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Storia della letteratura

Il Piave mormorava, la canzone del 24 maggio: testo, origine e significato

Sapete che l'inno nazionale italiano sarebbe potuto essere un altro? Anche se alla fine la scelta ricadde sull'opera di Goffredo Mameli, la Canzone del Piave è a tutt'oggi molto popolare e certamente uno dei nostri canti patriottici più amati. Detta anche Canzone del 24 Maggio, “La leggenda del Piave” fu composta da E.A. Mario. Ecco le origini e le curiosità di un canto che sa di Italia e di coraggio.

Maria Paola Macioci
Maria Paola Macioci Pubblicato il 25-05-2022
Il Piave mormorava, la canzone del 24 maggio: testo, origine e significato

“Il Piave mormorava”, “il Piave mormorò”, “non passa lo straniero”... chi non conosce almeno qualche frase della Canzone del Piave?
Nota anche come Canzone del 24 Maggio, La leggenda del Piave è senza dubbio uno dei canti patriottici italiani più popolari e amati.
Gli oltre 100 anni trascorsi dalla sua creazione, infatti, non ne hanno minato né l’importanza né il fascino.
La sua composizione risale alla Prima Guerra Mondiale e fa riferimento al ruolo dei soldati italiani in quel tragico contesto.
Vediamo insieme testo, autore, origini e curiosità de La leggenda del Piave, nota a molti come Canzone del Piave.

Testo della Leggenda del Piave

Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L’esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti
S’udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell’onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: "Non passa lo straniero"
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
S’udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l’onde
Come un singhiozzo, in quell’autunno nero
Il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero"
E ritornò il nemico
Per l’orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
"No" disse il Piave, "No" dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: "Indietro va’, straniero"
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Infranse, alfin, l’italico valore
Le forche e l’armi dell’impiccatore
Sicure l’Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: "Si placaron le onde"
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri.

Origini e contesto storico della Canzone

La Canzone del Piave fu composta nel 1918 per celebrare l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, risalente al 23/24 Maggio 1915.
L’inno, semplice e orecchiabile ma profondo nel suo significato, vide la luce al termine della battaglia del solstizio, combattuta sul fronte del fiume Piave.
Il compito era quello di incitare al coraggio e alla lotta i giovani combattenti.
Del resto quei ragazzi, tutti nati intorno alla fine dell’800, furono chiamati a un compito nobile e grandioso: completare il lungo e difficile processo dell’unità nazionale liberando il Trentino e la Venezia Giulia dal dominio austriaco.
La canzone “umanizza” il fiume Piave, felice del passaggio dei soldati italiani che marciano verso la frontiera con l’Austria.

Nell’Ottobre del 1917, come è noto, l’Italia subì la disfatta di Caporetto, diventata tristemente epica, ma in seguito riuscì a ritrovare animo e fiducia sotto la guida del Generale Armando Diaz.
Le sorti della guerra si decisero proprio sul nuovo fronte Monte Grappa-Piave.
La Battaglia del Piave è stata una delle pagine più gloriose della nostra storia recente.
L’eroica resistenza posta in essere dai soldati italiani infatti, segnò l’inizio della fine per la controparte, costretta ad arretrare di fronte all’offensiva dei valorosi ragazzi tricolore.
Il 3 Novembre 1918 le truppe italiane entrarono trionfalmente in Trento e Trieste e contemporaneamente l’Austria firmò l’armistizio sancendo la fine delle ostilità per il giorno seguente.
Per questo motivo la Canzone del Piave è conosciuta anche come Canzone del 4 Novembre, data della conclusione della Prima Guerra Mondiale.

E.A. Mario: chi era l’autore de La leggenda del Piave

L’autore della canzone La leggenda del Piave è E.A. Mario, pseudonimo di Giovanni Ermete Gaeta, povero ma talentuoso artista partenopeo.
Nato a Napoli il 5 Maggio del 1884 in una famiglia di umili origini, Gaeta era un artista "naturale", capace di comporre musica ad orecchio, senza avere alle spalle una regolare e canonica preparazione accademica.
Una mancanza che non gli impedì di diventare l’autore di alcuni dei brani più famosi e apprezzati della tradizione canora napoletana, tra cui la celeberrima Tammurriata nera.

Fu il timore dell’offensiva austriaca in sostanza a far scaturire il furore patriottico e lo slancio creativo di Gaeta, che si mise a lavorare alla canzone divenuta poi celebre di notte, anche se poi al mattino doveva alzarsi presto per andare a lavorare alle poste.
Un lavoro modesto, che però gli aveva permesso di far fronte in modo relativamente efficace ai problemi economici che lo avevano sempre assillato.
Dunque la Canzone del Piave nacque con il favore delle tenebre e fu solo per un soffio che non divenne il nostro inno nazionale: l’opposizione di Alcide De Gasperi, infatti, fece ricadere la scelta sull’Inno di Mameli.

Fonte immagini: Wikipedia

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il Piave mormorava, la canzone del 24 maggio: testo, origine e significato

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