In questo stralcio di agosto c’è ancora tempo per qualche scampolo di vacanza. Come trascorrevano l’estate i grandi scrittori? Curiosando tra le abitudini e i passatempi, si scoprono passioni inaspettate. Quella per il surf, ad esempio, che conquista una giovane Agatha Christie di passaggio alle Hawaii. Ma ad inizio novecento c’è un altro appassionato della disciplina che presto diventerà sport: è Jack London, in viaggio di piacere, a bordo dello Snark, una goletta di 21 metri, con la seconda moglie Charmian Kittredge. Galeotta per lui è la tappa a Honolulu.
La gioia del surf di Jack London, raccontata in un libro
A ben pensarci non sorprende l’amore improvviso dello scrittore per il surf. È in linea con la sensibilità per gli scenari naturali e le bellezze paesaggistiche che fanno da sfondo a Zanna bianca o a Il Richiamo della foresta. Questa volta è l’oceano a conquistarlo. Dalla spiaggia di Waikiki la vista è impagabile: e a lui, a torto confinato tra gli scaffali della letteratura per l’infanzia, bastano poche frasi per restituirla.
Mezzo miglio al largo, dove si trova la barriera corallina, cavalloni con creste bianche si levano improvvisamente verso il cielo, fuori dal placido turchese-blu, per poi ricadervi e raggiungere la riva. Si susseguono, uno dopo l’altro: sono lunghi un miglio, bianchi battaglioni dell’infinito esercito del mare.
Lo stesso surf, agli inizi, fa il paio con la vita avventurosa dello scrittore, disposto a svolgere lavori di fortuna pur di perseguire i suoi interessi. Quello che colpisce è il resoconto scritto: Jack London è il primo a realizzare un articolo sulla sua esperienza pubblicato nell’ottobre dello stesso anno su Woman’s Home Companion e poi, nel 1908, sul Pall Mall Magazine.
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In Italia è in libreria con Il melangolo con il titolo La gioia del surf, a cura di Simone Regazzoni (2024). Contiene annotazioni personali e un tentativo di spiegare nel dettaglio tecnica e pratica di uno sport regale per i re naturali della terra, con perfino alcune note di fisica del mare. Ovviamente bisogna ricordare che parla di qualcosa di assolutamente sconosciuto ai suoi contemporanei.
Dalla sua comoda postazione a riva London osserva per la prima volta un nativo alle prese con una tavola da surf.
Dove un momento prima c’era solo vasta desolazione e fragore invincibile, ora c’è un uomo, dritto in piedi, che non lotta freneticamente in quel moto selvaggio, non è sepolto, schiacciato, e sbattuto da quei potenti mostri, ma se ne sta dritto sopra loro, calmo e superbo, in equilibrio sulla cresta vertiginosa.
Tornato a riva il novello Mercurio alato si rivela un uomo come lui. E London si convince: ci posso riuscire anch’io.
Passare dalla teoria alla pratica non è così facile. Inizia in un tratto di mare dove l’acqua è poco profonde e le onde sono basse. Una specie di asilo del surf: copia i ragazzini del luogo, inutilmente. Colpa della tavola troppo corta scoprirà poi.
Ho provato ad imitarli. Li ho guardati, provando a fare tutto ciò che facevano, e ho fallito miseramente.
Prende lezioni da Alexander Hume Ford, giornalista e viaggiatore, Hume per gli hawaiani. È lui a rivelargli i segreti di uno sport per coraggiosi: la pratica espone anche i migliori nuotatori alla possibilità di affogare, travolti dalle onde, o di esser colpiti e sventrati dalla tavola, ma l’emozione vale il rischio.
Ero immerso nel bianco spumeggiante della cresta. Ma non mi importava. Ero profondamente consapevole della beatitudine estatica che derivava dall’aver preso l’onda.
Da uomo pratico London capisce anche la lezione che ha un sapore universale:
tutta la tecnica per cavalcare e affrontare le onde si basa sul non opporre resistenza. Schiva il colpo che ti viene inferto. Tuffati nell’onda che sta cercando di colpirti in faccia.
Jack London: una scottatura solare lo costringe a letto
Non mancano gli inconvenienti. Dopo il primo giorno è costretto a letto, da dove scrive le note che leggiamo.
Nel descrivere la meravigliosa acqua delle Hawaii mi sono dimenticato di descrivere il meraviglioso sole delle Hawaii. È un sole tropicale e nella prima parte di giugno è un sole allo zenit. Ed è anche un sole insidioso e ingannevole. Per la prima volta in vita mia mi sono preso una scottatura senza rendermene conto.
Lui però non si arrende:
domani, ah, domani, uscirò in quell’acqua meravigliosa, e surferò in piedi, proprio come Ford e Freeth! E se domani fallisco, ci riuscirò il giorno dopo, o il successivo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La passione per il surf dello scrittore Jack London: il libro che la racconta
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