Alla corte di Omar. Sivori e la Juventus, i compagni e gli avversari
- Autore: Tiziano Passera
- Genere: Sport
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Quanto ci manca il calcio pre-pandemia. Quanto è triste uno stadio senza pubblico sugli spalti. Quanto vorremmo tornare ad ascoltare il boato della folla alla rete dei padroni di casa. E cosa sarebbe stato dello sport nazionale e dei suoi protagonisti, senza la componente fondamentale dei tifosi, prima dell’avvento delle piattaforme satellitari tutte-le-partite-in-diretta? Erano eroi di carta (quotidiani e settimanali sportivi), di radio ("Tutto il calcio minuto per minuto”, ma solo i secondi tempi), poi anche di televisione (“Novantesimo minuto”) ed erano più immaginati che visti, perchè si poteva ammirarli in azione solo dal vivo, dalle gradinate. Si parla della fine degli anni Cinquanta, dei tempi, campioni e personaggi cari a un ragazzo di allora, Tiziano Passera, che per i tipi dell’editrice piemontese indipendente Tipografia Baima & Ronchetti ha pubblicato nel 2020 un libro-album fotografico e di documenti d’antan, Alla corte di Omar. Sivori e la Juventus, i compagni e gli avversari. Figurine, curiosità, statistiche del calcio di mezzo secolo fa (200 pagine), con centinaia di foto, specie a colori.
Scrittore, collezionista, calciofilo (si firma juventino da sempre e per sempre), ci fa entrare sul prato del Comunale di Torino, dove un argentino bassino, tutto finte e capelli, giocava, dribblava e irrideva gli avversari. Era Enrique Omar Sivori, detto El Cabezon per la folta capigliatura scura, inconfondibile per i calzettoni abbassati “alla cacaiola” e capace di tante prodezze in campo quante uscite di testa nei confronti degli arbitri, Non rendeva la vita facile nemmeno a qualche allenatore della propria squadra, la Juventus.
In campo, le casacche larghe, a strisce bianche e nere verticali, si gonfiavano dietro le spalle nella corsa, dando ai calciatori il nomignolo irridente di “gobbi”, che i fan bianconeri hanno spiritosamente e amorevolmente adottato, associando il torinese “goeba” alle altre denominazioni alternative: Juve, Vecchia Signora, Madama...
Fin dalla copertina, è chiaro che il commento visivo delle pagine è affidato in buona parte alle mitiche figurine. Infatti, più che i pochissimi minuti di riprese proposti allora dai cinegiornali dal 1957 al 1965, il mito delle 215 partite sivoriane nella Juventus è stato alimentato da quei pezzettini di carta colorata. Il piccolo Tiziano, scolaro all’inizio degli anni Sessanta, ne faceva incetta, instancabile accaparratore con ogni mezzo lecito (acquisti pochi, scambi, vincite, regali), poi geloso custode.
Sebbene avari di filmati e soprattutto di dirette televisive, quei tempi erano prodighi di figurine. Se oggi l’azienda modenese Panini detiene pressoché il monopolio, sessant’anni fa si contavano almeno una cinquantina di editori di “quei rettangolini di cartone più o meno leggero, per i quali i giovani collezionisti facevano follie o quasi, compatibilmente con le loro tutt’altro che floride risorse economiche”.
Una nota dell’editore avverte che nel libro le figurine degli juventini e avversari dell’epoca compaiono esattamente come furono pubblicate. La riproduzione (che risente in qualche caso della cura nella conservazione, dell’usura e del tempo trascorso) non è sempre ottimale, per via dei materiali originari spesso di scarsa qualità, ad esempio cartoncini che hanno patito l’umidità e le stagioni. Per rispettare l’autenticità, non sono state corrette imprecisioni tecniche e soluzioni fotografiche estemporanee dell’epoca, come le imprecisioni sui nomi e sulla raffigurazione di qualche calciatore.
Da tifoso “malato” del calciatori e del campione bianconero, nel ricostruire la carriera di Sivori l’autore si è servito di brani del libro di Omar “Cara Juventus…”. Riporta aneddoti e citazioni, riproduce fotografie e offre statistiche del Cabezon, a confronto con compagni di squadra, avversari ed anche arbitri.
Tra i più grandi campioni d’ogni tempo, ha vinto tre scudetti con la Juve ed è stato il primo italiano premiato col Pallone d’Oro, nel 1961. Vantando origini liguri (il nonno paterno) e abruzzesi (la mamma Carolina), militò da oriundo nella Nazionale azzurra, pur avendo debuttato in quella argentina nel 1956. Tra i suoi record, non si possono cancellare le 33 giornate di squalifica scontate in 12 campionati: non risparmiava atteggiamenti rissosi in campo, ma era anche picchiato di brutto per il gioco basato su dribbling e tunnel irritanti, che i difensori non tolleravano.
La prefazione è del decano dei cronisti sportivi Gian Paolo Ormezzano, tifoso del Torino, ma legato da un’assidua frequentazione professionale e personale ai campioni dell’“odiata” Juventus, in particolare Boniperti e Sivori, due calciatori e uomini agli antipodi, per carattere e modo di stare in campo, l’acqua santa e il diavolo, il bianco e il nero, l’applicazione del talento e la manifestazione del genio. Giampiero diceva di Omar ch’era “diabolico” e Omar chiamava Giampiero “cardinalone”.
L’amicizia di Ormezzano e Cabezon, nata nei frequenti appuntamenti per reportage su Tuttosport, specie durante i ritiri terapeutici in località tranquille — per sbollire la rabbia di qualche “artistica follia” contro arbitri o avversari — si è cementata negli anni successivi, in Argentina e al seguito delle Nazionali.
Enrique Omar Sívori è morto il 17 febbraio 2005 a San Nicolás de los Arroyos, nella provincia di Buenos Aires, dov’era nato il 2 ottobre 1935.
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