Apollo per i Greci non era un Dio qualunque, era la divinità per antonomasia, la più importante dopo Zeus, e aveva diversi poteri. Prima di tutto era il Dio delle predizioni, ossia degli oracoli. Famoso nell’antichità era il suo santuario a Delfi, che rilasciava responsi sul futuro a chiunque lo interrogasse.
Sul santuario campeggiava la famosa scritta “Conosci te stesso”, a cui il filosofo Socrate si ispirò per l’elaborazione del suo pensiero. Apollo era anche il Dio della musica, della poesia, e inoltre tutelava le fondazioni delle città e il bestiame.
Per i greci, era anche il Dio dell’equilibrio e della razionalità, e veniva considerato l’antitesi di Dioniso, il Dio dei sensi, della gioia e della sregolatezza. Per questo motivo, lo spirito Apollineo (ovvero la razionalità e l’ordine), viene spesso contrapposto allo spirito Dionisiaco (il tripudio dei sensi e della natura che si manifestano senza regole). Questi due aspetti rappresentano quindi il dualismo della nostra anima.
Tuttavia, nonostante i suoi enormi poteri, Apollo non era molto apprezzato dalle donne. Cassandra, la famosa figlia del re di Troia Priamo, lo rifiutò, e per questo fu punita ricevendo come dono la capacità di predire il futuro, senza però essere mai creduta.
Un’altra che non accettò le avances del Dio fu Dafne, la stupenda ninfa figlia del fiume Peneo e della terra Gea. Dafne, il cui nome significa alloro, aveva anche un altro pretendente, Leucippo, che era arrivato persino a travestirsi da donna per stare vicino a lei e alle sue compagne. Quando, forse grazie alle manovre di Apollo, il trucco del pretendente fu scoperto, il Dio si dichiarò finalmente a Dafne.
Manco a dirlo, Dafne lo rifiutò. Tale diniego aveva però un antefatto. Infatti, dopo aver ucciso Pitone, Apollo incontrò Eros, il Dio dell’amore, e iniziò a prenderlo in giro, rinfacciandogli di non aver mai compiuto imprese eroiche ed importanti, come invece aveva fatto lui.
Anche Eros aveva il suo orgoglio, e per ripagare l’affronto subito escogitò una vendetta. Scagliò la freccia dell’amore in direzione del Dio, e la freccia opposta, ossia quella che faceva rifiutare la passione, contro Dafne. Apollo si trovò quindi innamorato e non corrisposto. Ovidio nelle “Metamorfosi” racconta questo mito:
“Dalla faretra che era carica di dardi ne trasse due dall’effetto opposto, uno che fa aborrire l’amore, l’altro che l’accende: quest’ultimo è tutto d’oro, lucente e con la punta aguzza; spuntata è invece la freccia che allontana l’amore, e c’è piombo sotto l’asta. Usò questa il Dio per colpire la foglia di Peneo, ma trafisse con l’altra Apollo, penetrandogli le ossa fino alle midolla”
Apollo si innamorò perdutamente di Dafne, e così iniziò una lunga lotta fra i due. Dafne correva fra i boschi, e Apollo la inseguiva incessantemente. La ninfa era estenuata, tanto che Apollo l’aveva quasi raggiunta e stava per catturarla. Ad un certo punto, Dafne chiese aiuto alla madre Gea, pregandola di venire in suo soccorso. Le sue suppliche furono esaudite; infatti, poco prima di essere afferrata dal Dio, Dafne si trasformò in una pianta d’alloro.
Quale stupore, quale sgomento per il povero Apollo! Non avrebbe mai potuto amare Dafne. Tuttavia, decise di fare diventare la pianta il simbolo della poesia, e la utilizzò soprattutto per creare splendide corone da portare sul capo, che divennero l’espressione della creatività e dell’ispirazione poetica. Per questo motivo, i poeti vengono spesso raffigurati con una corona d’alloro.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il mito di Apollo e Dafne: la storia di un amore negato
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Storia della letteratura Significato di parole, proverbi e modi di dire
Lascia il tuo commento