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Storia della letteratura

“D’estate”: l’idillio della natura nella poesia di Giovanni Pascoli

L'estate è ritratta come un idillio nella poesia di Giovanni Pascoli che descrive l'incanto del suo fulgore. Scopriamo testo e analisi del componimento.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 05-07-2022
“D'estate”: l'idillio della natura nella poesia di Giovanni Pascoli

L’estate per Giovanni Pascoli è un trionfo di vitalità, un incanto che non può essere spezzato. Il poeta ne fornisce un ritratto perfetto a tinte vivaci che sembra armonizzarsi come i colori di un acquerello.

D’estate è una poesia contenuta nella raccolta Myricae in cui Pascoli dà voce alla sua visione della natura come “madre dolcissima e previdente” rivelando una concezione positiva e consolatoria. Si tratta di una lirica breve ma significativa che contiene tutte le principali tematiche pascoliane: il rimando al mondo classico attraverso l’apologia dell’idillio campestre; la visione positiva della natura e, non da ultimo, il tema della fratellanza che in questi versi viene mostrato in modo quasi provvidenziale. Ogni elemento della natura concorre a un fine preciso e permette di preservare l’armonia invisibile dell’universo che si rivela, come una folgorazione inattesa, nell’incanto di un giorno d’estate.

Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.

“D’estate” di Giovanni Pascoli: testo

Le cavallette sole
sorridono in mezzo alla gramigna gialla;
i moscerini danzano nel sole
trema uno stelo sotto una farfalla.

“D’estate” di Giovanni Pascoli: analisi e commento

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Appena quattro versi che ritraggono un’atmosfera idilliaca, un incanto eterno che nulla sembra poter turbare. L’estate di Pascoli è l’essenza stessa della felicità, un sollievo per l’anima e un’immagine perfetta ed evanescente come un raggio di sole che trema sulla superficie dell’acqua.
Pascoli torna al mito a lui caro della campagna, luogo che rimanda all’infanzia e quindi alla contemplazione ingenua e incantata del fanciullino. Con una personificazione il poeta immagina le cavallette che sorridono nell’erba secca e ingiallita dal sole - il sorriso sembra essere un riflesso diretto della loro vitalità, mentre un nugolo di moscerini danza soave nella luce. La natura si compone di tutte le creature minuscole che la abitano, e lo sguardo del poeta si concentra proprio sulle più infinitesimali come l’obiettivo di un fotografo abituato a concentrarsi sui dettagli. È nelle piccole cose che troviamo i grandi insegnamenti, questa la lezione che Pascoli racchiude nel suo breve componimento.
Nell’immaginario del poeta le acque, gli alberi e i boschi si aiutano reciprocamente con “fraterna vicenda” : di questa visione Pascoli lasciò traccia in una nota introduttiva della poesia Al Serchio (1906).
L’estate viene mostrata attraverso la contemplazione incantata del fanciullino che è ancora capace di stupirsi delle piccole cose, come di un battito d’ali. La fragilità degli insetti e quello stelo di fiore che trema sotto il peso lieve della farfalla sembra restituirci la fuggevolezza di un istante di completa felicità.

Pascoli trasmette al lettore un senso di appagamento attraverso una visione intima e assorta che pare tutta penetrata nella mente, e invece ci mostra il mondo in un attimo immortale di splendore.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “D’estate”: l’idillio della natura nella poesia di Giovanni Pascoli

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