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Storia della letteratura

Ode al primo giorno dell’anno: l’augurio di Pablo Neruda per l’anno nuovo

Il poeta cileno Pablo Neruda, figura di spicco della letteratura novecentesca, ha dedicato una poesia al primo giorno dell'anno che appare come un elogio alla speranza.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 01-01-2023
Ode al primo giorno dell'anno: l'augurio di Pablo Neruda per l'anno nuovo

Nel 1957 il poeta cileno Pablo Neruda, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1971, compose la lirica Oda al primer día del año, Ode al primo giorno dell’anno, contenuta nel Terzo libro delle odi.
Con questa poesia, Neruda salutava l’anno nuovo e, dunque, l’inizio di una nuova era. Perché è opinione comune che il primo giorno dell’anno segni un nuovo ciclo, l’inizio di un percorso ancora ignoto da affrontare con uno spirito speranzoso ed energie rinnovate.

Il testo originale della poesia Ode all’anno nuovo di Pablo Neruda festeggiava il primo giorno dell’anno con parole che in lingua spagnola conservano ancora tutta la freschezza di una sonorità poetica, che purtroppo nella traduzione si perde:

Día del año nuevo, día eléctrico, fresco, todas las hojas salen verdes del tronco de tu tiempo.

Vediamo testo e analisi della poesia, perfetta da leggere a Capodanno.

Ode al primo giorno dell’anno di Pablo Neruda: testo

Lo distinguiamo dagli altri
come se fosse un cavallino
diverso da tutti i cavalli.
Gli adorniamo la fronte con un nastro,
gli posiamo sul collo sonagli colorati,
e a mezzanotte lo andiamo a ricevere
come se fosse un esploratore
che scende da una stella.

Come il pane assomiglia al pane di ieri.
Come un anello a tutti gli anelli: i giorni
sbattono le palpebre
chiari, tintinnanti, fuggiaschi,
e si appoggiano nella notte oscura

Vedo l’ultimo giorno
di questo anno
in una ferrovia, verso le piogge
del distante arcipelago violetto,
e l’uomo
della macchina,
complicata come un orologio del cielo,
che china gli occhi
all’infinito
ripetersi delle rotaie,
alle brillanti manovelle,
ai veloci vincoli del fuoco.

Oh conduttore di treni
fuggiasco
verso stazioni
nere della notte.
Questa fine dell’anno
senza donna e senza figli,
non è uguale a quella di ieri, a quella di domani?

Dalle vie
e dai sentieri
il primo giorno, la prima aurora
di un anno che comincia,
ha lo stesso ossidato
colore di treno di ferro:
e salutano gli esseri della strada,
le vacche, i villaggi,
nel vapore dell’alba,
senza sapere che si tratta
della porta dell’anno,
di un giorno scosso da campane,
fiorito con piume e garofani.

La terra accoglierà questo giorno
dorato, grigio, celeste,
lo dispiegherà in colline,
lo bagnerà con frecce di trasparente pioggia
e poi, lo avvolgerà nell’ombra.

Così è:
piccola porta della speranza,
nuovo giorno dell’anno,
sebbene tu sia uguale agli altri
come i pani a ogni altro pane,
ci prepariamo a viverti in altro modo,
ci prepariamo a mangiare, a fiorire, a sperare.

Ti metteremo
come una torta
nella nostra vita,
ti infiammeremo
come un candelabro,
ti berremo come
un liquido topazio.

Giorno
dell’anno nuovo,
giorno elettrico, fresco,
tutte
le foglie escono verdi
dal tronco
del tuo tempo.

Incoronaci con acqua,
con gelsomini
aperti,
con tutti gli aromi
spiegati,
sì,
benché
tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita
su tanti cuori stanchi
e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!

