Non c’è bambino che non sia stato conquistato dal tenero coniglietto peloso che campeggiava sulle copertine dei libri di Beatrix Potter.
“Peter Il Coniglio” era tanto vivido in quei disegni che pareva di poterlo toccare, di sfiorare il suo pelo morbido e soffice, di fissare i suoi occhi vispi e curiosi in continuo movimento. Le immagini si susseguivano tra le pagine con vividezza come una sequenza cinematografica che animava la storia. La sorte del curioso coniglietto Peter era ormai nota, eppure la sua avventura appariva ogni volta diversa. C’era tutto un mondo attorno, dominato dal verde boschivo, dalle casette contadine dal tetto spiovente, con le stradine tortuose che sembravano condurre chissà dove. Lo sguardo si perdeva in quell’universo incantato, dominato da una luce unica e calda che si posava sulle cose come una colata di miele.
La storia di Peter Il Coniglio fu pubblicata per la prima volta nel 1902 in Inghilterra con il titolo The Tale of Peter Rabbit. Segnava il successo di un’autrice che avrebbe venduto oltre duecentocinquanta milioni di copie in tutto il mondo. Il suo nome divenne caro ai bambini che lo associavano a un’immagine familiare e ben definita: Beatrix Potter era la mamma del coniglietto Peter, non c’era altro modo per identificarla.
Eppure una volta cresciuti quei bambini potrebbero restare sorpresi nello scoprire quanto fosse stata anticonformista e all’avanguardia la vita della scrittrice e illustratrice nata a Londra il 28 luglio 1866.
Scopriamo la vita segreta di Beatrix Potter.
Beatrix Potter: la vita
I suoi disegni ci parlano di un mondo idilliaco e sereno, ma Beatrix Potter non ebbe una vita facile. Fu invece audace e disobbediente proprio come il coniglietto Peter, protagonista delle sue storie illustrate.
La piccola Beatrix - il cui primo nome era Helen - trascorse un’infanzia solitaria nella residenza di Bolton Garden, una grande villa in stile vittoriano nella capitale inglese. I genitori erano dei ricchi commercianti di cotone, e la famiglia Potter viveva di rendita da generazioni.
Come tutte le giovani donne della sua epoca, Beatrix fu educata in casa da un’istitutrice. Al fratello Walter Bertram era concesso andare a scuola, mentre lei era costretta a trascorrere le sue giornate tra le mura domestiche. I suoi unici interlocutori erano i suoi amati animali, tra cui figuravano due affettuosi coniglietti, a cui diede il nome di Benjamin e Peter.
La bambina cresceva così a stretto contatto con gli animali che popolavano la tenuta di famiglia: conigli, papere, galline, furetti e ricci che ben presto iniziarono a prendere forma nei suoi disegni. Beatrix rivelò un precoce talento artistico: i suoi acquarelli luminosi riproducevano con incredibile fedeltà le atmosfere della campagna. Era affascinata dall’osservazione del paesaggio, dote che affinò durante le vacanze trascorse insieme alla famiglia nella regione dei Grandi Laghi in Scozia. Fu proprio il vicario della cittadina di Wray, Hardwicke Rawnsley, a trasmettere alla giovane Potter l’attenzione per la fauna e la tutela dell’ambiente.
I genitori tuttavia non appoggiavano l’estro artistico di Beatrix né il suo interesse per le scienze naturali, convinti che il posto di una signorina fosse tra le mura di casa a occuparsi di faccende domestiche. Al fratello Bertram fu concesso di proseguire gli studi a Oxford, mentre lei dovette interromperli.
Fu la sua istitutrice, Anne Carter, a incoraggiare lo straordinario talento di Beatrix. Sempre Carter convinse la giovane a sottoporre a un editore la storia di Peter Il Coniglio. In origine la fiaba era custodita in una lettera destinata al figlio di Carter, Noel Moore, per aiutarlo a superare un lungo periodo di convalescenza dovuto a una malattia. La lettera era datata 4 settembre 1893, un momento di svolta nella vita di Beatrix Potter. L’autrice, sostenuta dall’amica Annie, decise di raccogliere le lettere scritte a Noel in un libro per l’infanzia che recava il titolo The Tale of Peter Rabbit.
La pubblicazione della storia di Peter Il Coniglio
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L’opera incassò una serie di rifiuti e Beatrix decise quindi di auto-pubblicarla in una tiratura limitata di 250 copie. Le prime edizioni circolarono con successo e alcuni anni dopo una casa editrice, la Frederick Warne & Company, le propose un contratto. L’editore pose a Beatrix come unica condizione di realizzare illustrazioni a colori e non più in bianco e nero.
