Mario Luzi

A distanza di 47 anni dal rapimento e dall’uccisione di Aldo Moro, quella che si consumò il 9 maggio 1978 resta a tutt’oggi una delle pagine più tragiche della recente storia italiana, nonché una ferita che sanguina ancora e che, probabilmente, non rimarginerà mai del tutto.
Ricordiamo l’avvenimento analizzando “Acciambellato in quella sconcia stiva”, la poesia che Mario Luzi dedicò al grande e sfortunato statista subito dopo la sua scomparsa.

I quarant’anni segnano un momento di bilancio della propria vita. Lo stesso accade al poeta Mario Luzi, che in questa poesia analizza gli anni trascorsi per comprendere il senso del dolore e trovare una risposta al male e alla morte. La rileggiamo in occasione dei 110 anni dalla sua nascita.

Nella sua poesia civile dedicata all’11 settembre, Mario Luzi rilegge la storia e trasforma il simbolismo delle Torri Gemelle, le mitiche Twin Towers, in un monito per un mondo senza guerre. E pone a suggello un’unica, imprescindibile, parola che suona, ancora oggi, come un richiamo: Pace.

In questi versi, Mario Luzi si rivolge alla madre scomparsa e immagina la sua presenza fantasmatica che permane imprigionata nelle cose, sussiste in ciò che è familiare ed emana calore come un fuoco che mai si spegne. Scopriamone testo, parafrasi e analisi.

Il tema del congedo ritorna in questa intensa poesia di Mario Luzi dal titolo “Non andartene” in cui scorre sottotraccia la riflessione sul tempo. Esiste una presenza persino nell’assenza, questo il messaggio che il poeta custodisce, con efficacia, in un verbo coniugato al passato prossimo.

Gennaio sta volgendo al termine con i suoi giorni di gelo più intenso, i Giorni della merla. Ci prepariamo al congedo dal primo mese dell’anno con una malinconica poesia di Mario Luzi intitolata “Di gennaio, di notte” (1947).

Un inno alla vita, tratto dalla prima raccolta poetica di uno dei massimi esponenti dell’Ermetismo. Eccone testo, parafrasi, analisi della poesia e un confronto con Dante e Montale.