Ode al primo giorno dell’anno di Pablo Neruda: analisi e commento

L’inizio dell’ode al nuovo anno è contraddistinto da un tono di meraviglia: l’anno che verrà è paragonato a un giovane pony vivace e scalpitante, diverso da tutti i cavalli precedenti. Un nuovo nato, come sceso da una stella, da adorare e omaggiare.
Nella poesia la prospettiva di Pablo Neruda è quella di un uomo che osserva un treno che, nell’ultimo giorno dell’anno, sosta in una ferrovia in attesa di essere condotto altrove dal macchinista.
Il treno è la metafora del tempo, quel complicato orologio di ingranaggi cui l’uomo guarda, ricco di bivi e infinite possibilità rappresentate dall’intrico delle rotaie.

Vedo l’ultimo giorno di questo anno in una ferrovia.

Tuttavia, osserva il poeta, questo giorno di fine anno non è in fondo uguale a tutti gli altri giorni? Visto dal finestrino del treno è sempre lo stesso viaggio che prosegue, mentre si susseguono i panorami cangianti, i passanti che salutano, il suono delle campane che ogni mattina annuncia un nuovo inizio.
La terra accoglierà questo nuovo giorno dell’anno come ogni altro giorno, seguendo il ciclo naturale dall’alba fino al tramonto.

In questi versi Neruda sembra ribadire che nel primo giorno dell’anno non vi è alcuna novità rilevante, ma solo una convenzione data dal cambiamento del calendario e dal pensiero popolare. Così, malgrado sia uguale a ogni altro giorno, ci si prepara a vivere il primo di gennaio con feste, canti, speranze.

Neruda paragona il primo giorno dell’anno a una torta da mangiare, a una candela accesa da consumare, a una bottiglia di spumante frizzante da bere. Un giorno che mischia rituali profani, come l’atto del rifocillarsi a un ricco banchetto, e usanze spirituali, come l’attitudine umana di sperare.

Nelle strofe finali Pablo Neruda ribadisce la necessità della speranza che fa fiorire, profuma, rinnova tutto quanto ha intorno proprio come questo primo giorno dell’anno nuovo che è elettrico, fresco, verde come le foglie appena nate.
Benché sia solo un “povero giorno umano”, osserva il poeta, ha il potere di rinfrancare tanti cuori stanchi e riempirli con la luce di una rinnovata speranza nell’avvenire. Si innalzano dunque, nelle righe finali della poesia, quelle alte torri che permettono di guardare oltre il presente, verso l’avvenire.
L’aggettivo finale “permanente” associato alla torre dell’anno nuovo indica la volontà di costruire, di creare, di dare forme stabili e durature al tempo che ci è dato ed è tempo da vivere proprio come quel “pane mai visto” che ci si presenta nuovo, fragrante e nutriente.

Chi era Pablo Neruda

Pablo Neruda (1904-1973) non è stato solo il poeta delle poesie d’amore, oltre ad essere un punto di riferimento della letteratura latino-americana è stato politico e diplomatico e si è battuto per il Cile, suo paese d’origine.

Premio Nobel per la Letteratura nel 1971, Pablo Neruda è stato un poeta filosofo che ha riservato tutta la sua intensità umana, patriottica e civile nei suoi scritti che lo hanno reso uno dei più celebri poeti del Novecento. Nel 1945 ottenne il Premio nazionale di Letteratura del Cile che oltre all’indiscusso talento letterario ne omaggiava anche l’impegno politico.
Nello stesso anno fu eletto senatore, anche se presto rimase deluso dalla gestione politica e optò per un esilio volontario dapprima in Argentina, dopodiché in Messico, in Unione Sovietica, in Cina, e infine in Europa.
Morirà il 23 settembre 1973, a soli dodici giorni dal colpo di Stato del generale Pinochet.

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La poesia di Neruda parlava un lessico semplice e quotidiano, per narrarci ogni giorno lo stupore di chi scopre per la prima volta la bellezza delle piccole cose. Non fu solo poesia d’amore, poesia erotica, ma anche lirica patriottica, politica, civile, parlò un linguaggio accessibile a tutta l’umanità.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ode al primo giorno dell’anno: l’augurio di Pablo Neruda per l’anno nuovo

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