

L’arrivo del mese di aprile si accompagna da sempre a un vecchio proverbio popolare che recita: “Aprile dolce dormire”.
Il detto è stato in seguito ripreso da una celebre filastrocca scritta dal poeta Ugo Betti (1892 –1953).
Scopriamo il significato del proverbio e il testo della filastrocca dedicata ad aprile.
Aprile dolce dormire: significato e origine del proverbio
La frase Aprile dolce dormire deriva dalla secolare saggezza contadina: per chi coltivava i campi questo mese dell’anno significava infatti un nuovo inizio. Il rinnovato tepore spingeva i boccioli a schiudersi e la natura a fiorire più rigogliosa. L’arrivo della primavera portava tuttavia degli sconvolgimenti anche nel corpo umano che, come ben sappiamo, ogni anno in questo periodo viene avvolto da una nuova stanchezza e richiede più riposo per adattarsi alle giornate più lunghe e alle temperature in salita.
I saggi contadini avevano ragione, infatti è scientificamente provato che il passaggio repentino da una stagione all’altra porta nel corpo un senso di spossatezza poiché l’organismo si riattiva modificando le abitudini adottate durante la stagione invernale.
Aprile è inoltre, per antonomasia, il mese in cui la natura fiorisce. Il nome di questo mese deriva infatti dal latino "Aperit" che tradotto letteralmente significa "aprire, far sbocciare".
Scopriamo ora testo e analisi della bella filastrocca di Ugo Betti dedicata al mese della fioritura che, nel titolo, riprende proprio il celebre proverbio.
Aprile dolce dormire: testo
Svegliati, svegliati, campanaro,
la rondine canta, il cielo è chiaro!
Piglia la corda e suona le campane,
ché il fornaio vuol fare il pane,
ogni cuor vuol palpitare.In ogni casa mamma è desta,
e spalanca la finestra,
e fa tutto, ma pianino,
ché ancora dorme il suo bambino.Dorme con le manucce strette
e l’angelo chissà cosa ci mette!E le campane delle chiesuole:
“Ah, che buon’aria! Oh, che buon sole!”.
Fiorito è il monte, lucente il mare,
e tu, perché non ti vuoi svegliare?
Aprile dolce dormire: analisi
La filastrocca del poeta Ugo Betti nella sua ritmica semplicità allude al risveglio portato dalla primavera. Il testo appare in netta antitesi con il titolo: infatti mentre l’espressione proverbiale allude al riposo, il componimento parla di un risveglio. Utilizzando i verbi all’imperativo il poeta sembra risvegliare ogni personaggio all’interno della lirica, riflettendo un nuovo vigore annunciato dall’arrivo della primavera.
Nella sonnolenza del mattino infatti la primavera esulta, i fiori sono sbocciati e un sole più tiepido accarezza la pelle. Il campanaro viene incitato a suonare le campane come per fare un’annunciazione. Ogni cuore è pronto a palpitare con l’inizio della bella stagione.
Intanto nella casa la giovane madre si muove piano per non svegliare il suo bambino che quieto riposa come un fiore in boccio e sembra sorvegliato dagli angeli.
La poesia di Ugo Betti si serve di un lessico semplice e tenero, anche il vezzeggiativo “manucce” sembra far riferimento a questo campo semantico della dolcezza e della serenità.
La campane, nel finale, si riverberano nell’aria con un suono melodioso che sembra incitare il mondo intero al risveglio da un lungo letargo: tutto è fiorito, è tempo di svegliarsi e approfittare dell’aria nuova e del sole caldo.
Ugo Betti sembra rovesciare il significato del popolare proverbio richiamando l’umanità a non essere pigra, ma ad approfittare delle bellezze di aprile, il mese in cui tutto sboccia e fiorisce invocando una nuova vita.
La domanda finale “E tu, perché non ti vuoi svegliare?” suona quasi insolente, ma in realtà è invito a godere della gioia della primavera che risveglia menti e cuori facendoli sbocciare con nuove e promettenti aspettative.
La filastrocca con il suo ritmo scandito e giocoso che alterna rime e allitterazioni sembra ricalcare la vivacità inarrestabile e quasi invadente della primavera che come in una danza travolge il mondo.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Aprile dolce dormire”: significato del proverbio e la filastrocca che ne deriva
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