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Recensioni di libri

All’ombra dei fichidindia. Storie elbane quasi tutte vere di Pier Luigi Luisi

Medea Edizioni, 2021 - Una lunga storia familiare tutta da leggere, in cui l’autore ritrova il proprio sé riflesso: nella vita di ciascuno di noi c’è un momento particolare in cui ritrovare le proprie radici diviene necessario.

Teresa D'Aniello
Teresa D’Aniello Pubblicato il 04-02-2022
All'ombra dei fichidindia. Storie elbane quasi tutte vere

All’ombra dei fichidindia. Storie elbane quasi tutte vere

  • Autore: Pier Luigi Luisi
  • Categoria: Narrativa Italiana
  • Anno di pubblicazione: 2021

“Ci sono libri che ti accompagnano tutta una vita, forse perché l’opera è la tua stessa vita o una parte importante di essa."

All’ombra dei fichidindia è il libro della vita scritto pagina per pagina nel corso della propria esistenza, ritrovando vecchie foto, richiami della memoria, e riavvolgendo il nastro non solo dei ricordi ma anche di chi ha voluto narrare le proprie radici in un’epoca che non c’è più. Pier Luigi Luisi, dopo essersi laureato alla Normale di Pisa, è stato professore di fama mondiale e ricercatore di Chimica macromolecolare al Politecnico Federale di Zurigo. È autore di numerosi articoli scientifici su riviste internazionali e membro del Mind and Life Institute. All’ombra dei fichidindia, edito nella nuova versione di Medea Edizioni, curato dalla redazione tutta al femminile di Scrittura a tutto tondo, si avvale al suo interno di foto storiche e bellissime illustrazioni della compagna del nostro autore Hong Zbang.

Storie familiari, figure e vicende che riempiono tutto l’orizzonte della propria vita passata, scrive Dante Isella, accademico di Letteratura Italiana al Politecnico di Zurigo che lo ha incoraggiato a scrivere e a ricercare nella memoria della sua famiglia. Un desiderio divenuto una sorta di frenesia, perché gli uomini sono come gli alberi: hanno bisogno di radici e di un pezzo di terra cui abbarbicarsi.

La terra è l’Isola d’Elba e le storie appassionanti appartengono a tre generazioni dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni. Vito Michele, calabrese, arrivò sull’isola con il figlioletto Giovanni; al confino come esiliato politico perché anarchico e anticlericale. All’epoca la popolazione isolana era di tremila abitanti, pescatori, contadini e minatori per le famose miniere di ferro conosciute anche nell’antica Roma. I fichi d’india crescevano lungo i pendii, così simili alla sua terra, pensava Vito Michele al suo arrivo incrociando lo sguardo di Maria Isolina, dai bei capelli biondi. Una donna così bella non l’aveva mai vista; una donna perduta, raccontavano, perché aveva avuto una figlia, senza un matrimonio. Viveva sola guadagnando cucendo e lavando i panni. Diversamente da Rositta che era rimasta ad attendere per lunghi venti anni il ritorno del marito lontano in America.

E Pietro che con il suo vecchio asino andava per vigne a coltivare uva moscato fino al giorno della morte della moglie. Il dolore fu così tanto che continuò a vagare con il suo asino sia sotto al sole e al diluvio, mentre i vigneti andarono in malora. I pescatori isolani con le loro barche si spingevano fino alle Spiagge romane, così chiamata Civitavecchia e rimanevano stupiti dai calessi a cavallo così tanti per strada che dovevano porre attenzione nell’attraversare. Anche le donne andavano a pescare da sole con grosse barche e per farle muovere pronunciavano tutti insieme nello sforzo la formula magica Bare sette, Bare sette, e così riuscivano a spingerle a mare.

E poi Maddalena la Siciliana, una donna indipendente per quei tempi, di fede anarchica che se ne intendeva di politica, sapeva tingersi i capelli e indossare gioielli. Divenne subito una grande amica di Vito Michele l’esiliato. E i mesi del grande sciopero delle miniere nel 1911, due mesi di lotta con esito negativo e la rassegnazione tra gli operai che ormai schedati furono costretti a emigrare per trovare lavoro. Le richieste dei sindacalisti vennero rifiutate, dall’orario di lavoro al salario, con le sole eccezioni della cassa malattie e una piccola pensione per chi anziano lasciava il lavoro. Nel frattempo, Vito Michele aveva sposato la sua bella Maria Isolina; nacquero due figlie “di leggendaria bellezza” e Giovanni, ormai grande, divenne famoso tra gli isolani per il suo gran sapere. Leggeva ogni libro che potesse avere sotto mano.

“Sapeva tutto di storia e di geografia, e particolarmente di legge e di politica. La sua eloquenza divenne proverbiale, e ben pochi osavano cimentarsi con lui su questioni politiche. A causa delle sue letture, si distaccò dal terreno anarchico del padre e divenne socialista.“

Vito Michele morirà nel 1933: ebbe un gran funerale tra bandiere rosse e le nere dell’anarchia. Giovanni non amava più stare sull’isola e “ammalato d’infelicità” lascerà l’isola per stabilirsi a Piombino, dove investirà il suo denaro in appartamenti e in un calzaturificio, ma la seconda guerra mondiale all’orizzonte sconvolgerà la vita di tutti. Si sposerà per ben due volte: Clemente e Luigi i figli dalla prima moglie, e Libero dalla seconda moglie, sposata in tarda età. Libero è nell’albero genealogico il padre del nostro autore. La storia narrata continuerà ai nostri giorni, attraversando il dopoguerra, gli studi alla Normale di Pier Luigi, il boom economico e le lotte operaie.

Una lunga storia familiare tutta da leggere, nella quale l’autore ritrova il proprio sé riflesso. È il senso dei ricordi. Nella vita di ciascuno di noi c’è un momento particolare in cui ritrovare le proprie radici diviene necessario. E così il viaggio ha inizio tra i ricordi propri e di coloro che si sono avuti intorno, per conoscere l’essenza della nostra esistenza, perché i sogni chiedono di essere tramutati in memoria.

All'ombra dei fichidindia: Storie elbane quasi tutte vere

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© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: All’ombra dei fichidindia. Storie elbane quasi tutte vere

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