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Storia della letteratura

“Come se il mare separandosi”: l’eternità nella poesia di Emily Dickinson

Nella poesia di Emily Dickinson il mare si fa riflesso specchiante dell'eternità. In un breve componimento, scritto nel 1863, la poetessa di Amherst esprime un concetto assoluto e soverchiante attraverso la descrizione dell'infinita superficie marina. Scopriamo testo, analisi e significato della poesia.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 11-07-2022
 “Come se il mare separandosi”: l'eternità nella poesia di Emily Dickinson

In un breve componimento scritto nel 1863 Emily Dickinson, la poetessa di Amherst, trasforma l’eternità in una visione concreta.
Ci sono concetti che sfuggono alla limitata comprensione umana: come l’infinito, l’eterno e la morte. Abbiamo certo una percezione della loro esistenza, ma riusciamo a malapena a pensarla e a concepirla nella sua ineludibile vastità. La poesia è l’unico strumento capace di dare un senso alla ricerca dell’infinito, trasformando gli abissi e le voragini del pensiero in perle di lucente bellezza.

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Emily Dickinson nella poesia Come se il mare separandosi (1863) sembra afferrare una parte infinitesimale di eternità e renderla fruibile al lettore attraverso le parole. La poetessa di Amherst trasforma così un concetto temporale illimitato - l’eterno, per l’appunto - in un’immagine spaziale e dà ad essa la fisionomia del mare.
L’immensa superficie marina con i suoi abissi e i suoi tumulti diventa una metafora dell’eternità, lo specchio riflesso di un pensiero troppo grande e profondo persino per essere pensato. Attraverso le parole di Dickinson invece l’eterno diventa un concetto semplice, elementare, che può essere scomposto e spiegato, una certezza innata che culla la coscienza con la sinfonia dolce di una ninnananna.
In fondo dare all’incomprensibile una forma è il primo passo per renderlo accessibile, trasformandolo così in un concetto assimilabile dalla mente: l’astratto si fa concreto, ha dei contorni più definiti, ed ecco che non fa più paura.
La lirica Come se il mare separandosi fa parte della raccolta Emily Dickinson. Tutte le poesie edita dai Meridiani Mondadori nel 1997.

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Scopriamo testo, analisi e significato della poesia.

Come se il mare separandosi di Emily Dickinson: testo

Come se il mare separandosi
svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero

d’un infinito di mari
non visitati da riva
il mare stesso al mare fosse riva
questo è l’eternità.

(Traduzione di Margherita Guidacci)

Come se il mare separandosi di Emily Dickinson: testo originale

As if the Sea should part
And show a further Sea −
And that – a further – and the Three
But a Presumption be –

Of Periods of Seas
Unvisited of Shores
Themselves the Verge of Seas to be
Eternity is Those

Come se il mare separandosi di Emily Dickinson: analisi e significato

L’intera poesia si struttura come una spiegazione didascalica; non a caso nel finale Dickinson conclude con una frase che ha in sé la fermezza categorica di un enunciato: “questo è l’eternità”.
Sin dall’incipit la lirica si dischiude come un’ampia metafora sancita dal “come” che inaugura una composizione circolare che solo nel punto finale acquisisce un senso compiuto:“ come il mare/questo è l’eternità”. Il parallelismo tra i due elementi, mare ed eterno, acquisisce ragion d’essere soltanto nella fusione conclusiva.
L’eternità espressa dalla poetessa di Amherst è un concetto temporale che viene reso attraverso la dimensione spaziale. Emily Dickinson ci restituisce la sua visione che è fatta d’azzurro: l’immensa distesa marina, il suo moto continuo di onde e di flutti si fa specchio tangibile del’eternità. Le acque del mare sembrano dividersi all’infinito, frantumarsi in un presente continuo: giungono alla riva, si infrangono contro gli scogli e poi subito ritornano indietro nella loro culla originaria in un costante fluire che non sembra essere sottomesso alla corruzione del tempo.
I mari descritti da Dickinson sembrano moltiplicarsi dinnanzi al suo sguardo, da uno a tre in una divisione continua, e non conoscono rive. La poetessa toglie al mare ogni limite, annulla ogni frontiera: semplicemente l’elemento marino esiste per se stesso, nulla è in grado di arginarlo, come l’eternità.
I critici hanno paragonato questa lirica all’Infinito di leopardiana memoria notando un parallelismo tra “i mari senza rive” di Dickinson e gli “interminati spazi” di Leopardi. Anche nella conclusione le due liriche si affiancano “eternità è questo” chiude Dickinson, mentre il poeta di Recanati chiosa “E mi sovvien l’eterno”. La siepe e il mare dischiudono l’identica visione, un panorama fatto d’orizzonti multipli e sconfinati, di sentimenti immortali come il cuore dell’uomo.

La poesia di Dickinson, soprattutto nell’originale, sembra insistere su un continuo gioco di assonanze e allitterazioni fatte di suoni lenti e sfumati che restituiscono al lettore la sensazione di calma data dall’acqua che scorre. Anche le parole di Dickinson sembrano distillare lente, goccia a goccia, dall’origine del tempo. La vita dinnanzi al mare è un’idea semplice: d’improvviso tutto appare chiaro come se l’avessimo avuto sotto gli occhi da sempre con un’evidenza luminosa e folgorante. In quel perenne fluire dell’acqua, nell’elemento liquido che si ricongiunge continuamente a se stesso, sembra essere racchiuso il grande mistero dell’esistenza. La vita d’un tratto appare facile, e l’eternità, in tutta la sua vastità inconoscibile, non fa più paura: non è altro che un elemento naturale di cui, a ben vedere, siamo tutti parte essenziale e necessaria.

Come se il mare separandosi di Emily Dickinson: commento

Sono oltre 96 le poesie che Dickinson dedicò al mare. Proprio lei che aveva vissuto un’intera vita nell’entroterra, in una piccola cittadina del Massachusetts, aveva fatto del mare l’elemento chiave della propria poetica trasformandolo nell’immagine più concreta del Giardino dell’Eden come mostra la celebre lirica Rowing in Eden/ Ah the Sea!. Il mare è la porta d’accesso all’infinito, una dimensione terrena capace di decentrare la soggettività umana mostrando una prospettiva sull’universale. La superficie marina sembra fare riferimento a un universo non antropocentrico che trascende il limite della condizione umana.
Nelle sue ultime liriche la poetessa utilizzò sempre più frequentemente il riferimento al mare, un elemento naturale che sembrava trascendere la parzialità del linguaggio, e farsi metafora dell’aldilà: l’infinito marino suggerisce infatti la possibilità che l’umanità possa essere assorbita, inglobata, da un insieme più grande. Il mare appare quindi come un monito, un promemoria dei limiti del desiderio e della conoscenza, e al contempo un invito a riconoscere e ammettere la vanità dell’egoismo umano che non è altro che nulla dinnanzi all’eterno.

In Come se il mare separandosi Emily Dickinson ci regala una poesia dal forte contenuto spirituale, che si fa portavoce di una verità intima e profonda, antica come il mondo. E azzurra come il sogno.

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