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Recensioni di libri

Una giornata di Ivàn Denisovič di Aleksandr Solženicyn

Newton Compton, 1993 - La narrazione trasmette al lettore il senso di vuoto, la malinconia, la rassegnazione che i detenuti provavano durante l’espiazione della pena, ma anche il coraggio e la speranza che, malgrado tutto, ancora non si spegneva.

Elisa Scarpino
Elisa Scarpino Pubblicato il 10-07-2017

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Una giornata di Ivàn Denisovič

Una giornata di Ivàn Denisovič

  • Autore: Aleksandr Solženicyn
  • Genere: Classici
  • Categoria: Narrativa Straniera
  • Casa editrice: Newton Compton

Vedi Prezzo:

Scheda libro su ibs
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“Una giornata di Ivàn Denisovič” di Aleksandr Solženicyn è un breve racconto di una giornata qualunque di un uomo qualsiasi, divenuto detenuto politico in un campo speciale.
Il racconto trae spunto dagli eventi realmente vissuti dallo scrittore. Nell’anno 1950, l’autore fu, infatti, deportato in uno dei lagèr situati presso la città di Ekibastùze nel Kazakhstàn. Aleksandr Solženicyn era stato arrestato per aver scritto una frase irriverente nei confronti di Stalin e per aver stilato alcuni appunti non graditi al regime e rinvenuti negli effetti personali dello stesso.
Se questi elementi non potevano essere considerati sufficienti per un’aula di Tribunale, in base al sistema allora diffuso, in contumacia e per una decisione dell’Oso (sessione speciale del NKVD), potevano, però, costituire fondamento per una condanna a otto anni di lagèr; condanna considerata, peraltro, una pena lieve.

La narrazione trasmette al lettore il senso di vuoto, la malinconia, la rassegnazione che i detenuti provavano durante l’espiazione della pena, ma anche il coraggio e la speranza che, malgrado tutto, ancora non si spegneva.
Il tempo personale del detenuto diventava un bene: quei pochi minuti a colazione o a cena rappresentavano momenti preziosi sottratti al lavoro in cui restare soli con i propri pensieri.

“Nessuno, tra i detenuti, aveva un orologio. Del resto, a che gli servirebbe? Il prigioniero ha bisogno solo di sapere quanto manca alla sveglia, quanto all’uscita al lavoro, al pranzo, alla ritirata”.

La vita del detenuto politico era una vita di ripetizioni: la fila, la conta, le perquisizioni, il lavoro e il gelo ma a spezzare quella odiosa routine soccorrevano i dialoghi tra detenuti o le piccole proprietà di cui disponevano e che potevano assicurare loro un po’ di conforto: gli scarponi per tenere al caldo i piedi, ad esempio.

“Adesso Šüchov non recriminava su nulla: né sulla lunga pena, né sulla giornata lavorativa, né sulla domenica che non ci sarebbe stata. Ora pensava: ce la faremo! Sopravviveremo a tutto! Finirà, con l’aiuto del signore!”.
“Quella giornata era stata ricca di doni: non l’avevano sbattuto in prigione, la squadra non era stata spedita al ‘villaggio socialista’, a pranzo aveva fregato una scodella di polenta (...), ce l’aveva fatta. Era passata una giornata, sembrava quasi felice. Di queste giornate, dal principio alla fine della sua condanna, ce n’erano 3653”.

Grazie allo scrittore e storico russo il lettore ha la straordinaria occasione di conoscere i campi di lavoro forzato, i Gulag, e di sentirsi più vicino alle vicende che hanno rappresentato lo sfondo della storia russa nel secolo scorso.


© Riproduzione riservata SoloLibri.net

Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Una giornata di Ivàn Denisovič

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