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Storia della letteratura

“Caro marzo” di Emily Dickinson: testo e analisi della poesia

In una delicata poesia composta nel 1874, Emily Dickinson parlava del mese di marzo come dell'annunciatore della stagione primaverile. Scopriamo testo, analisi e commento della poesia.

Alice Figini
Alice Figini Pubblicato il 01-03-2023
“Caro marzo” di Emily Dickinson: testo e analisi della poesia

Caro marzo, Dear March in lingua originale, è il titolo di un delicato componimento con il quale la poetessa Emily Dickinson saluta l’arrivo della primavera.
La poesia fu composta nella primavera del 1874 ed è pervasa da un’atmosfera serena, ariosa. Dickinson saluta marzo personificandolo nella rappresentazione di gradito ospite, ma forse dietro il mese che annuncia la primavera si nasconde una metafora più profonda.

Scopriamo testo originale, traduzione e analisi della poesia.

Dear March di Emily Dickinson: testo originale

Dear March - Come in -
How glad I am -
I hoped for you before -
Put down your Hat -
You must have walked -
How out of Breath you are -
Dear March, how are you, and the Rest -
Did you leave Nature well -
Oh March, Come right up the stairs with me -
I have so much to tell -
I got your Letter, and the Birds -
The Maples never knew that you were coming -
I declare - how Red their Faces grew -
But March, forgive me -
All those Hills you left for me to Hue -
There was no Purple suitable -
You took it all with you -

Who knocks? That April -
Lock the Door -
I will not be pursued -
He stayed away a Year to call
When I am occupied -
But trifles look so trivial
As soon as you have come

That Blame is just as dear as Praise
And Praise as mere as Blame.

Caro Marzo di Emily Dickinson: traduzione

Caro Marzo – Entra –
Come sono felice –
Ti aspettavo da tanto –
Posa il Cappello –
Devi aver camminato –
Come sei Affannato –
Caro Marzo, come stai tu, e gli Altri –
Hai lasciato bene la Natura –
Oh Marzo, Vieni di sopra con me –
Ho così tanto da raccontare –

Ho avuto la tua Lettera, e gli Uccelli –
Gli Aceri non sapevano che tu stessi arrivando –
L’ho annunciato – come sono diventati Rossi –
Però Marzo, perdonami –
Tutte quelle Colline che mi lasciasti da Colorare –
Non c’era Porpora appropriata –
L’hai portata tutta con te –

Chi bussa? Ecco Aprile –
Chiudi la Porta –
Non voglio essere incalzata –
È stato via un Anno per venire
Ora che sono occupata –
Ma le inezie sembrano così banali
Non appena arrivi tu

Che il Biasimo è caro come la Lode
E la Lode effimera come il Biasimo.

Caro Marzo di Emily Dickinson: analisi

La poesia si apre con una personificazione del mese marzo. Emily Dickinson saluta marzo come un gradito ospite con il quale intrattenere quattro chiacchiere per salutare l’arrivo ormai imminente della primavera.
Il tono colloquiale viene annunciato sin dal primo verso che annuncia:

Dear March, come in

La poetessa invita marzo ad entrare nella sua casa (o forse nel suo cuore) senza troppi preamboli. Il tono informale del linguaggio viene accentuato dalla forma del componimento che rappresenta una struttura metrica libera quasi a riflettere la leggerezza di un colloquio improvvisato.
Il componimento quindi si incentra interamente sul dialogo che un narratore sta intrattenendo con il mese di marzo. Marzo appare come una persona che arriva affannata dopo un lungo viaggio. La poetessa lo invita amabilmente a posare il suo cappello e a riposare per un attimo, e si scusa poiché il suo arrivo non è stato annunciato dagli uccelli e dai fiori sulle colline.

Nella seconda strofa Dickinson parla dell’avvento di marzo come di un vento impetuoso che tutto travolge portando con sé l’arrivo della primavera. La poetessa si dice sorpresa e felice del suo ritorno, allude al fatto di aver cercato di ravvivare il grigio dell’inverno ma senza successo perché i colori erano tutti spariti con la sua fuga.

La terza strofa fa invece riferimento allo scorrere veloce del tempo. Aprile già incalza, bussa alla porta e invita marzo ad andarsene. Dickinson non sembra pronta, vorrebbe che il mese rallentasse un poco e le permettesse di assaporare dopo tanta attesa la primavera in arrivo. In questa strofa appare chiaro che il mese di marzo nasconda una seconda personificazione, che vedremo più avanti.

Gli ultimi due versi, uniti ai precedenti dal pronome relativo iniziale ma isolati in una strofa a parte, sembrano indicare una sorta di morale conclusiva.
Quello che Dickinson sta cercando di dire al lettore è che è ormai giunta alla consapevolezza che per quanto ami le cose buone che marzo (e quindi la primavera) porta nella sua vita, allo stesso tempo lo odia anche per avergliele portate via. Biasimo e lode si confondono nel mese di marzo, che è annunciatore della primavera, ma al contempo fugge troppo in fretta lasciando il posto ad aprile.
Un vecchio detto popolare afferma che marzo arriva come un leone, ma se ne va come un agnello. Allo stesso modo la stagione di marzo arriva forte preannunciata da venti sferzanti e freddo, ma se ne va con calma sfumando dolcemente nel sole di aprile.

Caro Marzo di Emily Dickinson: commento

I critici hanno riscontrato nella poesia anche un possibile secondo livello di lettura. Dear March infatti parlerebbe, tra le righe, della relazione tra Emily Dickinson e Charles Wadsworth.
Sarebbe il reverendo Wadsworth, secondo i critici, la vera personificazione del mese di marzo che appare alla poetessa come un gradito ospite.
Dickinson provò un’infatuazione profonda, probabilmente mai ricambiata, per Charles Wadsworth. Proprio come il mese di marzo, che porta nel cuore lo scompiglio della primavera, e poi se ne va senza dare troppe spiegazioni così anche Wadsworth lasciò Dickinson dopo una breve frequentazione.
Il reverendo partì per la California e la poetessa ne ebbe un profondo shock, i medici dichiararono in seguito che era malata di nervi.

Nella poesia Dickinson parla infatti al suo interlocutore con viva emozione. Quando descrive il rossore degli alberi d’acero sembra sottindere un’altra metafora. L’immagine potrebbe infatti esprimere il cambiamento delle stagioni oppure la rabbia che si traduce in rossore nei volti giudicanti della società che guarda alla relazione tra la poetessa e il reverendo sposato in modo negativo.

Tramite questa seconda lettura appaiono dunque più comprensibili gli ultimi versi della poesia. La terza strofa mostra la fine della relazione tra Emily Dickinson e Charles Wadsworth (rappresentato come marzo, Ndr). Quando arriva il mese di aprile, marzo è costretto a partire. Allora la poetessa si rende conto che le piccole cose che marzo le ha dato sembrano ancora più piccole ora che lui non c’è più. E la colpa può essere cara quanto la lode.

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