Il libro fu pubblicato nel 1902 e rappresentò un’autentica innovazione nella letteratura per l’infanzia. The Tale of Peter Rabbit era infatti stampato in piccolo formato, adatto alle mani di un bambino, e costava soltanto uno scellino. Molte famiglie all’epoca non potevano permettersi di acquistare libri illustrati a causa dei prezzi elevati: la storia di Peter Il Coniglio era invece accessibile a tutti e ciascun bambino inglese poteva leggerla.
Da quel momento Beatrix Potter iniziò a pubblicare con continuità un libro all’anno. Nel 1902 pubblica Il sarto di Gloucester, l’anno seguente è il turno di La storia di Nutkin lo Scoiattolo. La sua carriera letteraria è ormai avviata, ma qualcosa nella vita di questa nobile signorina inglese sta per cambiare profondamente.
Un giorno nell’ufficio dell’editore Beatrix Potter conobbe Norman Warne, uno dei figli del fondatore della società. Lei ha ormai superato i trent’anni, è una donna nubile che tuttavia ha ormai conquistato una propria indipendenza economica. I due iniziano a frequentarsi di nascosto, perché la famiglia di lei non approverebbe il fidanzamento con un uomo di estrazione sociale bassa. Ma Beatrix ha la tempra della ribelle e non si lascia frenare dalla famiglia. Decide di andare contro tutto e tutti: chiude ogni rapporto con i genitori, decisa a sposare Norman. L’uomo tuttavia muore pochi giorni prima del matrimonio colpito da una grave forma di leucemia.
La seconda vita di Beatrix Potter
Oggi tutti noi la ricordiamo come la celebre scrittrice e illustratrice di libri per l’infanzia, ma Beatrix Potter non fu solo questo. Era anche una grande studiosa di scienze naturali, cui si dedicò assiduamente dopo la morte del fidanzato.
Fece ricerche, soprattutto sulla micologia, e scrisse diversi trattati. I suoi studi tuttavia non furono riconosciuti dalla comunità scientifica dell’epoca che non voleva dare credito a una donna. Nel 1897 le fu persino impedito di assistere a una discussione sulla sua ricerca On the Germination of the Spores of the Agaricineae, alla Linnean Society.
L’essenza più vera della vita di Miss Potter ce la restituiscono i suoi diari. Dai quindici sino ai trent’anni Beatrix tenne dei diari, scritti in un codice segreto, in cui annotava scrupolosamente la sua visione del mondo e le critiche feroci alla sua famiglia e alla società del suo tempo. Nei diari scriveva di essere nata in un luogo “non amato”.
Odiava la sporcizia e il rumore continuo della città, sognava di ritirarsi sola in un giardino. Si creò quindi uno spazio solo suo, un giardino privato, in cui si rifugiava per allontanarsi da un mondo a cui si sentiva estranea. Scriveva:
È qui che vado per stare tranquilla e in pace con me stessa. Questa sono io, la me più profonda, la parte con cui bisogna stare da soli.
Questi scritti ci mostrano l’altro lato della personalità di Beatrix Potter, che non è certo luminoso e spensierato come i suoi disegni. In lei covava l’istinto sordo della ribellione, e anche un’inquietudine profonda che sembrava non trovare requie.
All’età di 47 anni Miss Potter convolò a nozze con l’avvocato William Heelis e con lui si trasferì a vivere in una fattoria “Hill Top Farm” a Near Sawrey, nella regione dei Grandi Laghi, circondata dai suoi amati animali.
Nel 1947 fu la prima donna a essere eletta Presidente dell’associazione Herdwick Sheepbreeders, tuttavia non poté mai ricoprire la carica perché morì pochi giorni dopo a causa delle complicazioni di una polmonite. Le ultime note del suo diario erano dedicate alla Seconda guerra mondiale. Beatrix era preoccupata dal futuro, cui guardava con paura, e ribadiva la necessità di vivere a contatto con la natura, l’unico antidoto ai mali della modernità.
Dietro le storie di Peter Rabbit si celava dunque una donna eclettica e anticonformista, venuta prima del suo tempo. Una donna che riconosceva l’importanza dell’ambientalismo molti anni prima dei nostri “Friday for Future”. Lo sguardo curioso e irriverente di Peter era in fondo anche il suo, quello di Miss Potter, che ebbe il coraggio di uscire dai confini consueti e determinati dalle convenzioni sociali per realizzare i propri sogni. Ai bambini, con la fiaba dell’audace coniglietto, in fondo aveva voluto insegnare proprio questo: l’arte dell’avventura, la passione per l’ignoto, il coraggio. Se Peter avesse obbedito a mamma coniglia non ci sarebbe stata nessuna storia, niente di niente. E questo lo sapeva bene Beatrix Potter, che nella vita ebbe sempre il coraggio di osare.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Beatrix Potter, la vita segreta dell’autrice di “Peter Il Coniglio”
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