’interpretazione specifica del testo.
Allegoria: esempi in altri scrittori
Non solo Dante utilizzo questo tipo di figura retorica, ma anche Petrarca dove nel componimento del Canzoniere "Passa la nave mia colma d’oblio" è la nave stessa ad essere un’allegoria. La nave rappresenta infatti la vita, mentre il mare in tempesta i problemi che si hanno nella propria esistenza, il naufragio dell’imbarcazione indica la morte, mentre il porto la salvezza.
In "Canto notturno di un pastore errante dell’Asia" di Leopardi il "Vecchierel bianco, infermo" che incontriamo nel testo rappresenta la vita umana.
Non possiamo di certo dimenticare George Orwell che con "Animal Farm", "La fattoria degli animali" fornisce una visione senza dubbio distinta della società fondata sui primi anni della Russia comunista.
Il testo è un’allegoria dall’inizio alla fine: tutto è citato per indicare altro e il lettore è costretto ad un’interpretazione costante di ciò che legge, senza poter abbassare la soglia dell’attenzione.
L’allegoria come abbiamo detto in principio è utilizzata anche nella pittura e per dare un’idea citiamo un’opera in campo pittorico dal titolo Apoteosi dei soldati francesi caduti nella guerra di liberazione di Anne-Louis Girodet de Roussy-Trioso’ dove è possibile ritrovare un complesso allegorico importante.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Allegoria: significato ed esempi
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