28 grammi dopo
- Autore: Iacopo Barison
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2010
“La mia testa continua a nutrire, per quanto confusa e annoiata, un amore irrazionale per i miei
coetanei scrittori” scrive Alcide Pierantozzi nella prefazione di ‘28 Grammi dopo’, esordio
letterario di Iacopo Barison (attenzione a non scriverlo con la ‘j’ che si arrabbia e morde).
A muovere Pierantozzi è la stessa forza che avvicina me agli autori lanciati da case editrici
appassionate che, con mille difficoltà, continuano a sostenere le storie dei talenti e ad aprir loro
una piccola strada, nonostante i media puntino i riflettori altrove. La passione non basta e non è
quasi mai garanzia di qualità però. Mi è capitato di constatare che piccolo editore non è sempre
sinonimo di libro di valore. Ho affrontato il romanzo di Iacopo Barison con la consueta diffidenza
iniziale stavolta elevata al quadrato, intanto per l’età dell’autore: ventidue anni sono troppo pochi
per scrivere un buon libro, mi ripetevo, e poi perché gli esordi non sono mai granché, secondo me.
Sbagliavo e parecchio.
Per rendere tangibile l’impeto col quale la scrittura di Iacopo si è abbattuta
sulle mie certezze, dico solo che il giorno in cui ho ricevuto il libro e ho cominciato ad assaggiarne
le prime pagine, ero totalmente avvinto da ‘Lo straniero’ di Camus, eppure non riuscivo a staccarmi
da Daniel e dalle disastrose conseguenze provocate dalla sparizione di quei 28 grammi di hashish.
Ho dovuto arrendermi e mettere da parte ‘Lo straniero’ giusto il tempo di finire ‘28 Grammi dopo’.
Ho dovuto assistere al crollo delle mie convinzioni sugli esordi e sull’età giusta per scrivere bene,
sebbene preferisca credere che Iacopo Barison rappresenti una meravigliosa eccezione.
Il protagonista del suo libro si chiama Daniel, ha ventiquattro anni, non sa che fare nella vita e
della sua vita, trascorsa nel mondo allucinato raggiunto attraverso l’abuso di una serie ben
descritta di sostanze stupefacenti. Non ha obiettivi né li ricerca. Guarda la TV, si droga, cambia
canale, si droga, esce con gli amici (per rifornirsi di droga) e, per sostentarsi, organizza truffe
online mascherate da piagnucolose raccolte fondi per bambini affetti da patologie rare che, senza
un’operazione urgente e soprattutto costosissima, morirebbero in poche settimane. Si trascina, finché
qualcosa rompe lo stabile disequilibrio generando il caos: ventotto grammi di hashish spariscono
nel nulla. È un bel problema che genera corse per la città, incontri, scontri, malintesi, amicizie perse
e ritrovate, non-amicizie guadagnate, vendette.
‘28 Grammi dopo’ è un noir che si lascia amare pure da chi come me non ama i noir. È un romanzo
che diverte chi apprezza un’ironia fresca, che ti fa ritrovare solo in camera a ridere ad alta voce
rapito dalle disavventure di Daniel senza mai sconfinare nel ridicolo dell’improbabile. Iacopo
Barison riesce a scrollarsi di dosso tutti quegli orpelli tipici dei primi scritti di gioventù: la corazza
di finta padronanza linguistica fatta di costruzioni complicate, parole desuete, l’abuso di avverbi,
altro male tipico non solo delle nuove penne. Lascia cadere tutto l’inutile a terra e si preoccupa della
sua storia da vero narratore, disinteressato dal bearsi della propria abilità narrativa. Racconta con la
voce di un’onda che prima rinfresca dal bollore di agosto e poi risucchia al largo fino al taglio finale
che ho molto apprezzato e che rivelo solo in parte. Daniel, nonostante tutto, invita ad aspettare il
sole.
“Arriverà, prima o poi. Basta crederci, basta ricordarsi che la Terra gli gira intorno e che gli
angoli bui non rimarranno bui per sempre.”
Lasciatevi trascinare in una necessaria fuga dal destino che regala soddisfazioni e successi sempre
agli altri.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: 28 grammi dopo
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